domenica 5 giugno 2022

UN VIAGGIO PERSONALISSIMO (n.4) (Sono tornati i giorni migliori)

Quando sono a casa, al ritorno dalle mie due ore in ospedale sento di aver bisogno di altrettante per far silenzio dentro me. Per elaborare racconti di vissuti, sguardi smarriti oppure di sfida, altri infastiditi, stufi se non rassegnati. È come facessi a passo veloce una camminata nel parco, e tornata a casa sentissi una grande spossatezza. Così mi sento ogni volta, ma non desisto perché mai stanca. Spossatezza fisica non è stanchezza interiore, perché basta un po' di riposo e si dimentica la fiacca temporanea e restano i benefici riportati dall'esperienza. E per questo da sempre, nel pomeriggio resto a casa. Per collocare nel modo giusto ciò che ricevo al mattino, emozioni e pensieri condivisi, elaborare tutto e trasformarlo in propositività. Un'impresa, in verità, non molto semplice. Qualche volta bisogna asciugare lacrime col silenzio, altre chiarire pensieri senza aggiungere tante parole, persino sfrondare paure, infine alimentare la speranza. Sorridere con gli occhi, pensare e scegliere le parole giuste che non lascino spazio a dubbi e ad altra sofferenza. Darsi appuntamento che è di per sé speranza spicciola a pronto uso. Non manco mai di chiedere prima di andar via... quando ci vediamo? E alla risposta replico... io ci sarò e verrò a cercarti. Basta poco per mostrare di tenerci tanto, emozionarsi insieme ad esempio, e poi ringraziare per la ricchezza avuta in dono. Sono cose che migliorano i giorni. Io non ho cambiato la mia esistenza, la realtà che vivo è sempre la stessa, ho mutato solo gli orizzonti.

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