lunedì 23 marzo 2020

I GIORNI PER L'ARCOBALENO (n.16) (Quel che è troppo e ciò che manca)




In qualsiasi situazione, e ancor più in questa che stiamo vivendo, passare in modo repentino da un estremo all'altro, comporta il sentirsi destabilizzato a più riprese. Non per fare inutile polemica, anche perché sono nessuno e in quanto tale non credo proprio possa essere ascoltata, ma come si può nel giro di un mese pensare che un'influenza dai "numeri importanti" già da subito, non si trasformi in una pandemia che sta mettendo in ginocchio il mondo intero?
Un raffreddore? No, solo tosse e febbre. A volte manco queste. Comunque non ci riguarda affatto, poi ci riguarda solo in parte, alla fine riguarda tutti, anzi di più. Chiudiamo o non chiudiamo? Trasporti si... trasporti no, e come orda barbarica per falsa interpretazione del fenomeno fisico dei vasi comunicanti, un flusso di persone si riversa al sud. Che cosa succederà? A giorni la risposta, che si spera smentisca le previsioni, e intanto costretti, stretti e ristretti viviamo giorni privi di libertà.
E poiché non basta, di continuo bombardati da notizie devastanti. Se sono in cucina, sento la badante rumena del piano di sotto parlare del virus, sul balcone a stendere il bucato, la signora da quello di fronte parlare al telefono della nipotina che festeggia da sola il compleanno a causa del virus. Ormai si vive sui balconi o alle finestre. Naturalmente ai discorsi vari non mancano numeri e particolari. Noi restiamo a casa, ma le pareti non bastano a proteggerci. La mente è stanca e il Cuore è pieno da scoppiare. E poi ci mancano i contatti, quelli elementari, i genitori e i figli, i fratelli. Siamo tutti figli unici, orfani di affetti.
Mi si perdoni questo sfogo, arriva dopo l'ennesimo aggiornamento di ulteriori restrizioni.
Così mentre tra alti e bassi la giornata arriva a sera, cerco l'equilibrio e penso che un altro giorno ci sarà e non dovrà andare sprecato.
Non serve affannarsi... farsi prendere dalla stizza, poco aiuta proiettarsi a lungo nel futuro.
Allora mi limito a pensare al domani immediato, ai frutti delle opere di Dio che coglierò e a quanto saprò seminare perché Altri facciano lo stesso.
Allora chiudo gli occhi, penso a domani, prima domenica di una strana primavera, ed è finalmente quiete in me.
Quando tutto manca per fortuna ho sempre il mio silenzio.
Momenti della giornata sono avvolti dal silenzio perché ne comprendo la grande potenzialità.
Mi piace respirarlo.
Mi proteggo in uno spazio mio per non romperne l'incanto.
Non mi accorgo affatto di essere sola, e mi conforta il calore dei ricordi.
Il silenzio è conciliatore, rammenta le distanze da ogni tipo di rumore , e l'appartarsi nell'unico spazio che ne è privo. In se stessi.

Nessun commento:

Posta un commento