domenica 28 ottobre 2012

Un Medico di famiglia racconta...
"Andavo tutti i giorni a visitare una mia paziente, malata di tumore al seno. Questa signora non aveva mai potuto accettare che la sua ginecologa non l'avesse scoperto in tempo. Non perdeva occasione di esprimere tutta la sua rabbia contro di lei. Ogni giorno se la prendeva con la ginecologa e anche con me perchè diceva che non la sollevavo per nulla, che non le dedicavo abbastanza tempo... Era sempre agitatissima, e un giorno che mi sentivo molto stanco mi sedetti accanto al suo letto, mi presi la testa tra le mani e mi misi a piangere, dicendo: " Dio mio, come deve essere terribile per lei! Ma io, io non so più che cosa fare!". Strano a dirsi, mi guardò con sorpresa, direi con tenerezza. Si calmò immediatamente, e da quella volta smise di lamentarsi. Chissà, forse in quel momento in cui mi vide piangere ci fu un incontro umano, uno scambio. Per lei fu sufficiente".
    da  "IL DIRITTO DI NON SOFFRIRE"  Umberto veronesi  Oscar Mondadori


Leggo e torno a leggere questo breve testo e ogni volta trovo una nota in più su cui riflettere... il riscontro in quella realtà quotidiana tanto particolare, quando è inevitabile confrontarsi con i propri stati d'animo e non solo.
Una diagnosi di cancro è qualcosa che sconvolge dal profondo, come una tegola che cade tra capo e collo tramortisce e fa dubitare persino della propria identità. Tutta l'esistenza cambia ed assume un duplice significato che pare in antitesi l'uno con l'altro... perde valore da una parte ma nello stesso tempo ne acquista tantissimo... diventa preziosa. Se ne comprende la precarietà (in realtà dovrebbe essere sempre considerata) perchè potrebbe non essere più in un attimo, e il terribile vuoto dopo che fosse venuta meno.
La Vita come un pugno di sabbia che scivola via... la Vita come tesoro inestimabile mai apprezzato in pieno.
Quando ci si rende conto di questo comincia l'angoscia e si cerca il responsabile... perchè la colpa deve ben essere di "qualcuno"... è più semplice prendersela con Chi è in carne ed ossa.
Io, ad esempio non smettevo di fare "mea culpa", ripetutamente... noiosamente perchè prima di quel mattino di antivigilia di Natale non avevo mai fatto prevenzione. E' chiaro che al di là della mia reale "incoscienza", poco o nulla sarebbe cambiato... era destino che il cancro sarebbe venuto a farmi visita... lo stesso... prima o poi. Mi fu spiegato con calma, serenamente ed io mi quietai mettendo un punto a ciò che era stato ed andando a capo per una nuova Vita.
Ecco, è forse qui la svolta decisiva... dove ogni "storia" di cancro cambia stile e da incalzante diventa... narrativo.
Quando il "confronto" diventa "partecipazione" e quindi "scambio"... la persona che è al di là della malattia si mette al Suo fianco e capisce che cos'è.
Non è semplice questo passaggio perchè richiede la cultura della materia, intesa come unione felice di informazione e sensibilità. Il malato di cancro che viene guardato senza paura e nemmeno pietà, magari come un compagno momentaneamente "disabilitato" per forza di cose  ma con un coraggio e una tenacia da far impallidire Indiana Jones... alla ricerca della tranquilla "quotidianità perduta".

4 commenti:

  1. Mi é capitato più volte nel mio lavoro di psico di commuovermi per il racconto che ascoltavo e mi sono lasciato vedere commosso

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  2. E hai fatto bene, Amico mio...Chi è da "questa parte" ha bisogno di sentire che dall'altra è nei pensieri di Chi l'ascolta. Poi, come protetto in un nido sicuro, trova la serenità perchè non è più solo con ciò che lo tormenta.
    Soffio... che dirti?! Sei una grande persona oltre che un professionista di tutto rispetto.
    GRAZIE...
    Mary


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  3. ogni malattia ha il lato umano ed emotivo a cui si deve rispetto ... prima di tutto come persona

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    1. Che dire?! Condivido in pieno...
      Un abbraccio.
      Mary

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