venerdì 14 ottobre 2016

ANTENNE


Antenne ideali per una sensibilità reale che non sapevo di possedere. Almeno non a tale livello.
Cominciò mia madre, bontà Sua, a ripeterlo sempre sin da quando ero bambina e poi ragazzina.
Sei troppo sensibile... e quando raggiunsi l'età della consapevolezza, mi convinsi che la sensibilità fosse un limite. Una carenza, un difetto. Perché faceva soffrire, e pure tanto. 
Probabilmente questo accadeva dal momento che nessuno mi aveva aiutato a saperla gestire questa sensibilità, a orientarla nel verso giusto per metterla a frutto, in modo che fosse una grande risorsa.
Ora ai tre quarti della mia esistenza, con il vissuto di un certo tipo, e tanto lavoro su me stessa, risorsa è diventata ma a volte soffro lo stesso. O sarebbe più giusto dire... ne sento tutti i contraccolpi.
Sono mite e accomodante per carattere, ma la malattia ha fatto emergere un forte senso di sopravvivenza che si scontra spesso con l'ingiustizia e le prevaricazioni. Sento il disagio a pelle, vorrei urlare quello che sento, ma qualcosa mi frena. Così che poi mi ritrovo quasi a parlarmi addosso...
Ma a che serve essere miti? Diventa ad un certo punto anche faticoso, pure se la mitezza e l'accomodamento ti appartengono. Sembra una maschera che indossi all'occorrenza, eppure non lo è.
E' come se possedessi un paio di antenne, simili a quelle delle timide chiocciole. Ne avete mai osservata una mentre fa quell'unica cosa che sa fare?
Striscia piano, è lenta e silenziosa, si guarda da un lato e poi dall'altro, china la testa e poi s'inarca. Quasi a voler dimostrare per prima a se stessa che qualcosa fa oltre che strisciare. Poi però avverte il pericolo, sono le antenne che ne danno avviso. Allora si ritira nel suo guscio dove trova rifugio e protezione. Lì, rintanata resta per un po', ma poi riprende perché è per quello che è nata, sarà pure un "magro scopo" che non porta granché di frutto, però...
Basterà la scia d'argento che lascia dietro di sé, la prova che è stata per esserci tutto il tempo destinato. Comunque mai tempo perso.

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