domenica 1 maggio 2022

E NON CONTANO QUESTI ANNI TRASCORSI (n.69) (Dall'inizio alla fine le parole che servono)

Nel pomeriggio, invitata dalla Nostra life coach che si interessa anche di Health Coaching, ho partecipato ad un webinar sulla comunicazione in oncologia.
Assai interessante, ho cercato di cogliere e ritenere ogni minima sfumatura.
Al di là dei protocolli e della cura, dei sacrosanti diritti, il paziente oncologico vuole essere ascoltato, capito e supportato. Non sopportato ché è tutt'altra cosa.
Vuole sentirsi ripetere ciò che spera, anche se consapevole, e non discorsi banali intesi all'illusione.
Desidera abbracci con lo sguardo e le parole, una mano stretta per sentir meno la solitudine.
Le "comunicazioni cruciali", le brutte notizie che cambiano drasticamente la prospettiva del futuro, non gli saranno celate ma trasmesse nella modalità giusta, con parole adeguate.
E quando non si potrà fare di meglio, preferibile un intenso scambio di sguardi.
Sarà la com-passione che cerca.
È quindi un rapporto profondo, di fiducia e intima sintonia, che si stabilisce tra medico e paziente, perché la patologia è di quelle che a volte fa sentire sospesi ad un filo, a parole mormorate sottovoce.
Il tumore non è una malattia come le altre, altrettanto gravi, e coloro che ne vengono colpiti sono di conseguenza malati diversi. Lo sconcerto che prende all'inizio, quando se ne viene a conoscenza, l'evoluzione diversa per ogni caso, la durezza delle terapie, il forte senso di precarietà che accompagna per il resto della vita, fanno sì che si stabilisca con il proprio medico un rapporto che è qualcosa in più, la condivisione di ogni pensiero, timore, e quando c'è anche di gioia.
Non si vuole essere dimenticati, comunque vada a finire la cosa, e d'altra parte anche il medico stesso resta nei pensieri come un amico, una spalla su cui piangere, una mano da stringere per prendere forza e dimostrare gratitudine.
Perché si tratta di emozioni intense, molto forti, difficili da spiegare, impossibili da condividere in un secondo tempo.
Vanno trasmesse nel momento stesso che le senti vivere, vibrare addosso... solo così non si disperderà la loro forza.
Potrebbe essere un'immagine raffigurante il seguente testo ""...vi sono qualità al di là della pura competenza medica, delle quali questi pazienti hanno bisogno e che cercano nei loro medici. Dal medico essi vogliono essere rassicurati, considerati e non solo esaminati. essere ascoltati. Vogliono percepire che vi è una grande differenza, invero, per il medico, se essi vivono o muoiono. Vogliono sentire di essere nei pensieri del loro medico" (Cusin 1982)"

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