mercoledì 20 dicembre 2017

E' INUTILE... NON CI CAPIAMO


La "comunicazione" è indispensabile per qualsiasi tipo di relazione, anche la semplice conoscenza. E' fatta di parole e gesti.
A Chi ti viene presentato per la prima volta, porgi la mano e dici il Tuo nome, è la "comunicazione base", potrebbe fermarsi tutto qui ma pure continuare, e allora servirebbe altro per relazionarsi. La comunicazione presuppone "apertura" e deve evolversi.
Non siamo monadi chiuse all'esterno. Se lo fossimo la Nostra presenza collettiva servirebbe esclusivamente ad occupare uno spazio più o meno ristretto, saremmo completamente autonomi, autosufficienti, dotati di mega pensiero non suscettibile di cambiamento.
La Comunicazione nasce per soddisfare esigenze e bisogni, si alimenta di se stessa, serve a farsi capire e comprendere nelle relazioni umane. Si avvale di mezzi diversi, più o meno validi, usati in modo appropriato o meno. Comunque fa riferimento all'uomo come punto di "partenza" e "arrivo".
E' un discorso... terra terra, basato sui mezzi essenziali... parole e gesti. Ecco, parlarsi soprattutto. E poi voler farsi capire, senza fraintendimenti... incurante dalle motivazioni di partenza, arrivare all'Altro senza ferirlo. Ché nessuno può arrogarsi tale diritto.
Dare una risposta secca non equivale ad essere nel giusto o aver torto, perché come tutto ciò che riguarda l'essere umano, è soggettivo e altamente variabile. Con la vista lunga dell'intelletto guardare lontano, pensare e nel confronto scegliere persino le parole, i tempi delle pause, le parentesi appropriate. Domande poche, e "punti interrogativi" e dubbi solo rivolti a se stessi, perché spesso l'inghippo è proprio lì, nel "punto di partenza", e quindi... equivoci, reazioni a catena, malumore e rimuginio.
Nelle cosiddette "relazioni strette" per legami di sangue, di amicizia e presupposti di amore quasi eterno, comunicare significa avere un dialogo continuo e costante, mettersi a nudo per poter capirsi a volte anche senza parlare. Sembrerebbe cosa scontata, eppure è proprio in quest'ambito che la "non comunicazione" delude di più.
Prima della malattia ad esempio, io convinta di essere inadeguata per tutto, mi consideravo addirittura incomprensibile, e di conseguenza col destino di incompresa a vita. Anche in famiglia, ed era un disagio che comunicavo con le lacrime facili, ovviamente mal interpretate. Poi il "grande evento"... e da quel momento quasi ogni giorno una nuova scoperta. Cominciai a farmi strada per capirmi, farmi capire ma senza confronto sarebbe stato impossibile. Sono trascorsi tutti questi anni, ed è stato un crescendo di auto affermazione, determinazione, pagata a caro prezzo perché ho dovuto parlare un'altra lingua, essere schietta, meno accomodante, alzare la voce... imporre la mia volontà. E' superfluo dire che a tratti non mi riconosco più, però in compenso ciò che intendo arriva forte e chiaro.
Ho compreso che l'empatia è una valida chiave di lettura, purtroppo non comune a Tutti ma che aiuta a comprendersi simultaneamente. Senza parole, con pochi gesti, è anche questo comunicare. Io mi ci trovo bene, e lo riservo a Chi come me sente con l'animo e comprende e non mi lascia a bocca aperta, carica di triste meraviglia.

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