venerdì 21 agosto 2015

QUANTO HO IMPARATO



Emoticon heart 
Si può dire che ci penso quasi ogni giorno, soprattutto poi quando forte sento addosso il "privilegio". Non so se sarà per sempre o quanto durerà o farò in tempo ad andarmene prima che torni... certo è che fino a questo momento 5 anni me li sono "vissuti". E ne ho da raccontare. Tanto che ci sto scrivendo un libro, almeno... ci sto provando.
Non sarà la storia di una malattia, ma di una "guarigione", quella più importante che porta al perfetto stato di salute interiore.
Quando arrivi a toccare il fondo, percependo un tremore che nessuno vede, ma c'è ed è sempre più forte ed angosciante, non hai che 2 sole scelte... lasciarti andare al susseguirsi continuo di piccoli e subdoli vortici, o con un colpo di reni drizzarti e giocare il tutto per tutto, ché ti si ricordi almeno come "fiera ruggente" e combattiva.
Avevo sempre pensato di non essere "capace", o al massimo "sufficientemente" capace, scegliendo di "osare" mi riscoprii "assai" capace. E non finì lì. E non finisce ancora.
La malattia, qualunque sia l'esito e in presenza di una sofferenza fisica gestibile, davvero può costituire un' "opportunità" di crescita.
Nel momento che raggiungiamo l'età della consapevolezza, sappiamo che c'è una "meta" uguale per Tutti, è diverso il tempo è diverso il modo di raggiungerla... ma è lì, certa. Il tempo non ci è dato conoscere, viene offerta la possibilità di "aggiustarsi" il modo.
E se si sceglie giusto, si ha il tempo di imparare tanto, di conoscere sé e la "pienezza" della vita come "dono", malattia compresa.
A questo punto mi si potrebbe chiedere... a che serve se comunque alla fine sarà uguale per Tutti?
Serve ad uscirne "vittoriosi" lo stesso, con la dignità mai persa, e il ricordo che continua a... vivere in Chi ci ha conosciuto e ha amato. Non è cosa da poco.
Ho raccontato la mia storia tante di quelle volte che penso si ricordino pure i particolari più insignificanti. Probabilmente lo farò ancora, parlerò di me... di una mammella che c'era e non c'è più, di una protesi "vissuta" con fantasia... di tanto dolore ma pure molta gioia.
Perché finalmente ho imparato a "riconoscermi"...
Sono forte, perché conosco le mie debolezze.
Sono bellissima, perché consapevole dei miei difetti.
Sono intrepida, perché distinguo l’illusione dalla realtà.
Sono saggia, perché ho imparato dai miei errori.
Sono una donna che ama, perché ho provato la forte indifferenza.
e… posso ridere, perché ho conosciuto la tristezza.

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