mercoledì 27 aprile 2011

Ma "tutto va come deve andare" e non può essere diversamente nè si può contrastare, però assecondare, questo sì, si può assecondare la sua strada, rendendola piana, agevole sì che sia facile percorrerla. Scovare sempre il rovescio "positivo" di ogni medaglia, adattarsi alla situazione, che non vuol dire arrendersi ma combattere con le armi di uno stratega, calma ed intelligenza. Nella mia battaglia di strategie ne ho adottate tante, anche il guardarmi allo specchio in un certo modo lo era, così quando due giorni prima della dimissione vennero ad "alleggerirmi" di bende, mi ritrovai con una fasciatura che verosimilmente riconobbi come un top monospalla. Meglio di prima era! Un'occhiata allo specchio: niente male! E mi sentii felice. E la fisioterapia in stanza? A denti stretti molto collaborativa recuperai in breve e completamente l'uso del braccio destro e poi non ci fu bisogno d'altro.
Nell'armadio intanto era appeso alla gruccia il completo che indossavo il giorno del ricovero, una gonna nera di lino e una polo a righe in bianco e nero i cui bottoni erano un fiorellino colorato,una barchetta ed un paperotto. Chissà come mi sarei vista con quegli abiti indosso, soprattutto la maglietta... con tutte quelle righe! Ma che sciocca... avevo o no il mio reggiseno ad olio o gel che dir si voglia? L'avrei indossato e con la gioia trepidante di un'adolescente mi sarei guardata allo specchio sorridendo alla nuova vita. L'ansia di provarlo mi metteva su un'eccitazione che ridimensionava tutto il resto, compresi i chissà, i forse, i ma perchè e poi... poi era bello aspettare anche il giorno dopo con la consapevolezza del noto e con l'aspettativa della novità che sempre ti arriva quando meno credi sia possibile.

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