giovedì 26 marzo 2020

I GIORNI PER L'ARCOBALENO (n.20) (Ovunque sei, fai quello che puoi con quello che ti resta)




In questi giorni tristi di pandemia, io resto a casa, non mi dispiace e non mi dispiaceva neppure prima, ma pesa tanto non avere la facoltà della scelta di restare a casa o meno.
Eh, si capisce... sottolinea mio marito... quando ti privano di qualcosa, certo che non puoi mandarlo giù.
In parte è vero, eppure sono consapevole che ogni restrizione è necessaria, indispensabile se si vuole venirne fuori.
Cerchiamo di arrangiarci per far fruttare il tempo, che se pur dilatato, un giorno ricorderò come "il ritorno delle buone abitudini".
Allora stasera ho rifatto la pizza, è venuta meglio della volta precedente, e sono stata soddisfatta di me stessa, avendo dimostrato di essere brava e creativa non solo col "pensiero". Sarà l'età, mi son detta... e pure l'esperienza, o non saranno questo tipo di esperienze che abilitano e fanno crescere in ogni senso?
Quanti pensieri passano per la testa in un "giorno di mezzo", tra una piccola gioia e l'ansia tenuta a freno, quella che non può non esserci, tanto simile al travaglio prima di una nascita.
E nei giorni che mi toccano nel senso pieno della parola, mi muovo come camminassi sulle uova, a passi lenti e a volte incerti e con estrema delicatezza, per non rompere l'incanto per ciò che insegna un'esperienza estrema.
Oggi cercando appunti riguardanti gli eventi nell'ambito dell'attività del GAMA nel 2019, ho ritrovato una delle storie riportate da me, una bella storia. Era a metà di quel gennaio così lontano da coronavirus, contagiati, decessi e quant'altro priva della serenità questi Nostri giorni.
E' una storia molto semplice ma così bella che sono certa potrà alleggerire di tanto peso, far sentire meno spaventati e timorosi del futuro, e molto più fiduciosi.
Un paziente che non parlava più a causa dell'intervento subito, aveva tirato fuori dalla tasca, piegato con cura il "fiocco di tenerezza" capitato a Lui poco prima di Natale...
Ovunque sei, fai quello che puoi con quello che ti resta...
Poi aveva voluto che lo leggessi io ad alta voce, per sottolineare con un gesto significativo, quanto fosse azzeccato, giusto, quasi un consiglio o insegnamento. Quindi l'aveva ripreso, ripiegato più volte, e rimesso in tasca, sorridendo. In quella tasca ne aveva altri, tutti belli e infiocchettati, e li portava sempre con sé.
Credo siano queste, cose che regalano una serenità ad ampio spettro, che curano dentro e fuori.
Nulla avviene per caso, nemmeno certi incontri il cui ricordo torna, guarda caso, giusto un anno dopo.

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