domenica 30 marzo 2014

L'ARROGANZA... nella malattia


Quando capitano episodi che me lo ricordano, non posso fare a meno di pensarci. Incallita ottimista verso il prossimo non avrei mai pensato fosse cosa possibile l'arroganza nella malattia, e invece è proprio in questo caso che dà il "meglio" di sé, appunto perché "insospettabile".
Mi è stato detto che il cancro mette fuori, evidenzia la vera natura di Chi ne viene colpito, così che la "persona buona" appare... più buona, e naturalmente Chi non lo è mai stato, buono... sembra anche peggio.
Successe un po' di mesi fa, quando non solo ottimista ma ancora sprovveduta nel rapportarmi con la malattia altrui, andavo forte del mio entusiasmo e di un'errata convinzione sulla purezza sincera di sentimenti ed emozioni alla base di un chiaro rapporto tra due persone.
Beh, quella fu l'occasione giusta per ricredermi, creare qualche "angolatura" di difesa... ridimensionare uno o due atteggiamenti con giusto equilibrio.
 Ne uscii malconcia, lo ammetto... ma sapendone di più.
Imparai che Chi è arrogante per natura, si trincera dietro la malattia per avere sempre ragione, protestare per il minimo contrattempo e disagio... non credere mai a quello che gli si dice.
Come fosse l'unico "sventurato" sulla terra non rispetta affatto la sensibilità dell'Altro che se non gli corrisponde, rischia ad un certo punto il peggio che possa immaginare... se non di più.
Vivere la malattia vuol dire trarne opportunità, e perciò bandire tutti i sentimenti negativi. L'arroganza è uno di questi, e andrebbe tenuta fuori o al massimo rielaborata in "sicurezza", anche se cosa facile non è.
Tiene prigionieri in una gabbia e impedisce di comunicare con gli altri.
Non conosce silenzi e giuste parole, quelle per chiedere scusa dopo un errore... chiarire un dubbio... o rafforzare un'amicizia.
Crea incomprensione, impedisce di pensare perché animata dall'impulsività... e si nega l'ascolto, strumento indispensabile per la conoscenza del bisogno.
Pieno di  me stesso, non conosco altro che me stesso... se non la solitudine.


















6 commenti:

  1. Sì, è la cosa più triste che io abbia mai riscontrato da un malato: io sono malato e tutto mi si deve! Sono malato e ho dritto di dire e far tutto, Dio mi ha mandato questo e io posso inveire contro di lui ed essere poco gentile con te!
    Hai detto giusto: "Vivere la malattia vuol dire trarne opportunità" così come tutti i dolori che son capitati nella nostra vita! Se non si impara a cogliere queste opportunità ogni dolore sarà stato vano!
    Ciao Mary, bel post!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. L'opportunità offerta nella sofferenza è la sublimazione del dolore stesso, che a questo punto può a giusto merito essere motivo di vanto... quasi privilegio, o meglio "virtù" acquisita pur a caro prezzo. Persistere nell'arroganza, non riuscire a trasformarla è segno davvero che della voglia di vivere non si è capito il senso né la modalità.
      Un abbraccio, Sara...

      Mary

      Elimina
  2. Putroppo Mary le cose stanno così, negli anni mi sono dovuta ricredere di molte cose fra cui questa: il dolore non rende necessariamente le persone migliori.
    Per mia fortuna accanto ha me non ho mai avuto chi fosse ammalato in modo grave,o quanto meno non tanto vicino da seguire l'iter della malattia con tutti i nessi e connessi.
    Ma ho avuto ed ho accanto persone che sì soffrono,soffrono di quel male dell'anima, se prima parti dicendoti "poverino" "mi dispiace" "è da comprendere" piano piano ti rendi conto di come stanno le cose,e capisci che se c'è veramente una malattia che uccide le persone ancor prima della chiamata del Signore è quella sindrome denominata "vittimismo".Una sindrome che porta il soggetto a chiedere,continuamente a pretendere, pianti,sceneggiate, ricatti morali,perchè il soggetto è "ammalato" non importa di cosa,attacchi di panico,compulsioni, influenza,qualunque cosa va bene pur di non prendersi responsabilità,non agire in prima persona, pretendere attenzioni a volte esagerate...e tanto altro ancora.Dopo un po' sei costretta ad alzare le difese,a prendere distanze a sopravvivere al suo malessere.
    Cosa di te mi è piaciuto tanto?Il fatto che per l'appunto tu non abbia usato "l'arroganza della malattia" , che tu abbia cercato risposte positive e coraggione, che non hai perso il cuore anzi l'hai aperto ancora di più.Ed io so che questo non è facile,per niente facile.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mia cara... in realtà anche in tempi non sospetti io non sono mai stata arrogante, anzi eccedevo in senso opposto, mi mettevo sempre in discussione perché presa spesso e volentieri da "attacchi di inadeguatezza". Tutto sommato poi, anche con la malattia è stato lo stesso... inadeguata per il cancro! Era troppo per me... non sarei mai stata alla sua altezza, e così ho preso immediatamente le distanze come se non riguardasse me, bensì la persona più cara.
      Che dirti?... si sarà sentito a disagio o... inadeguato? Certo è che per ora... mi lascia in pace.
      Un bacio.

      Mary

      Elimina
  3. Quando mi lamento, penso a chi è messo peggio di me.... In fondo cosa voglio? ho tutto, e sto bene, ma.... fare la vittima (sono sincera),forse mi aiuta a ottenere delle attenzioni, che non avrei.
    Non lo so. Grazie Mary per questo post, fa riflettere molto. Un abbraccio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Cara Ale... ci sono mille modi per ottenere attenzione da Chi ci è vicino o semplicemente amico o conoscente. Uno di questi, forse il più semplice è veicolare "positività", infatti come pure dici Tu, non esiste al mondo essere che non abbia malesseri e problemi. Un invito che si fa in genere è quello di circondarsi di persone positive per stare bene e meglio, quindi se tanto mi dà tanto, per il principio dei vasi comunicanti, ci sarebbe serenità a iosa per Tutti in un equilibrio perfetto ed infinito. Forse così sarebbe troppo, sicuramente un'utopia... ma per un minimo dai, si... che si può fare.
      Un grandissimo abbraccio tutto per TE...

      Mary

      Elimina