martedì 17 ottobre 2017

PAGINA DI DIARIO


Voglio pubblicarla oggi, una poesia senza rime al termine di questa domenica un po' così, che ricorda qualcosa ed è insieme principio per non scordare qualcuno. Un anniversario e il termine di un percorso, un arrivederci all'eternità.
Tornavo a casa dopo aver dato l'estremo saluto alla Nostra "Principessa", e solo in quel momento ho pensato alla data odierna e in mente mi è tornato un ricordo importante. Così importante che sette anni fa dedicai una pagina intera, forse tra le più belle perchè nata direttamente dal cuore, alimentata dalle mie lacrime sincere di gioia ma anche di ovvio timore, tutto in tempo reale.
Da quelle righe un paio di mesi fa ho liberamente tratto quella che ho definito poesia, più per il contenuto denso di pathos che struttura e metrica. L'ho inviata ad un concorso letterario, non ho vinto premi e non m' importa, è bastato aver vinto, ormai si sa, lo "strapuntino di vita" che per me vale quanto la vita stessa tutta intera...
"Un anniversario. Poche parole.
Oggi, le stesse lacrime. Ma senza una causa precisa.
O forse, si. Inspiegabile.
Venerdì, 15 ottobre 2010... Stasera sono stanca, molto stanca.
Mi sento come stessi partecipando all'Olimpiade della mia vita, con tante gare da affrontare e vincere ad ogni costo.
Oggi ho vinto la prima veramente importante.
Strano, ho voglia di piangere, e piango davvero.
Concludi una gara, vinci pure, e piangi.
Piangi di gioia, stanchezza, piangi perché ricordi l'impegno e la fatica per quel traguardo.
Piangi perché sai che non potrai fermarti.
Avanti senza illudersi, senza adagiarsi perché la forza è una e va allenata, ché non perda energia e possa tradire. Giammai.
Sarà delirio il mio? Ma di deliri è fatto un percorso, deve essere così, perché le sfide si vincono anche con l'incoscienza che offusca la paura.
So pure che devo stare all'erta però, cauta, guardinga e serena.
Serenità. Mi hanno raccomandato fin dall'inizio di non perderla mai, è cura, vera cura per poter guarire.
Quel giorno avevo tanta paura perché volevo vivere, e l'avrei anche gridato .
Lo sussurrai solo. Mi fu risposto... ti aiuterò. E così è stato.
Scrivevo quella sera, e le lacrime rigavano il volto e poi cadevano sul diario dei miei giorni di malattia.
Ora rileggo e mi fa bene, lentamente riemergono frammenti che si perdono nella memoria.
Come smuovere la cenere di un fuoco spento, qualcosa brucia ancora, ma alla fine perde luce e vigore.
Perché è solo cenere".

2 commenti:

  1. Piango sempre rileggendo i miei diari, scrivere e rileggere, si Mary,fa bene.... Voglio vincere anch'io la mia gara, sono stufa di essere sempre stanca, ti abbraccio forte.

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