venerdì 22 settembre 2023

PENSAVO... (n.78) (Accorciare le distanze sarà la giusta vicinanza)

Il volontariato in oncologia non è come gli altri. Si entra in punta di piedi e alla fine ci si può ritrovare con le mani strette, e si ritarda andar via. Qualcuno c'è che fa intendere di voler stare per proprio conto, dispiace un po', ma si evita di arrecare disturbo perché le presenze non s'impongono nemmeno a fin di bene. Se la cosa va invece, si comincia cercando di accorciare le distanze... Come ti chiami? È la domanda di rito, praticamente spontanea, a mezza voce, perché non sai, non puoi andare oltre un certo tono. La risposta arriva quasi sempre allo stesso modo, prima il cognome e poi il nome di battesimo, come a scuola o al servizio di leva, quelli di una volta ovviamente... No no, solo il nome... io rispondo... così quando c'incontriamo qui o altrove possiamo salutarci come vecchi amici, se ti va. Certo, mi fa piacere... In questo modo si accorciano le distanze visto che siamo Tutti nella stessa barca e sotto lo stesso cielo, ed è incoraggiante poi scoprire il più delle volte che si rema nella medesima direzione, guidati dalla medesima stella. Cercare di accorciare le distanze sin dal primo incontro, pur nel massimo rispetto della volontà altrui, serve a stabilire una certa sintonia, per cui la "differenza di livello" è solo quella che si vede, uno è seduto o sdraiato e l'altro in piedi, ma grazie all'ascolto empatico, altro dislivello non c'è. Ed ancora, si prova tenerezza già a quella risposta cognome-nome, perché si percepisce il rispetto per quel camice che aiuta a portare il peso. Tenerezza... forse è l'unico sentimento che fa sorridere e stringere il Cuore contemporaneamente. Pacata compagna, sorride e si commuove poi con occhi lucidi. Accorcia le distanze col sorriso, abbraccia con l'accenno di una lacrima.

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