mercoledì 27 settembre 2017

LE POTENZIALITA' DI UNA REGIONE. RISORSE DA VALORIZZARE




Si comincia a parlare di Breast Unit a Firenze nel '98, ma solo nel 2012 ha inizio l'iter legislativo per la possibile realizzazione. Nel 2014 viene partorito il documento nell'ambito del Congresso Stato-Regioni che stabilisce l'istituzione dei Centri di Senologia in Italia, l'anno dopo è la volta delle direttive per la Rete Oncologica.
Così ha esordito il Prof. Luigi Cataliotti nella presentazione del progetto SenoNetwork, costituito come una sorta di "club" per volontà degli operatori che hanno sentito il bisogno di dare un riconoscimento alla realtà.
SenoNetwork, portale quindi ideato dal Prof. Luigi Cataliotti, riunisce tutte le Breast Unit italiane, fornendo alle donne un’ampia informazione sulle specialità mediche, tecniche e infermieristiche che interagiscono nella prevenzione, diagnosi, terapia e riabilitazione del carcinoma mammario, per accompagnarle nella scelta della cura migliore e durante tutto il percorso, dalla diagnosi al follow up. Fra le principali attività di SenoNetwork, al quale hanno aderito già 86 Centri di Senologia che trattano circa 25.000 casi di tumore della mammella ogni anno, c’è la creazione di un database per il controllo di qualità nelle Unità di Senologia degli ospedali di tutta Italia, nel totale rispetto dei requisiti dell’European Society of Breast Cancer Specialists (Eusoma), e la formazione di infermieri, che avranno il compito di facilitare il percorso terapeutico delle pazienti anche in riferimento alle problematiche sociali e familiari.
E' seguito l'intervento della dott.ssa Lucia Bisceglia del Centro di Coordinamento Registro Tumori Puglia, istituito nel 2000. La Sua relazione ha riferito circa i numeri riguardanti il carcinoma mammario, uno dei tumori femminili ancora molto temuti . Ogni anno nella Nostra regione si registrano 2500 nuovi casi di tumore al seno, e 700 decessi, con eccesso di incidenza nella città di Taranto. E se è vero che al Nord ci si ammala di più, lo è altrettanto che al Sud ci sono più probabilità di non farcela a causa della diagnosi tardiva. Necessita quindi una ristrutturazione del sistema degli screening, nei quali attualmente rientra la fascia di età compresa tra i 50 e i 70 anni, quando ormai è sempre più frequente constatare che il tumore colpisce donne più giovani ed anche oltre i 70 anni.
L'informazione inoltre che faciliti l'approccio culturale, e maggiori investimenti per la formazione del personale in modo che si incoraggi l'adesione allo screening ancora molto bassa.
(continua...)

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