mercoledì 24 aprile 2019

IL SOLE E LA PASQUA



(Venerdì)

Che cosa non si farebbe pur di veder contento un figlio, ogni genitore lo sa, e Noi anche se reduci da giornate di intensa attività, ci siamo decisi e... due biglietti per andare, e via... cara, dotta Bologna aspettaci!
Mezz'ora di ritardo, sali e scendi da un taxi perché l'autista non "caricava" a bordo cani, nel caso specifico una pulce sotto le spoglie di un cane, sali su un altro taxi e finalmente scendi sotto casa... e il più è fatto. Manco fosse una fatica! È che in fondo lo diventa fatica, perché ogni minimo cambiamento, diciamolo pure, proprio destabilizza.
Un breve lunch e poi di nuovo in giro, qualche acquisto per la sopravvivenza, una sosta alla Chiesa di San Paolo. È pur sempre Venerdì Santo, tempo di Croce e di Passione, e non solo da vivere come una croce per futili motivi e per giunta nel tempo sbagliato.
Dolce è l'imbrunire nella bella Bologna, dai colori della terra e dai riflessi ambrati, poi lentamente la notte scende, mentre si animano alcune strette strade cittadine dall'aspetto antico.
Questa prima giornata s'avvia alla fine dopo una gustosa e "carissima" pizza d'asporto, una passeggiata per tornare a casa, anche qui col "navigatore" che pare contare i passi e intanto si distrae.
Ma per andare dove dobbiamo andare... dimmi tu... per quale strada dovremo passare?


(Sabato)

Giornata inizialmente movimentata, con un po' di tensione che si è dissolta però con la visita a Rocchetta Mattei, un luogo a dir poco fiabesco, coinvolgente per un alone di magico magnetismo.
Un'ora di treno, una discreta salita, ma già levando gli occhi in alto appare, come la bella addormentata sul colle.
Il castello comunemente definito “Rocchetta Mattei” deve il suo nome al Conte Cesare Mattei (1809-1886) che lo fece edificare sulle rovine di una antica costruzione risalente all’XIII secolo, la Rocca di Savignano, appartenuta probabilmente a Matilde di Canossa.
La struttura del castello fu modificata più volte dal conte durante la sua vita, rendendola un labirinto di torri, scalinate monumentali, sale di ricevimento, camere private che richiamano stili diversi, dal medievale al moresco, dal liberty al gotico.
Grazie alla Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, la Rocchetta Mattei ha riaperto al pubblico il 9 agosto 2015.
Cesare Mattei nacque a Bologna nel 1809, fu ricco e molto acculturato.
Nel 1847 insieme al fratello Giuseppe fece dono a Pio IX di tutti i possedimenti situati sul canale della Magnavacca, via di comunicazione di Comacchio con il mare e naturale separazione dagli insediamenti militari austriaci di Comacchio e Ferrara, offrendo così la possibilità alle truppe pontificie di attestarsi in una favorevole posizione strategica. Il papa ricompensò i due fratelli conferendo loro il titolo ereditario di conte.
La morte della madre per un tumore al seno che le procurò grande sofferenza, lo provò duramente e lo allontanò dalla medicina classica dell’epoca. Per questo, lasciati i rapporti sociali e la politica, si ritirò nella tenuta di Vigorso ed iniziò a studiare una “nuova medicina” più efficace, l'"elettromeopatia", un misto di fisica ed omeopatia, che usava la capacità dell'acqua di condurre le cariche elettriche e alcuni granuli omeopatici, tra cui lo zucchero. La Rocchetta divenne un luogo di cura che accoglieva persone ammalate di ogni estrazione sociale, beneficiando i poveri e ricavando dai più ricchi il guadagno perso.
Il castello, costruito in apparenza con materiali costosi, illudeva con il fasto e dava speranza trasportando in un altro mondo, dove assumendo il nuovo farmaco, si credeva avvenisse il "miracolo".
Una storia affascinante e coinvolgente raccontata, quasi "recitata" da Margot, la guida che magistralmente ci ha condotto attraverso stanze, sale e cappella fino al sarcofago dove riposano le ossa di Mattei.
In un luogo dove di continuo si rappresenta l'eterno conflitto tra il Bene e il Male e si respira forte spiritualità, si conferma il potere della Mente che può far ammalare come guarire, che porta comunque al benessere, se convinti davvero.


