domenica 24 febbraio 2013

E' giusto che i figli, anche grandi paghino dazio, subiscano restrizioni alla loro libertà, vivano giornate in tensione e in spasmodica attesa che qualcosa, in meglio o in peggio possa mutare?






Ovviamente... no, non è giusto e bene lo sa una madre che è incappata nell'avventura più complicata della sua esistenza.
Lo sa "soprattutto" una madre che si ritrova anche a dover fare i conti con i propri sensi di colpa, ingiusti e immotivati. Non ha scelto di ammalarsi ed ora è costretta a farlo, decidere quale atteggiamento assumere... dare libero sfogo a rabbia e dolore, senza remore e pudori... o far quasi finta di nulla, continuando a... vivere come prima, con la stessa responsabilità e carico d'oneri.
E' un conflitto di sentimenti ed emozioni non di poco conto perchè a volte gli uni predominano sulle altre e viceversa in un'altalena instabile a discapito dell'equilibrio e degli umori... la serenità è fortemente a rischio e si vive con la psicosi dell'equilibrista... cadere da un momento all'altro.
Nei primi tempi della mia malattia, "Figlia" e "Figlio" mi furono vicini, ognuno a proprio modo, più la Figlia del Figlio in verità, ma proprio per questo fu la prima a stancarsi e non reggere. Prese a lamentarsi del menefreghismo degli uomini di casa... a Lei sola toccavano le incombenze più pesanti mentre per gli altri tutto continuava come prima, almeno in apparenza. Apprezzai molto il Suo modo di "esserci", avevo bisogno della  forza e caparbietà, note di quel carattere che a me erano sempre mancate, però... quando vidi i Suoi cedimenti mi sentii sola e per un attimo ebbi timore di non poter continuare.
Con il Figlio, meno introverso e più propenso a condividere la propria vita, avevo avuto sempre un rapporto molto forte, fatto di confidenze e consigli reciproci. Nel momento più brutto, quello dell'inizio fu Lui, inconsciamente a sentirsi abbandonato e per "colmare" quel vuoto affettivo prima si chiuse poi si gettò tra le braccia di una ragazza senza che ne fosse molto convinto, a giudicare da quello che è successo in seguito.
Morale della favola... Chi restò da sola, a tu per tu coi Suoi problemi e malanni fu un'unica persona, IO... e a quel punto, dopo aver pianto le più belle e risolutive lacrime della mia vita, mi rimboccai le maniche, sfoderai un sorriso sempre "stampato" ma non "stereotipato" e decisi... devo andare avanti, non so come... ma devo... da sola o in compagnia... più da sola? E sia...
E così è stato...
In questi giorni pre-elettorali la famiglia è al gran completo, muoversi frenetico in ogni ambiente della casa... bagni-stanze, stanze- bagni.
Mi sembra di stare al luna- park!
Stanotte siamo andati a dormire ben oltre quella che è la Nostra normalità che è già anomala, e quando tutte le luci si sono spente, mi son fatta un regalo... una dolce ninna-nanna.

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