mercoledì 13 aprile 2011

Non voglio dimenticarmi neanche di Maddalena, la persona che incontro ogni giorno in reparto, non è un medico, non è un'infermiera e neppure una paziente, ma con solarità e discrezione rende il suo lavoro parte della quotidianità di tutti. Ormai si sa che intorno alle 11 arriva Maddalena e il rumore del suo carrello accompagna l'abbiocco di alcuni, le chiacchiere di altri, di qualcuno lo stare solo con i propri pensieri. E' la normalità della vita di tutti i giorni in quell'ambiente, in quel contesto, e bravo è anche chi riesce a renderla serena facendo semplicemente le pulizie, come Maddalena. E in questo momento mi ritorna in mente anche Dina, l'inserviente del reparto di Chirurgia Generale, di lei ho già parlato, del suo carattere flemmatico, dell'andatura tutta sua così particolare e simpatica, e di quell' intercalare sempre lo stesso per cui aveva meritato il soprannome "uè, cià" (ehi, ciao). Sorrido al ricordo di un episodio che la vede protagonista indiscussa. Subito dopo l'operazione, passate poche ore ero ancora costretta a letto, e lei entrando in camera per lavare il pavimento, mi aveva guardato e aveva detto con una naturalità che non poteva non essere sincera, "Uè, cià! Non ti preoccupare stai pure comoda, non ti alzare!" Ma perchè poi, potendo, avrei dovuto alzarmi visto che doveva passare lo scopettone??! Mah! Questo non lo capii allora e non lo capisco adesso, ma mi fa ridere in eguale maniera. E quando anche in situazioni come queste si riesce a ridere di gusto grazie alla simpatica spontaneità di chi solo non  lavora ma si sente a suo modo partecipe con gli altri, come si fa a dimenticare e non provare gratitudine immutata nel tempo? Grazie allora a Maddalena e al suo sorriso e grazie anche alla flemma di Dina che pur tante volte con la testa tra le nuvole ha spolverato il mio comodino facendo attenzione alle innumerevoli cose che mi riportavano col cuore a casa mia.

Nessun commento:

Posta un commento