martedì 2 novembre 2010

Gli parlai così, semplicemente con tutto l'amore possibile di una figlia che vive una situazione analoga a quella di suo padre. Provavo tanta tenerezza per lui che scendeva da quelle scale incredulo e pensieroso; c'era silenzio tra tutti noi e bisognava fare subito qualcosa prima che quel vuoto di parole diventasse incolmabile. Lo presi sottobraccio e a poco a poco cominciai a parlare, mentre in cuor mio pregavo di poter trovare le parole giuste senza rischiare di sbagliare. "Allora, babbo tra un paio di giorni andiamo insieme dall'oncologo. " "Sì, va bene ma non so il perchè." " Tu hai capito, però di che cosa sei stato operato?" "Sì, di un polipo al colon, ma ora sto bene." E' vero, stava bene ma quanta sofferenza c'era stata prima e quant'altra ancora ce ne sarebbe stata nel dare una notizia così, inaspettata e all'improvviso. Preso il coraggio a due mani, continuai: "Ascolta, non era un polipo la causa di tutti i tuoi disturbi, era qualcosa di più serio che però ora non c'è più. Hai sentito anche tu il dottore leggere il referto: adenocarcinoma in situ, 13 linfonodi isolati privi di metastasi. Babbo avevi un tumore che ora non c'è più, ne sei uscito fuori. Pensa però che è stata la tua malattia a convincermi perchè mi visitassi altrimenti chissà quale sarebbe stata la mia fine." A mio padre tornarono gli occhi lucidi ma poi si illuminarono di sorriso: "Allora deve andare tutto bene anche a te,me lo sento." Mentre tornavamo a casa in auto, aggiunse: "Guardate che dobbiamo fare una grande festa quando ogni cosa sarà finita perchè l'avremo battuto in due questo mostro terribile e inarrestabile." Il suo voleva essere un augurio bellissimo per me, ma allora non ero pienamente in grado di apprezzarlo tanta era la paura e l'incertezza che albergavano nel mio cuore.

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