venerdì 5 novembre 2010

Eh sì,davvero le dovevo tanto anche per il solerte interessamento che mostrò quando fu accertato che il referto, arrivato in reparto tre giorni prima, non si trovava più. Immediatamente e in mia presenza ne inviò un altro via fax e attese la risposta di conferma. Finalmente a breve sarei entrata in possesso di quel benedetto foglio, grazie al quale avrei aperto un altro capitolo di questa mia storia. S'era fatto ormai tardi e probabilmente se fossimo andate in reparto non avremmo concluso niente lo stesso, così mi ricordai delle parole del dottor Antonio al nostro primo incontro;  se e quando avessi deciso di curarmi da loro, avrei trovato sempre le porte aperte, senza prenotazioni nè ansia. Il Day Hospital Oncologico, così  si chiamava quel reparto, era l'unico situato al quinto piano, l'ultimo, quello più vicino al Cielo, non avrei potuto sbagliare. "Mamma, andiamoci adesso così guadagnamo tempo, domani o dopodomani porteremo l'esito." Man mano che il momento si avvicinava la paura aumentava, avrei voluto poter tornare indietro ma non era possibile, così pur con il nodo alla gola e le gambe fiacche, accettai l'invito di mia figlia. Il Day Hospital era al plesso oltre la strada, mentre l'attraversavo avevo gli occhi velati e le orecchie tappate, vedevo poco e sentivo ancor meno: strano! La stessa sensazione provata quella mattina dell' 8 marzo al ritiro dell'esito della mammografia, i momenti difficili, era evidente, mi toglievano le forze e mi offuscavano i sensi. Ora, a distanza di tempo mi sembra strano che fosse così perchè molto è cambiato come son cambiata io stessa, eppure tutto ciò lo provavo nemmeno otto mesi fa.
Giungemmo al piano più vicino al Cielo; le porte erano apparentemente chiuse, il dito sul campanello, una voce maschile: "E' aperto!" Spinsi la porta ed entrai con Valeria. Entrambe provammo la stessa impressione: ci sembrò di essere arrivate in Paradiso.

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