mercoledì 13 ottobre 2010

Buongiorno! Dissi a me stessa aprendo gli occhi quella mattina. Mi ritrovavo un insolito buonumore;  da nove giorni in ospedale, qualcosa era cambiato e altro, sentivo, stava per cambiare. Tra alti e bassi era mutato quasi in maniera definitiva il mio atteggiamento nei confronti della malattia, e in quei giorni si stava delineando pure la strategia terapeutica per attaccarla e sconfiggerla. La sera precedente era passato il dottor F. C. e mi aveva comunicato che il giorno dopo avrei fatto l'agobiopsia, ne sarebbe stato lui stesso operatore, per non aspettare i lunghi tempi d'attesa del mammotome ed accellerare la diagnosi completa e l'inizio della terapia. Forse era proprio tutto ciò alla base del mio buonumore e poi mancavano tre giorni all'inizio della primavera e c'era il sole. Ogni cosa mi pareva più bella ed ogni stato più piacevole: quella mattina il tè era più dolce, le fette biscottate più croccanti e la marmellata di fragole??! Hmmm, com'era buona! Persino stare ad osservare Sonia e Biagia che rifacevano il letto metteva tranquillità. " Come è bello vedervi stamattina! " " Oh, grazie! Non ce lo dice mai nessuno." Risposero all'unisono, ridendo forse pensando che ero un po' matta, ma io ero solo contenta e avevo bisogno di condividere quel mio stato d'animo, perchè esternare ciò che si prova e soprattutto parlarne fa sempre bene, si smontano all'interno della propria coscienza le ansie più pressanti, si potenzia la speranza, si trasmette la gioia. Da noi era arrivata Daniela ed io non ero la più giovane in quella stanza: meglio così perchè mi mancava il ruolo di mamma. I miei figli! Mi mancavano tanto anche loro; in ospedale li vedevo ogni giorno ma non era la stessa cosa che a casa, nella quotidianità, coi battibecchi, nel disordine tra pantaloni sulla sedia, giacche sul divano, tracce di kajal sulla lavatrice, e come colonna sonora musica assordante ed effetti sonori della Playstation. Mi mancava tutto ciò che prima mi aveva dato sempre fastidio, ora il solo pensiero di quello che avevo lasciato mi dava serenità: costituiva una certezza che volevo recuperare.

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