domenica 14 novembre 2010

Sicuramente per loro non c'era bisogno di questo gesto perchè fossero le sorelle speciali che sono ma per me era necessario dimostrare in modo palese la gratitudine e quanto io mi sentissi legata a loro. Commosse erano rimaste un tantino perplesse. "Dai mamma, è logico, è sembrato che tu volessi lasciare un ricordo prima di morire!" Così aveva replicato Valeria, sempre ipercritica. Ma no! Non era quella l'intenzione, anzi il contrario: volevo talmente continuare a... vivere che cercavo tutto il loro appoggio, pur sapendo che a volte potevo non meritarlo, per i gesti di stizza, per l'indifferenza, per la chiusura che avrei dimostrato. Però ero sicura del loro affetto ed io così le ringraziavo.
E passò anche quella domenica di Pasqua. S'era programmato di andare fuori per il lunedì di Pasquetta ed io inizialmente ne ero stata entusiasta, avrei trascorso quell'ultimo giorno di "libertà", lontana dal solito scenario, con i miei familiari e senza pensieri tristi. Meno uno, invece mi dissi quella mattina aprendo gli occhi e l'entusiasmo svanì. Un po' per la giornata uggiosa, un po' perchè certe ansie non possono sparire solo con la forza della volontà, fatto sta che avrei voluto tanto restare a casa quel giorno, a pensare, a pregare, a mettere ordine tra le idee per cercare di metabolizzare una realtà difficile da accettare. Poi pensai che sarebbe stato difficile non suscitare le lamentele di mio padre, convinto che la distrazione mi avrebbe fatto un gran bene, così mi feci forza...  chissà forse aveva anche ragione...  mi preparai e insieme con mio marito, paziente quel giorno come non mai, partimmo sperando di trascorrere una giornata tranquilla. E invece, di lì a poche ore ci sarebbe stato il giro di boa della mia storia.

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