martedì 26 luglio 2011

Lo vidi nella vetrina di una libreria al centro commerciale; fui subito colpita dalla copertina, tutta bianca con l'immagine di una nuca femminile su cui ricadevano nastri rossi che s'intrecciavano con i capelli e li tenevano ben fermi con un nodo. Quella donna appariva senza tempo, poteva appartenere a qualsiasi epoca, poteva avere qualsiasi età. Entrai nel negozio, presi una copia, l'aprii. "In questo libro si parla di vita." Le prime parole dell'introduzione. E' proprio quello che fa per me, pensai, in un momento che la vita cercavo come fa un assetato con l'acqua; e poi... Umberto Veronesi, un luminare in campo oncologico, sarebbe stato interessante conoscere il lato umano di un medico, di uno scienziato. Comperai il libro e quando fui a casa cominciai a sfogliarlo...qualche frase, già dall'inizio che ti resta impressa nella mente e nel cuore: " ...uno dei ricordi più intensi che ciascuno si porta dentro, un sorriso di donna", o anche: "Lottare contro il male significa cercarne le cause, così da poterle eliminare una ad una..."
Un uomo decide di raccontare la sua storia attraverso le storie delle tante donne che ha incontrato, donne che per un qualsiasi motivo hanno deciso di combattere una battaglia personale con l'intenzione di non cadere, difendendo se stesse e i propri affetti sempre con il sorriso.
Ho letto questo libro prima in ordine, capitolo per capitolo, poi ho deciso di rileggerlo aprendolo a caso, convinta che la sorte sarebbe stata una guida silenziosa e mai fallace. Più volte questa amica mi ha portato dove l'autore si soffermava a trattare di fede e religione, e in verità un po' in tutto il libro aleggia il dubbio ed il tormento di una religiosità ereditata e poi perduta. Alla fine, quasi a farsene una ragione, si conclude con l'affermazione che chi non crede vive meglio il dramma della sofferenza e della morte con un'accettazione della realtà di stampo epicureo. Al contrario il credente arriva alla fine della sua esistenza come ad un esame, convinto di non aver fatto il suo "dovere" fino in fondo e temendo per questo la "bocciatura" o ancor peggio la "punizione". E' chiaro che tutto ciò nasce dal  bisogno di crearsi qualcosa che sopperisca a quel vuoto che è la mancanza della fede, che quando c'è invece è più di un sostegno, è una forza che spinge oltre il sublimare la sofferenza come mezzo di espiazione, porta a vedere la malattia e il dolore come un'occasione in più e non solo di riscatto, ma di conquista di un amore universale che fa provare la pienezza di se stessi, fa sentire unici  fra tanti"esseri unici" in una meravigliosa e immensa globalità.

4 commenti:

  1. ...dai pochi versi che hai riportato traspare come quest'uomo/medico abbia sfiorato non solo il corpo ma bensì oltre...arrivando all'Anima delle "Donne" che ha incontrato nel suo cammino di Vita/Dono..un piacere passare di qui che cresce ogni qualvolta Ti leggo Mary...grazie per la tua testimonianza..un raggio di Sole per un radioso inizio del giorno...
    Dandelìon

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  2. Grazie mille, Dandelion cara, è un piacere anche per me sapere che leggere le mie umili emozioni sia a te cosa gradita.
    Un abbraccio di luce alla mia nuova amica.
    Mary

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  3. Che bel post! La fede sostiene sempre, nelle gioie come nei dolori. Un bacio grande!

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  4. Un piccolo tesoro da sfogliare..le parole, le parole sono davvero preziose!!

    Un bacio
    Costy

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