mercoledì 4 dicembre 2013

Umili pur nella "dualità" del proprio essere

Avevo pensato in un primo momento di lasciarci un "punto interrogativo"... ma poi mi è sembrato non fosse proprio giusto. Avrebbe aperto il varco ad un "dubbio" ancora più grosso di quello insito nell'espressione in sé, e così ora lo lancio là, questo "enunciato", quasi in tono provocatorio, per dimostrare soprattutto a me stessa, che anche apparentemente incredibile la cosa è vera o per lo meno possibile.
Mi è stato detto da persona con competenze adeguate... la psiche umana rappresenta un mondo oscuro e non pienamente conoscibile, ha dei risvolti entro i quali è impossibile entrare e probabilmente sconosciuti all'individuo stesso. Così che si ritrova ad un certo punto a non essere più UNO, ma DUE... nell'inconsapevolezza assoluta e nel duplice agire.
Ed è scontro continuo pur nell'alternarsi delle predominanze, e finché Tutto scorre nella normalità quasi impercettibile. Poi giungono gli eventi, inevitabili e molto spesso impietosi, e il controllo di questa "dualità" che è insita in ogni essere e lo pervade fino a volte a disorientarlo, si perde.
C'è il dolore dell'UNO, mentre l'ALTRO è sopito, stordito da una realtà che male accetta anzi subisce... poi è la volta proprio di quest'ultimo che, per un naturale istinto di sopravvivenza, "alza il capo" e ribellandosi combatte e nello stesso tempo si protegge con una "serenità" interamente da conquistare, consolidare e confermare. La Vita mette continuamente alla prova questo "binomio" dell'essere, che a fatica si confronta, si sottopone non sempre volontariamente ai "calcoli" dell'Altro fuori da sé, e spesso, purtroppo troppo spesso il "risultato" è sballato. Nonostante l'impegno al massimo, anche quando si era praticamente sicuri che l'"espressione" era chiara, l'"equilibrio" mantenuto... il "risultato" esatto... sicuramente certo.
Il problema è che siamo TUTTI dei "binomi" entro delle parentesi in successione... basterebbe procedere con ordine, eliminandole dopo le operazioni giuste, senza fretta né accavallamenti... e alla fine ogni espressione darebbe l'unico risultato, quello giusto.
"Umiltà" nel chiudere le "parentesi" della propria vita, rivedendo i "punti" trascurati, riconoscendo limiti ed errori... non importa dover ammettere di aver sbagliato, l'importante è riuscire a portare a termine il "compito".
Si sbaglia... si impara... per ricominciare.

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