È un po' di anni che in questo mese di marzo sono sempre ad attendere qualcosa. La risposta a un dubbio, un esito, spesso la serenità tramite il sorriso.
Un pizzico d'ansia sempre ci sta, come su una corda in equilibrio, con lo sguardo in avanti ma a stento. Poi però, presa sicurezza, via... spedita, e l'ansia si cheta.
Qui comincia e finisce l'attesa, breve in un giorno a largo respiro.
Ma la cosa può essere più complessa, e aspettare sarà quasi nascondersi.
Quest'anno Marzo ha voluto superarsi, e si è portato via mio padre, all'improvviso.
Novant'anni, con un tumore ampiamente alle spalle da dodici, quindi dimenticato, plurivaccinato, niente alcool né fumo. Unica patologia, l'età.
In verità non è l'unica volta che Marzo si è comportato così. Una sorellina, una nonna e un nonno volarono via in questo mese, senza contare gli "Amici speciali", così che io resto in guardia, quando si approssima Marzo.
Ce la farò... non ce la farò? Mi metto da parte come un animale ferito, e aspetto.
Aspetto non so cosa.
Pare un pensiero negativo, in un certo senso lo è in quanto "dubbio", sicuramente è uno "stimolo" cui la Mente cerca di rispondere in modo non sempre uguale.
Arrovellarsi su un pensiero negativo porta al rimuginio, cercare di passare oltre tramite l'elaborazione invece porta a metabolizzare. Non si gira in tondo, ma si prende la via diritta.
Prendo le distanze da ciò che sento fastidioso, poi con la Mente mi preparo, accomodo e non ci penso più.
Senza paura, per gestire al meglio ciò che succede in ogni fase e riuscire ad andare oltre, mentre si fruisce e si assapora nonostante tutto, il gusto della vita.
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