mercoledì 25 settembre 2013

... e uscimmo fuori a rivedere il sole

E subito pare straordinariamente caldo quanto basta, propriamente tiepido a scaldare un Cuore che ha incamerato  "freddo" fuori stagione.
Ho spinto la porta che dà sul cortile interno dell'ospedale e mi sono beata all'istante del conforto di quell'abbraccio... era bello stamane, una giornata radiosa come solo "settembre" sul finire sa dare.
Ero scesa dal reparto quasi "infreddolita"... reagisco così a volte quando "perdo colpi " con la speranza e mi irrigidisco, rischiando di mettere in crisi tutto quanto. Come al solito il martedì è giorno pesante al Day Hospital Oncologico, lo si intuisce subito, appena si arriva notando le varie file di pazienti in attesa di essere presi in considerazione, così mi sono affrettata ad incominciare il mio giro. Inizio dall'ultima stanza dove incontro il paziente di cui stento sempre a ricordare il nome, ed un altro che mi pare di vedere per la prima volta... Lui dice di no, è vero che non mi ha mai visto, ma non è la "prima volta" che viene... è un veterano e scoppia a ridere. Il compagno di stanza gira lo sguardo lentamente verso di Lui e a malapena abbozza un sorriso, giusto per non apparire infastidito da quell'ilarità esagerata per tempo e luogo. Due modi quasi opposti di affrontare una situazione estrema di questo tipo, senza dubbio a causa della diversità dei caratteri ma probabilmente anche per l'"anzianità di servizio". Il tempo passa e alla fine la maggior parte delle persone per sopravvivere si adegua, ci "fa il callo" e va avanti, e alla fine persino osserva che tante volte il "male"  è peggio pensarlo che viverlo. C'è sempre però "qualcuno" che fa eccezione... e con il tempo diventa critico, ribelle, refrattario ad ogni conforto... sempre più sarcastico. E oggi ho visto anche questo.
Ma ciò che mi ha fatto gelare dentro è stata la vista di un uomo adulto, ridotto come un bambino... le metastasi cerebrali gli interrompevano la lucidità non appena riusciva a mettere insieme una breve frase di senso compiuto. Ed era un continuo... ecco, non rispondo più... perchè riusciva ad afferrare di aver perso qualche passaggio, e poi fissava lo sguardo restando con la bocca aperta. Sua moglie gli era accanto e alternava sorriso e sguardo triste.
Prima di andare via ho salutato... Lui mi ha preso forte la mano e la stretta era calda, indimenticabile.
Lei, Sua moglie... mi ha abbracciato, dicendo in un soffio... sottovoce, "grazie".

3 commenti:

  1. Belli questi momenti, che resteranno per sempre "dentro" di Te dolce Mary.... Un grande abbraccio e serena giornata.
    Scusa l'assenza, ma avevo problemi con i denti. Ale.

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    1. Grazie cara... ma non devi scusarti. So che comunque sei presente e vicina.
      Un bacio...
      Mary

      p.s. spero che ora coi denti vada meglio...

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    2. No Mary, avrò delle cure molto lunghe da fare. Serena giornata.

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