lunedì 31 luglio 2017

LA RINASCITA DI UN'ANIMA


Non mi stancherò mai di ripeterlo, ciò che ricevo ogni giorno per quella scelta che non fu totalmente mia, è dono, ricchezza, gioia. Soprattutto gioia quando vedo qualcuno riprendere anche un minimo di fiducia tramite il mio contagio positivo. Beh, devo ammettere che se mi ci metto so essere davvero "virale", ma va bene così, il fine giustifica i mezzi, qualcuno diceva non certo per nobili scopi, posso invece ben dirlo io vista la "causa".
Bene, dicevo... quando qualcuno riprende fiducia, io mi sento felice e così "oso" un po' di più e cerco di coinvolgere attivamente. Tenere la mente occupata è altamente terapeutico... vedete me! E poi... fare qualcosa di creativo gratifica molto, porta l'autostima alle stelle, convince che tutto si può, si comincia, ad esempio con una pennellata di colore su una tela, un punto basso ed uno alto all'uncinetto, una frase venuta su all'improvviso scritta su un foglio immacolato, ed è fatta! Si comincia ad andare più spediti.
Da qualche mese ho conosciuto in reparto una dolcissima persona, all'inizio provavo pena per Lei tanto era spaventata e sfiduciata, poi piano piano si è ripresa, ogni tanto gli occhi ancora le si riempiono di lacrime però non affonda più la testa nel cuscino, siede a letto sempre più dritta e sorride qualche volta in più. Ora mi fa tenerezza per tanti motivi, uno è la scelta dei bigliettini esclusivamente legati dal nastrino celeste. Celeste perché è il colore che la riporta al Suo unico figlio.
Dici che ce la farò?... mi chiede ogni tanto... perché non dovresti farcela, certo che ce la farai... le rispondo. Ed intanto per agevolare alla Speranza il suo percorso, ho proposto a Lei, creatura sensibile e momentaneamente fragile, di fare qualcosa insieme. Poiché sa esternare bene con le parole ciò che prova, perché non tentare di scrivere, o anche solo condividere un testo di altri, particolarmente sentito come affine a sé?
La cosa l'ha entusiasmata, ed oggi tramite WhatsApp mi ha inviato questo...
Una stupenda preghiera poesia in dialetto romanesco.

IO E DIO
Ve vojo riccontà ‘na storia strana.
Che m’è successa propio l’artra settimana...
Camminavo pe’ r vialone davanti alla chiesa der paese. Quanno ‘na strana voja d’entrà me prese.
Sia chiaro: non so mai stato un cristiano praticante; se c’era un matrimonio, se vedevamo al ristorante...
Ma me so sentito come se quarcuno, me dicesse: “dai entra, nu’ c’è nessuno!”
Un misto de voja e paura m’aveva preso ma ‘na vorta dentro, restai sorpreso.
La chiesa era vota, nun c’era nessuno.
La voce che ho sentito era la mia, no de quarcuno.
C’erano quattro panche e un vecchio crocifisso de nostro Signore.
“Guarda te, se a chiamamme è stato er Creatore”...
Me gonfiai er petto e da sbruffone gridai: “ So passato pè 'nsaluto”...
quanno na voce me rispose: ”mo sei entrato, nu' fa lo scemo mettete seduto!”
Pensai:" mo me giro e vado via", quanno quarcuno me rispose: “Nu' te na‘ nnà, resta … famme compagnia”.
“Famo n’altra vorta ... , poi mi moje chi la sente: è tardi, sarà già tutto apparecchiato!”. “Avvicinate nu fa lo scemo, ‘o so che nu' sei sposato.
Me sentivo troppo strano, io che nun avevo mai pregato.
Me sentivo pregà dar Signore der creato:“Signore dateme na prova, devo da crede che sete veramente Iddio che tutto vede”
“Voi na prova ? Questo nun te basta? Te sei mi fijo e io sto qua inchiodato pe' er bene che te vojo!”
“Me viè da piagne, me sento de scusamme. Signore ve prego perdonate le mie mancanze; a sapello che c’eravate pe' davero … Venivo più spesso, ve accennevo quarche cero”.
“Ahahahahhaha ma te pensi che io sto solo qua dentro? Io so' sempre stato co' te, nella gioia e ner tormento. Te ricordi quanno eri piccolino, Io pe te ero Gesù bambino! Prima de coricatte la sera me dedicavi sempre 'na preghiera, era semplice, quella che po fa' er core de un bambino; me facevi piagne e co' le mie lacrime te bagnavo er cuscino!! Poi anni de silenzio… te s’è indurito er core proprio verso de me, che t’ho fatto co tanto amore. Te gridavo: " fijo mio sto qua, arza l’occhi, guarda er tuo papà! " Ma te gnente… guardavi pe tera e te ostinavi a famme la guera. Poi, quanno tu padre stava male e tu già pensavi ar funerale, sur letto de morte… nelle ultim' ore T’è scappata na preghiera…: “Te affido ar core der Creatore”. Ecco perché t’ho chiamato, pe' ditte quanto me sei mancato."
Ho cominciato a piagne dalla gioia e dar dolore… Ho scoperto de esse amato dar Signore…
Questa è na storiella che nun ’ cia' niente da insegna';
solo che 'ncielo c’è un Dio che piagne se lo chiami "papa’"!
Che dire...?! Mi sono commossa. Un testo fra la favola e la preghiera, nessuna retorica, semplicità estrema. Lei ha pensato di inviarmela così, senza alcun commento tanto per cominciare. Io l'ho accolto come un altro regalo da parte Sua, perché me ne fa tanti davvero anche se non se ne rende conto. Comunque finalmente, siamo giunti al dunque, e credo che da oggi, nuova consapevolezza sarà. Per entrambe.

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