domenica 6 settembre 2020

IN APNEA


Ansia... timore... angoscia.

Pensieri incalzanti... stati d'animo... emozioni forti.

Sono termini ed espressioni che ben rappresentano momenti di qualsiasi esperienza estrema.

Ne è consapevole Chi ha vissuto o è nel mezzo della malattia.

Manca a tratti il respiro, come andare in apnea, perché si tocca il fondo e si fa gran fatica a risalire

"Pensavo aver vinto il trofeo, avevo 49 anni quando mi ammalai. Tutto superato alla grande. E invece... ora mi ritrovo di nuovo qui, e dire che di anni sono trascorsi ventuno. Mi sento fiacca, e non credo andrà come la prima volta".

Ecco, il punto critico, la "crepa" sta proprio qui, bisogna sanarla per tempo, convincersi che si può tornare in superficie anche col minimo delle energie, concentrandosi su un unico pensiero...

Ce l'ho fatta una volta... posso farcela ancora... ce la farò.

È ossigeno pronto uso, quello che serve per risalire. La consapevolezza, che è speranza ma non illusione, darà la spinta giusta.

Allo scadere dei "cinque anni di sopravvivenza" mi fu detto che in un certo senso ormai potevo considerarmi fuori, che tornavo tra i "sani" con le stesse loro probabilità. Nell'eventualità sarebbe stato un "ripescaggio" insomma, perché detta così pareva quasi fosse un privilegio.

Io non ho mai creduto di essere totalmente fuori, mentre ho continuato a vedere il periodo tra un follow up e l'altro come una "proroga di sfratto". Succede quando si tocca il fondo, e paradossalmente è dalle cicatrici che deve arrivare la forza per tornare a galla.

Dopo dieci anni ancora riemergo ogni giorno, ed è una conquista.

Tra alti e bassi seguo l'onda della Vita, e accarezzandola ad essa quasi mi aggrappo per non tornare giù.

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