sabato 6 novembre 2010

Lo sguardo s'inoltrò fino al termine del corridoio; già a metà alcune piante lo costeggiavano, ma in fondo c'era una piccola foresta in mezzo alla quale faceva bella mostra una stupenda statua dell'Immacolata Concezione. Sarà stata l'ora, il reparto era vuoto, ad accoglierci giunse Orlando,un ausiliario, seguì Marta e da una porta s'affacciò Dora, la caposala. C'era silenzio e dalla finestra dietro le piante, filtrata dalle tende entrava la luce del sole che iniziava lentamente a calare dopo mezzogiorno. "Buongiorno, avete appuntamento?" mi chiese Marta, una delle infermiere. " No, ma il dottore mi conosce e sa di me perchè ci siamo visti in chirurgia un paio di settimane fa, in un certo senso mi aspetta." Aggiunsi il mio nome e Marta entrò in una stanza; poco dopo ne uscì il dottore Antonio, sorridente e,  non esagero a dirlo, a braccia aperte. "Avevate detto che potevo venire in qualsiasi momento e senza appuntamento, vi ho preso in parola e l'ho fatto. Ora sono qua e vi chiedo che cosa devo fare per cominciare a curarmi." Mi chiese il risultato dell'agobiopsia, senza il quale non si poteva dare inizio ai quattro cicli di neoadiuvante previsti prima dell'intervento. Gli dissi del disguido capitato e mi invitò a tornare al più presto nei giorni a venire: prima si cominciava, meglio era. Non mi congedò subito però, mi parlò ancora della necessità di quella terapia prima dell'operazione e di quello che mi sarebbe successo per gli effetti collaterali: tutto subito, tutto chiaramente e senza mezzi termini. Come era successo dopo il primo colloquio, sentii salire un nodo alla gola, avrei voluto tanto piangere; nello stesso tempo pensavo che fosse tutto un brutto sogno e che presto mi sarei svegliata sorridendo alla mia vita di sempre che tanto spesso invece mi aveva visto stanca ed annoiata.

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