mercoledì 25 febbraio 2015

FORZATURE E PENTIMENTI

Emoticon heart 
Col tempo si recupera un po' ma qualcosa resta ed è inevitabile. Perché la prima grande forzatura la fa la malattia stessa che apre il varco alla suscettibilità e al frequente cambiamento di umore, senza contare l'ansia e la paura.
Si diventa vulnerabili al massimo, con l'animo che si fa sensibile al suono di una parola, sottile come carta velina che si lacera al semplice tocco.
Col tempo ti abitui all'idea e ti fai più forte quel tanto che basta per ritrovare equilibrio e reinserirti nel mondo dei cosiddetti "sani". Ma quante remore ancora, e quanti ricordi di cui, a tratti provi addirittura vergogna.
Ricordo all'inizio, il giorno prima di cominciare la neo-adiuvante... ero terrorizzata. Litigai furiosamente con mio padre, che tra l'altro era malato anche Lui, perché voleva impormi di consultare più medici. E quello stesso giorno, sempre in preda ad un impeto che non mi riconoscevo, diedi una gomitata a mia sorella. Poi dissi, urlando... la vita è mia e non mi voglio curare più. Seguirono pentimento e lacrime e tanta debolezza. Scusa... scusate tutti, avrei voluto dire, perché in Cuor mio questo provavo, ma le parole morivano in gola. E ancora solo lacrime e tanta debolezza.
Tanti anni prima fui vicina alla mamma di mio marito...
L'aveva colpita un carcinoma ovarico, era ad uno stadio molto avanzato e non fu possibile l'intervento... poteva contare solo su di me.
Per tutto il percorso soffrì di nausea costante ed inappetenza, aveva voglie continue e rapidamente mutevoli. Era diventata capricciosa.
Una volta mi chiese di cucinare per lei riso e lenticchie, naturalmente mi precipitai ad esaudire questo suo desiderio, ma cucinai a modo mio, ovvero aggiunsi una foglia di alloro e poi condii con olio crudo. Apriti Cielo... me ne disse di tutti i colori, la cosa più gentile fu che non sapevo cucinare. Non reagii ovviamente, ma lei si fece cupa e con gli occhi umidi...
Scusa... diceva con lo sguardo, e poi si prese la testa tra le mani.
Quando la malattia colpì me, ho ricordato spesso questo episodio, e ancora non lo dimentico.
Ci sono situazioni e momenti così particolari che coltivare risentimenti non ha senso... ed è la consapevolezza che porta a scusare se stessi e gli Altri. Non esistono azioni scorrette in assoluto, molte sono percepite come tali, e perdonare si può se inquadrate nelle mutevoli vicende dell'esistenza.

2 commenti:

  1. La rabbia è normale, quando scaturisce dalla paura. Non ci si deve sentire colpevoli per questo, un abbraccio

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  2. Colpevoli, no... cara Paola ma di quella rabbia e del senso di miseria provati un tempo, poi si ha pudore.
    Un caro saluto.

    Mary

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