domenica 28 aprile 2019

SEMPLICE E SERENO




Solo questo desidera Chi teme e non sa che cosa sarà domani. Un rapporto semplice e sereno, fatto di disponibilità umana, perché di esseri umani parliamo, posti uno di fronte all'altro, le cui posizioni potrebbero scambiarsi o probabilmente cambiare.
Quanti equivoci e altrettanto dolore evitati se tutto questo fosse ricordato.
Ogni tanto tiro fuori quel foglio che mi fu regalato in segno di stima, perché esprimessi la mia opinione. Quelle parole scritte mi restarono impresse, ma all'occasione ho bisogno di rileggerle per sentirne l'efficace conferma...
" ...vi sono qualità al di là della pura competenza medica, delle quali questi pazienti hanno bisogno e che cercano nei loro medici. Dal medico essi vogliono essere rassicurati, considerati e non solo esaminati. Vogliono essere ascoltati. Vogliono percepire che vi è una grande differenza, invero, per il medico, se essi vivono o muoiono. Vogliono sentire di essere nei pensieri del loro medico" ( Cusin 1982 )
Il tumore non è una malattia come le altre, e coloro che ne vengono colpiti sono di conseguenza malati diversi. Lo sconcerto che prende all'inizio, quando se ne viene a conoscenza, l'evoluzione diversa per ogni caso, la durezza delle terapie, il forte senso di precarietà che accompagna per il resto della vita, fanno sì che si stabilisca con il proprio medico un rapporto che è più di fiducia, è una sorta di condivisione di ogni pensiero, timore, e quando c'è anche di gioia. Non si vuole essere dimenticati, comunque vada a finire la cosa, e d'altra parte anche il medico stesso resta nei loro pensieri come un amico, una spalla su cui piangere, una mano da stringere per prendere forza e dimostrare gratitudine.
Un "punto di riferimento", un faro, un'ancora di salvezza sin dall'inizio e durante le maree.
Un medico, nello specifico un "medico oncologo" rappresenta tutto questo, ed è una grande responsabilità per cui deve essere sempre all'altezza, non può permettersi alcuna "flessione". È cosa ovviamente non semplice, nessuno lo pretende in modo assoluto, però perché non provare qualche volta a mettersi nei panni dell'Altro?
Sono emozioni molto forti, difficili da spiegare.
Immaginiamo solo un senso di smarrimento e disorientamento simile a quello che prende un bambino che muove i primi passi sorretto, e all'improvviso si vede costretto a camminare da solo. Non aggiungo altro.

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