mercoledì 7 gennaio 2015

DA RIFARE TUTTO... "SISTEMATICAMENTE"


Ero già fuori contrariata e stizzita, quando ho sentito dietro di me un passo svelto e una voce...
"Signora, state andando via?... e il numero...? Potete cederlo a me, per favore?... ve lo pago..."
Mi sono cascate le braccia...
"Non ce l'ho il numero, per questo vado via..."
Di fronte ad una faccia affannata e poi delusa, il mio totale scoramento.
E' mai possibile, siamo arrivati a questo punto?
E mentre io mi sentivo "protagonista" assoluta di un atto unico, tutte quelle persone non potevano fare altro che le "comparse" di un "polpettone storico", che coinvolge per la vivacità di azione ma poi annoia, perché non ha mai fine.
Intanto, per quello che mi riguardava, nel tentativo di recuperare tempo, vedevo una sola possibilità. Salire in reparto e far spostare la data della visita alla settimana successiva. Vado su, consapevole di trovare anche lì una situazione non facile, ma ciò che mi si presenta supera ogni aspettativa... mi verrebbe davvero voglia di tornare indietro e non pensarci più, ma poi come un automa mi porto all'accettazione. In fila come tutti, ma stabilmente ultima perché do la precedenza a Chi davvero non può... salire e scendere, stare in piedi o seduto... a Chi non tollera quel posto e ha fretta, a Chi lo tollera ma preferisce starci il minimo indispensabile.
Alla fine arriva pure il mio turno..
"Ascolta... non pretendo niente. Non sono riuscita a fare il prelievo, potrei rinviare la visita oncologica di una settimana?"
"Scusa, qual è il problema, il prelievo? Puoi farlo qui... devi solo aspettare".
E ho aspettato... sempre in fila, cercando quasi di non farmi notare perché... ripeto... non mi pareva molto giusto.
Sono passate circa due ore...
"Non hai messo il camice, oggi?", è stata la domanda ricorrente... e poi la mia risposta, " Oggi, sono dall'altra parte", e avrei dovuto aggiungere... sono "paziente", e mai termine sarebbe stato più esaustivo.
Però anche per me, ovviamente è arrivato il momento, e quando l'infermiera, dopo aver pronunciato il mio cognome, ha visto di chi si trattava, ha esclamato... ma non potevi dirmelo?
Beh... io non mi sarei mai permessa, e non l'ho fatto. Ma per quelle parole dell'infermiera mi sono sentita... troppo considerata... troppo privilegiata.
E tutti gli Altri?... sempre comparse in cerca di un "ruolo".

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