domenica 25 marzo 2018

SAPERE E CONSAPEVOLEZZA


Non aveva voluto sapere più niente di sé, era stata sufficiente la diagnosi, su come sarebbe andata in seguito era stata irremovibile. E l'aveva dato a credere fino all'ultimo. Consapevole ma volutamente nel "limbo dell'ignoranza", strategia come un'altra per non perdere forza e speranza, quest'ultima tutta riposta nella fede di un'incredibile concretezza. A guardarla e soprattutto ascoltandola una volta era venuto il dubbio persino a me, da sempre convinta che sapere è meglio perché fornisce le armi giuste per combattere alla pari. E se fosse stata Lei ad aver ragione? Una cosa era certa comunque, quando la incontravo durante i Suoi periodici appuntamenti, era sempre lì a parlare di cucina, estetista, figli, amiche tante e care, e poi della "Sua Compagna in Cielo", nel cui aiuto riponeva assoluta fiducia. E così mantenne la costante serenità, e mai la vidi in lacrime.
Stasera mi è tornata in mente, ripensando ad una ragazza che incontro ogni settimana, una ragazza molto giovane che ancora studia per diventare infermiera ed intanto è lì a curarsi. Quando si è raccontata qualche tempo fa, un po' di considerazioni silenziose e personali me l'ero fatte, poi stamattina ha confermato il mio pensiero...
So quel poco per essere consapevole di ciò che mi sta capitando, ma non abbastanza per capire come andrà a finire...
Quel tanto che basta. Ho pensato io, tornando a casa... quel tanto che basta per cadere nell'angoscia nei momenti bui della malattia, e subito dopo però riprendersi a giusta forza. Perché si può credere nei progressi della medicina, nell'efficacia delle nuove terapie sempre più mirate a rafforzare il sistema immunitario e con minor numero di effetti collaterali. Per una nuova "cultura" della malattia, che porta a non nascondersi e invece a condividere, annullando solitudine e pregiudizi, impedendo di "afflosciarsi" a qualsiasi età, anche quando avanti negli anni sarebbe più che comprensibile. Ecco, in presenza di patologia come questa succede sempre più spesso il contrario, e instancabili madri acciaccate eppure contente si ritrovano a rassicurare, aiutare e confortare figlie in ansia. E poi insieme a sperare.

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