lunedì 15 novembre 2010

Ero appena entrata in casa, lo avevo salutato con un bacio e mio padre esordì: "Forse non dovrei dirtelo, ma se  non parlo sto male. Dobbiamo andare fuori, a sentire altri." "Che cosa vuol dire, dobbiamo? Al limite, devi, ma io non voglio e quindi , non devo." "Ah, è così??! Allora farai quello che ti dico io!" Mio padre da sempre, fin da quando noi figli eravamo piccoli, aveva preteso, imponendosi, di gestire la nostra volontà e controllare ogni movimento; era severo ma gli ubbidivamo tranquillamente e senza rimaner turbati perchè pensavamo comune agli altri genitori quel tipo di atteggiamento. Se vogliamo, tutto ciò poteva passare fino ad una certa età, ma con l'avanzare degli anni, anzi alle soglie della terza età e in questo caso specifico era inaccettabile. Comprendevo benissimo la sua ansia e i suoi buoni propositi, ma per me, alla vigilia della prima chemio già così difficile tra il dubbio e il batticuore, era giunto il momento di essere ferma nella mia scelta fatta precedentemente in piena coscienza. Non potevo tornare indietro, si trattava della mia vita e nessuno doveva avere la pretesa di farmi ritornare sui miei passi; avrei sbagliato? Non so e del resto altri neanche potevano saperlo, pur non conoscendo quello che mi sarebbe successo, sarei andata avanti assumendomi le mie responsabilità. Queste considerazioni elaborate ad alta velocità dalla mia mente provocarono in me un'aggressività mai vista prima; la reazione che ne venne fuori lasciò tutti di stucco ed io stessa che parlavo stentavo a capire che senso avessero quelle parole e fino a che punto le pensassi veramente. " Basta!!" urlai, "Non voglio curarmi più! Non voglio più operarmi! Lasciatemi in pace, finchè è destino che io viva vivrò, poi sarà quello che deve essere." Scoppiai in un pianto dirotto, singhiozzavo e non riuscivo a frenarmi nonostante i tentativi di chi mi era più caro. Oggi, ripensando a quel momento, considero la mia reazione di allora spropositata e senza senno, ma è chiaro che era stata causata da tanta tensione accumulata; giunta in un punto critico, quando già da sola mi ponevo tante domande senza poter dare delle risposte, avrei avuto bisogno di una mano che mi accompagnasse in silenzio ad affrontare una prova sicuramente difficile per tutti.

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