domenica 3 giugno 2012

Succede che quando provi un dispiacere ti andrebbe dopo un po' di non parlarne, non pensarci più ed archiviare la cosa, celando anche l'entità di ciò che provi a te stesso per primo.
Ma questo non può essere se subito non metti fuori attraverso ricordi e considerazioni tutta la sofferenza ed elabori così ciò che è stato.
La sveglia alla solita ora... oggi avrei potuto indugiare un po' di più a letto tanto era sabato.
Già... però un sabato diverso perchè tra due giorni lo sarà altrettanto il lunedì.
 Avrei voluto riaddormentarmi anche se la notte era trascorsa tra sogni tristi ed agitati, ma almeno erano sogni... la realtà che mi aspettava era concreta... la Vita in casa e poi i ricordi col... sorriso.
 Mi sento come se mi fosse stata tolta una parte di me.
Mi consideravo in una botte di ferro così protetta, sicura che ormai nulla di grave potesse più accadermi, e qualora fosse accaduto sarei stata di nuovo curata con quella amabile familiarità che m'aveva conquistato aiutandomi.
E poi... poi  tutti i miei Amici, tra "quelli che contano"... non li avrei rivisti più tanto spesso e soprattutto non più a quel terzo piano.
Allora ho voluto pure essere severa con me stessa... una sorta di avvocato del diavolo... forse era l'abitudine che mi sarebbe mancata? Ho provato a fare mente locale... no, non era quello il punto dal momento che il tempo può essere occupato in tanti modi altrettanto proficui se si vuole. Avrei sentito la mancanza delle "persone"... dei tanti sorrisi dati e ricevuti in dono... della ricchezza che "ci" ha fatto crescere nonostante il dolore.
Ecco... tutto questo sì, mi sarebbe mancato.
Una volta, nell'ambito di un preciso contesto mi scappò di dire che certo non avrei avuto bisogno di una struttura per continuare a... fare ciò che facevo, che poi null'altro era che vivere la seconda parte di "una storia"... una tra tante, fatta di sofferenza e ricca di speranza. Per ricavarne il meglio si trattava di viverla nella condivisione, nell'immediatezza del quotidiano per sdrammatizzarla e renderla quasi "normale".
Per questa "terapia dell'Anima", come  ho sempre chiamato ogni mia visita a quel terzo piano, tutto sommato non serviva l'ambiente ospedaliero, ogni posto poteva essere quello più adatto... giusto. Uniche condizioni indispensabili, la disponibilità all'ascolto e la comprensione, motivate dal grande sentimento che fa pensare...
"Se ce la faccio io... possono farcela Tutti".

6 commenti:

  1. Gli Amici del terzo piano, riuscirai ad andarli a trovare ancora? oppure è cambiato anche il personale?... Ciao cara Mary. Buona serata.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ale cara... cambia tutto. Il personale è stato dislocato in altri reparti. Certo potrò rivederli.. ma non sarà più la stessa cosa.
      Un grande abbraccio,
      Mary

      Elimina