mercoledì 7 agosto 2013

Ciò che fa la differenza

Lo infilo in busta quasi tutto spiegazzato prima di andare via... arrivo a casa e la busta è sul divano... in attesa fino al pomeriggio. Poi finalmente arriva il momento di sistemarlo e riporlo, ed è qui che io do il meglio di me stessa... lo adagio sul letto, lo accarezzo e lo spiano con le mani, lo ripiego con movimenti precisi... a pensarci bene, non sono mai stata così brava nemmeno con le camicie di mio marito, alla fine è tutto fatto... fino alla volta seguente. Quando, indossato il camice potrò di nuovo circolare per il corridoio, entrare nelle stanze senza sentirmi in assoluto fuori luogo o fuori tempo.
Non avrei mai pensato di dovergli dare un giorno tanta "importanza", perchè detta così la cosa sembrerebbe il "dettaglio" che fa la differenza. Francamente non lo era e non lo è, piuttosto lo considero come un lasciapassare... le "circostanze" me lo imposero, all'inizio mi sentivo "mascherata", oggi mi fa sentire un tantino in disagio ma credo sia più che altro per il caldo... per il resto mi è completamente indifferente.
Una paziente mi ha chiesto che significato avesse il nastrino verde-blu che porto appuntato, lì per lì stavo per chiederle... quale nastrino?... poi per fortuna mi sono ripresa ma non sono andata oltre... è il simbolo dell'AVO... ho risposto e la cosa è finita là.
Decisamente per me il camice non è importante. Ho rifiutato anche di indossarlo durante gli incontri del gruppo di mutuo- aiuto, in quei momenti sono una paziente come gli altri ed allora si, che farebbe differenza portarlo, sarebbe come stabilire delle distanze, sottolineare una condizione di privilegio.
Distanze... privilegio, superiorità assurda.
Detto questo... non è un camice ciò che fa la differenza, ma la capacità di caricarsi ogni volta di un peso che un tempo fu già Tuo, alleggerirne qualcun'altro mentre con Lui procedi, cercando di far apparire normalità ciò che normale non è.
E la cosa straordinaria è che alla fine di quelle due ore riesci a crederci e non solo Tu.


N. B. Invia la Tua storia all'indirizzo e-mail: continuarea@virgilio.it, "... per non finire mai di essere" - racconta la Tua storia.
E ALLA FINE CI CREDERAI CHE LA TUA E' UNA STORIA DI ORDINARIA NORMALITA'


2 commenti:

  1. Oltre al racconto , oggi voglio farti i complimenti anche per le splendide foto (anche se non sono tue, sono scelte con la massima cura).
    Ciao cara Mary.

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    1. Grazie, Ale... hai ragione, scelgo le foto tra tante e mi fermo sempre là dove dice il Cuore... perciò sono così belle!
      Un abbraccio fortissimo e un bacio...
      Mary

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