(Domenica)

Una bella "galleria" di emozioni per questa santa giornata che sta per concludersi, a partire dalle parole pronunciate dal celebrante stamattina al momento del congedo.
Pregate e pregate tanto per Chi avrebbe voluto ma non ha potuto essere qui oggi per motivi di salute. Ma pregate pure per Chi non ha voluto, perché possa aprirsi nel Cuore una breccia per lo Spirito Santo. Pensate, se Dio ha potuto ribaltare la pietra da un sepolcro, che cosa volete sia per Lui ribaltare un Cuore che non crede.
Così sono venuta via con ulteriore fede e altra motivazione, perché ognuno conosce il suo e magari lo tiene nel segreto del proprio animo, poi è sufficiente un cenno e tutto torna e non pare più inutile.
Potrai andare tante volte a Bologna, e sempre ti sentirai incuriosito a tal punto da voler rivedere ciò che hai già visto e alla fine scoprire qualcosa di nuovo. Le due torri, la statua del Nettuno finalmente libera da impalcature, San Petronio e piazza Maggiore, lateralmente illuminata dai versi de "L'anno che verrà", sistemati a Natale e lasciati lì a "memoria" di Chi li compose e forse pure come "promemoria" per Chi legge, ché sia fiducia nel futuro, apprezzando le conquiste di ogni giorno. Cosa che sanno bene gli artisti di strada, cantanti e giocolieri, e persino Chi con paziente maestria fa statue di sabbia per qualche soldo e poter sbarcare il lunario pure il giorno di Pasqua, soprattutto quel giorno.



(Lunedì)

Perfetto, quattro giorni sono trascorsi in fretta ed è arrivato il momento del rientro.
Bene, lo ripeto nel caso non si sia capito, domani si torna a casa.
Ultimo giorno qui a Bologna, tempo non al top fin dal primo mattino e pure in questo momento che è quasi notte fonda, sento la pioggia battente contro la tapparella.
Stamane abbiamo fatto un giro per la zona universitaria, la passeggiata sotto i portici più antichi, e poi al santuario di San Giacomo, mentre era in programma andare a Ravenna.
A parte la piccola delusione è stato bello uguale, adeguarsi ai cambiamenti soprattutto repentini aiuta, e nello specifico migliora anche i rapporti perché tutto si rimette in gioco.
A proposito, stasera abbiamo concluso con una gustosa cenetta in casa, e forse è stata la giornata più bella. È sempre così, quando cominci a stare bene, è già tempo di andare.
E allora...? Allora domani torno ad essere solo per Voi, pure se in realtà... lo avete visto, non vi ho mai lasciato.
Buonanotte... 


(Martedì)

Il martedì dopo Pasqua è il giorno dei rientri, il ritorno alla normalità. E stamattina mentre rincorrevo certi ricordi che con la normalità post festiva avevano poco a che fare, cercavo pure di non scordare niente prima di partire. Tentativo vano, perché una mia maglia è rimasta in un cassetto, e... va be', i guai sono altri, però sono rimasta contrariata lo stesso per quel quarto d'ora che ha imposto concentrazione prima e distrazione dopo, contando biciclette messe in ordine, comperando delle riviste per il viaggio, e bevendo l'ennesimo cappuccino.
Così il pensiero alla "dimenticanza" va scemando, e realizzo che qualsiasi cosa ha ben poco valore, quando porti dietro tutto l'essenziale, l'affetto che doni ad esempio, e l'amore che ricevi.
Partenza con la pioggia, stracarichi di bagagli. Ma com'è che siamo partiti con niente per quattro giorni, e torniamo come se ne avessimo trascorsi il doppio? Ci perseguita la "sindrome" del tutto può servire, forse a casa manca il latte e potrebbe seccarci andare al super... insomma è la solita storia di sempre.
Le ore trascorrono con accumulo di minuti di ritardo, oltre il finestrino corre il mare, all'inizio agitatissimo e poi sempre meno, come il cielo che diventa sempre più azzurro. Finalmente arriviamo a destinazione "casa" con cinquanta minuti di ritardo e il sole. E non basta, troviamo pure una sorpresa. Può capitare infatti anche a Chi non vince mai, neppure a tombola o sette e mezzo, di "meritare" un uovo di cioccolata per la lotteria di un mini-market. Pensare che avevo scordato di aver puntato 2 euro sul 53, l'anno della mia nascita. Scordi qualcosa, anche più di una, ma altro ti ritorna sotto forma diversa, magari con "sorpresa".

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