giovedì 27 agosto 2015

SII SEMPRE IL MEGLIO DI CIO' CHE SEI



Emoticon heart 
E si presume Tu sappia che cosa sei, ovvero quale disegno o percorso vuoi portare a compimento. Una consapevolezza difficilissima da raggiungere mentre si è in corsa. Perché sei preso dagli affanni che fiaccano, dalle difficoltà che fanno perdere fiducia, e dalle distrazioni che portano altrove e distolgono dall'orizzonte giusto.
Per me sono passati 3/4 di vita per rendermi conto di qualcosa, e neanche sono del tutto sicura di dare il meglio di me.
Mah... posso dire che m'impegno, anche se a volte mi pare di essere su un "tapis roulant" che mi corre sotto i piedi.
Vero è che la vita non è ancora terminata... ma mi basteranno i mesi, gli anni che ho davanti?
Oggi, sarà pure colpa di un improvviso ritorno di afa, è stata una giornata di quelle che vorresti già dall'inizio non affrontare. E' così... così ti senti e... AMEN, vai avanti nel progredire delle ore senza renderti conto che cosa stai facendo o perché lo fai, fiacca di forze e nella volontà.
Sembra Tutto infinitesimamente "piccolo" a fronte della "grandezza" delle cose che potrebbero essere fatte a beneficio TUO, a beneficio ALTRUI.
Ogni tanto faccio il bilancio di ciò che è stato fino ad ora, da quando ho avuto di me una consapevolezza più responsabile.
In un registro immaginario comincio a "spuntare" le varie voci... le tappe della mia vita. Non sono mica tutte chiare... in ordine e ben delineate, anzi a tratti è caos completo.
Pubertà... adolescenza, giovinezza con crisi adolescenziali tardive. E il sentirmi ripetere, "...vuoi crescere si o no?", mentre dentro di me sentivo che si, forse era meglio restare lì dov'ero, almeno non avrei sentito il cuore battere all'impazzata ogni volta che dovevo cominciare a parlare, persino quando si trattava di chiedere l'indicazione di una via ad un passante.
Timida con un senso di inadeguatezza che mi bloccava dopo mezzo metro dalla partenza.
Poi sono diventata moglie e madre, non immediatamente, ed ero appena uscita dallo stress dell'aria di sufficienza di Chi pensava e non celava... "chissà come avrà fatto, è piuttosto insignificante", che mi ritrovavo esposta ad occhi curiosi che mi volevano col pancione ben in vista dopo soli tre mesi.
Ora questi pensieri a riviverli non mi sconvolgono poi tanto, ma allora per come ero, le situazioni ed altro mi davano il nodo in gola convincendomi che era troppo... TUTTO era troppo per me.
Nel mettere al mondo la mia prima figlia subii un cesareo, soffrii molto per questa cosa, ma del resto non era Tutto troppo per me? Ovvio che lo fosse anche partorire naturalmente... e poi fu la stessa storia per il secondo anche se stava per nascere come le altre creature. Meglio non rischiare, giochiamo d'anticipo e via... e il mio bambino nacque venti giorni prima e per venti giorni si nutrì appena, senza mai piangere solo dormendo. Soffrii molto anche per questa cosa perché mi sentivo in colpa mentre Altri avevano deciso per me, non lo nego per il mio bene ma annullando la mia facoltà di scegliere e decidere.
Un'esistenza poi a vivere una vita che solo in parte poteva essere mia. Avevo studiato, come si suol dire... "fatto le scuole alte", e mi ritrovavo a lavare piatti e cambiare pannolini, tra notti in bianco e giornate a sognare ad occhi aperti, un po' per il sonno perso un po' per le aspirazioni riposte chissà dove.
Sentivo di non essere il meglio che potevo, ma ancora non sapevo perfettamente come e quando sarebbe stato "quel momento".
Perché prima o poi arriva, lo dice una vaga inquietudine, il rincorrersi dei pensieri, il senso di vuoto da colmare.
A questo punto della mia "storia", dopo un colpo ben assestato, credo di aver cominciato a capire. Forse sono sulla buona strada, ma certa sarò solo quando l'avrò percorsa quasi tutta.

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