mercoledì 20 ottobre 2010

A casa non restai a lungo quel pomeriggio; mi venne voglia di tagliare i capelli e cambiare colore, l'ultimo cambio di look prima della chemioterapia. Andai dalle mie parrucchiere, Antonietta e Teresa, e grande fu la loro gioia nel vedermi di nuovo soprattutto serena e nel sentirmi parlare con distensione della malattia. Lì da loro incontrai l'unica persona che avrei voluto incontrare quel giorno in quel luogo, la mia amica Marigilda; Marigilda sa sorridere, Marigilda sa ascoltare, Marigilda ti sa parlare ed io avevo piacere di vederla proprio allora quando al massimo della mia vulnerabilità avevo bisogno solo di atteggiamenti positivi. L'abbracciai a lungo quando andò via, facendole intendere quanto desiderassi ancor di più la vicinanza di tutte le persone che mi volevano bene. Rispose a quell'abbraccio e mi sentii sicura. Così cambiai colore ai capelli e mi feci più bionda, li tagliai molto corti e il mio aspetto migliorò e gli occhi spiccavano non più sbarrati per la paura ma luminosi per serenità e determinazione. Ad Antonietta e Teresa parlai  della parrucca; loro dovevano aiutarmi, conoscevano i miei gusti, le mie esigenze e poi non sarei mai andata in un negozio qualsiasi perchè reputavo quella cosa troppo intima, troppo " mia " e anche assai dolorosa per poterla banalizzare come un acquisto qualsiasi. Scelsi il modello su un catalogo, ne stabilimmo il colore. Prima che fosse stato necessario avrei avuto la parrucca.
Senza accorgermene, uscita da poche ore dall'ospedale andavo preparando la mia strategia d'attacco al male: la solidarietà della gente che mi conosceva, le armi per combattere ( la parrucca ne era una ),il desiderio costante di uscire dal guscio e condividere tutto ciò che provavo senza reticenze nè riserve.

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