venerdì 29 ottobre 2010

"Voi siete gli archi da cui i figli, come frecce vive,sono scoccati in avanti." Qualcuno l'ha scritto, oggi io l'ho imparato. Stamattina Valeria, mia figlia è partita, ma non per uno dei suoi soliti viaggi, è partita per non tornare,  tornerà quando vorrà e se potrà. E' andata via per poter realizzare i suoi sogni, lavorare, affermarsi, essere indipendente;  avrebbe dovuto farlo già da tempo perchè in cinque anni dalla laurea si era cimentata in ogni tipo di lavoro senza ricevere alcuna certezza, poi quest'ultimo anno la mia malattia l'aveva bloccata del tutto ed ora era stanca, stanca delle poche cose insoddisfacenti che aveva fatto, stanca di non poter fare neanche quelle. Ha detto basta con determinazione, e con coraggio ha posto fine al tempo che vedeva scorrere lento e improduttivo.Chi è madre sa bene cosa si prova in queste situazioni, sono momenti critici, di scelte definitive e si teme di sbagliare; certo è che all'improvviso ti vedi la casa vuota e vorresti poter tornare indietro nel tempo, a quando avevi i figli piccoli e ti illudevi che sarebbe stato sempre così. Ma indietro non si può tornare e non si può guardare neanche troppo avanti perchè la vita dei nostri figli è solo loro e loro soli sono gli artefici della vita stessa. Oggi lei è partita ed io sono stata molto triste; alla stazione i suoi occhi brillavano di entusiasmo per la scoperta di questa nuova realtà, i miei erano lucidi di lacrime tenute a freno. No, non si può esser tristi e piangere quando un figlio è felice, è una cosa contro natura, si gioisce con lui mettendo da parte il proprio egoismo e si depone per sempre il ruolo di chioccia. "Mamma, dai non ti preoccupare", mi ha detto poco prima di salire sul treno, accarezzandomi "la parrucca" e dandomi un bacio. Era giusto così e son tornata indietro ma con il magone.
A conclusione di questo mio sfogo carico d'emozione, voglio riportare questo testo su cui qualunque madre  potrà riflettere e imparare tanto.


                                                                            I Figli
I figli non sono i vostri figli.
Essi sono i figli e le figlie della vita che brama se stessa.
Vengono per mezzo di voi ma non da voi,
e benchè essi siano con voi comunque non vi appartengono.
Potrete dar loro il vostro amore ma non i vostri pensieri,
poichè essi hanno i loro pensieri.
Potrete ospitare i loro corpi ma non le loro anime,
perchè le loro anime abitano la casa del domani,
che voi non potrete visitare,
neppure nei vostri sogni.
Potete tentare di essere simili a loro,
ma non farli simili a voi.
La vita procede e non s'attarda sul passato.
Voi siete gli archi da cui i figli, come frecce vive,
sono scoccati in avanti.
L'Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell'infinito,
e vi tende con forza
affinchè le sue frecce vadano rapide e lontane.
Affidatevi con gioia alla mano dell'Arciere,
poichè come ama il volo della freccia,
così ama la fermezza dell'arco.
                                     da: "Il Profeta" di Gibran Kalil Gibran

2 commenti:

  1. Cosa dirti, mi hai commosso, mi hai riportato indietro nel tempo, quando anche mio foglio ha lasciato la casa dove era nato per andare in un'altra città, anche lui aveva gli occhi pieni di gioia e io il magone nel cuore, anche io mi sono detta: "i figli non sono nostri..." ma com'è dura da accettare...

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  2. Esatto, Patrizia, è dura da accettare anche se sai che è più che giusto sia così.Vedi, la mia malattia è servita anche a questo,a spostare il centro di interesse ( espresso egoisticamente con manifestazioni d'ansia eccessiva )dai miei figli, che continuo ad amare e seguire senza essere più ossessiva,un po' a me stessa e poi tanto agli altri che guardo con occhi diversi, apprezzando e mai giudicando. Grazie sempre.

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