mercoledì 28 novembre 2012

Poniamo che sia giusto o preferibile seguire l'insieme di stati d'animo che porta alla volontà di "appartarsi" in una condizione di malattia...
Ho cercato d'immedesimarmi per capire... ma da qualsiasi angolazione  mi ponessi, non riuscivo.
Gli animali quando stanno male, è vero, lo fanno sempre ma solo perchè "perdono il controllo" di quella che è la loro normalità, in un certo senso hanno la percezione di un nemico che li perseguita, un pericolo incombente per cui nascondersi.
Probabilmente se potessero rendersi conto dell'aiuto concreto all'esterno da loro, non scanserebbero la persona in grado di offrirglielo.
Ma che cosa spinge un essere umano lucido e sempre consapevole di sè e ciò che gli accade, a comportarsi allo stesso modo?
Pur ammettendo le naturali diversità caratteriali... faccio fatica a comprendere.
E poichè non posso certo giudicare e non solo per mancanza di elementi ma per l'indiscussa soggettività della sofferenza e del dolore, per l'ennesima volta "analizzo" me stessa, il comportamento di una persona che non ha mai inteso "isolarsi" anzi... non ha fatto altro che " proclamare" a gran voce il Suo "male" per superare il "malessere" che ne derivava.
In realtà i primi due mesi, quelli che hanno preceduto la diagnosi sono stati i più difficili da vivere... non accettavo l'"eventualità" della malattia pur toccandola con mano, guardando nello specchio gli occhi fissi, "incantati" dal terrore. Per questo evitavo il confronto con gli Altri... che non "leggessero" anche Loro quello che io già segretamente sapevo. Temevo di "essere sbattuta" contro la realtà a mani e piedi legati in modo da non poter "scappare"... non più.
Però, una volta che "da sola" mi posi contro quel muro, la vista offuscata dalle lacrime "del profondo" m'impedì di vederne la "bruttura" per intero, e la sensazione di vulnerabilità mi spinse a chiedere aiuto  a TUTTI e IN TUTTI I MODI. E per Tutti, intendo proprio  tutte le persone che conoscevo, le simpatiche e le antipatiche... gli amici ma anche quelli che fino ad allora salutavo appena.
Cominciai ad amare davvero... forse perchè ero in una condizione di necessità? Non so... fu molto dura ammetterlo, accettare che da sola non ce l'avrei mai fatta fu anche doloroso, convincermi poi di poter restare coi miei pensieri come unica compagnia... fu impossibile. Dovevo venir fuori... "urlare sottovoce" e col sorriso (per non spaventare... i "sani" hanno paura di Chi non lo è più) tutto il mio dolore... "denudarmi" perchè Altri potessero provare a prendersi cura di me... in ogni modo.

6 commenti:

  1. Cara maria,quanto ti capisco!é un'utopia pensare di afforntare tutto ciò da soli,per quanto si possa essere forti,in questi momenti non lo si è abbastanza!è necessario chiedere aiuto,come dici tu, a chiunque.Gridare al mondo della nostra sofferenza per ricevere indietro sollievo da tanta pena.
    un abbraccio.tvb

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    1. E se si avrà tale coraggio, piccola mia... avremo conquistato il Mondo che finalmente s'accorgerà di Noi e della sofferenza che ci prende. Un "dolore" che accomuna e paradossalmente rende forti... molto forti a patto che se ne prenda consapevolezza.
      Un abbraccio con l'affetto più grande,
      Mary

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  2. Cara Mary io ti sento una donna forte! ma nonostante l'aiuto è necessaria cara amica.
    Oggi nonostante un brutto tempo ti auguro una buona giornata.
    Tomaso

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    1. Non si è mai abbastanza fortida non aver bisogno d'aiuto, Amico caro...
      GRAZIE anche a Te che da lontano tanto me ne doni.
      Un caro abbraccio.
      Mary

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  3. A volte ho voglia di solitudine, di ascoltare i miei pensieri,avendo vicino le persone che veramente mi aiutano.

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    1. Certo, cara Elisa... Ti capisco.
      Senti il bisogno di affetto sincero... non vuoi "curiosità" che Ti scruti di nascosto... confortata e protetta ascoltare in silenzio i Tuoi pensieri.
      Un grande abbraccio,
      Mary

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