martedì 19 ottobre 2010

E così tornai a casa. In una condizione di incertezza, come sospesa su una nuvola, tornai a casa. Ero contenta mentre salivo le scale, comunque avevo superato una fase, mi preparavo ad affrontarne un' altra forse più difficile, ma non conoscendola era meglio anche non considerarla.  Ecco continuavo a... vivere. a respirare, a girare gli occhi intorno, a vedere che tutto era piacevolmente immutato, certezze queste che mi caricavano di altra forza. Sarei andata avanti perchè fosse ancora così. Aprimmo la porta e Beauty ci venne incontro scodinzolando; nel vedermi si fermò, ebbe un attimo di esitazione: piccola, non mi riconosceva quasi più! Dieci giorni erano bastati perchè la mia immagine sbiadisse nella memoria di quella piccola creatura, ma in  dieci secondi  la sua sensibilità, supportata dal suono della mia voce, ne recuperò il ricordo e cominciò a saltare, a guaire di gioia, a girarmi intorno fino a confondermi la vista. Anche per la piccola Beauty dovevo continuare ad...esistere. Mi muovevo in casa come un automa; entravo nelle stanze dove c'era tutto il mio mondo, le piante che avevano ripreso a metter foglie, negli acquari i pesci intenti nel nuotare silenziosi, i miei libri, gli uccellini di Capodimonte sul mobile basso in soggiorno. Ciò che vedevo mi appariva più bello e colorato, l'odore della mia casa, accantonato per quei giorni in un angolo dal mio cervello, aveva un'intensità diversa, persino i panni stesi al balcone avevano l'allegria di un gran pavese su un battello in festa. All'improvviso sentii una pressione alle tempie: tutto quel noto con un gusto nuovo di novità mi aveva procurato una forte emozione, la sensazione della felicità che nasce dalle piccole cose.

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