martedì 26 novembre 2013

Meglio una "parentesi"

I "guaritori feriti" sono i migliori e più efficaci comunicatori di speranza. Lo ripete sempre il Nostro facilitatore quando parla di "Noi Due", volontarie consapevoli in un reparto di Oncologia Medica.
Siamo passate per il "tunnel" e ne siamo venute fuori... Chi meglio di Noi, prove viventi può dimostrare che si può, anzi si deve lottare per vincere ma soprattutto crederci?
Ad essere sincera l'immagine del "tunnel" che pure mi ha accompagnato durante il percorso e di cui mi sono avvalsa tante volte per parlarne... non mi piace più, forse la trovo obsoleta o proprio perché mi riporta ad una triste parentesi della mia vita. Ecco forse il termine, "parentesi" ci sta meglio... si apre ad un certo punto ma sei TU a chiuderla, quando pensi che il "periodo" sia finito... quando vuoi che si concluda e poi... un punto fermo... e via.
Non c'è il buio di una galleria, che sembra non finire mai e nella quale puoi solo intravvedere una luce sul fondo, nell'immaginario la parentesi appare come su un foglio bianco, in sé porta tratti neri ma per contrasto è sempre la "luce" a prevalere.
Riconosco questa consapevolezza di recente acquisizione, un po' per merito del tempo, che col suo trascorrere ha un grande ruolo, e poi perché da quando Tutto ebbe inizio non ho fatto altro che imporre a me stessa un "certo atteggiamento" nei confronti della situazione, critica si ma non senza via di uscita nel senso più assoluto. Cominciai con poca convinzione e piano piano mi convinsi davvero che ce l'avrei fatta... mi ripetevo alcune frasi che mi piacevano, mi tiravano su il morale, le ripetevo più volte al giorno o alla bisogna, a mo' di "mantra" e così sono andata avanti... in pratica la "mia parentesi" ne conteneva tante altre, quadre, graffe... le aprivo e chiudevo a mio piacimento, fino a quando quella principale si è chiusa per davvero e spero per sempre.
Non ho voluto mettere un "punto fermo" perché con la Vita non si sa mai, ed ho continuato a... restare nell'"ambiente". E' triste?... di certo non è una "festa" perché empaticamente si vive la sofferenza altrui, ma di contro si acquisisce "competenza"... si abbatte la paura e le parentesi sono solo quelle che una "penna" apre e chiude su un foglio bianco.

3 commenti:

  1. come hai ragione cara mary, anche io sono arrivata alla tua stessa consapevolezza. La malattia che a distanza temporale diventa..esperienza. Un' esperienza forte, durissima ma come tutte le esperienze importanti e difficili è incredibilmente formativa. Io amo molto di più la nuova me stessa di quanto non mi volessi bene prima del cancro. E comprendo anche molto bene il tuo bisogno di continuare a....restare nell'ambiente...per non dimenticare ma anche per trasformare la paura in sostegno a chi ancora non sa che poi la vita sarà ancora meravigliosa...un grande abbraccio Grazia

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    1. Approvo in toto il commento di grazie. La malattia ti cambia in meglio e ti rende migliore per te stessa e nei confronti degli altri. Baciobacio

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    2. Rispondo ad entrambe le Amiche...
      La "malattia" è un'opportunità da cui ricavare risorse per se stessi e gli Altri.
      Questo sarebbe per Tutti... peccato che condizionamenti di ogni tipo fanno sì che non Tutti ne siano capaci.
      Perdere un'occasione del genere anche non volontariamente, è come gettare al vento il tesoro più prezioso. Ci si convince di VIVERE ma è solo SOPRAVVIVENZA.
      Un abbraccio...
      Mary

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