Fa buio presto a novembre, così alle 17,00 ora solare, sono ancora a sbattere lo straccio per la polvere e dopo un po' a stendere la maglia dimenticata nel portabiancheria, da quando...? Non lo so, è che coi lockdown il tempo si dilata, non mi sbrigo mai, per mia volontà ma pure per i tanti minuti trascorsi tra pensieri e speranze e ricordi. Poi... incredibile, mi tornano all'improvviso i volti delle persone che ho conosciuto, e magari non ho più incontrato, ma distinte e chiare, come per un flashback rivedo le situazioni, e ascolto ancora confidenze e timori.
Mi manca molto "essere accanto". Il passato sembra un sogno quanto questo presente un incubo.
Il tempo di Covid è davvero assai strano. È stagione indefinita, è sentirsi sospesi tra il canto di un grillo pure a novembre e la sirena di un'ambulanza che
fende il silenzio del coprifuoco di questa domenica o di qualsiasi altro giorno.
È un tempo assurdo dall'atmosfera surreale. Vero invece e reale è che, contagiati ci si ammala, ma si guarisce pure, ed è un'esperienza anche questa che segna e fa crescere, qualunque sia l'età.
E a proposito di volti e conversazioni che ritornano, stasera ho sentito una Persona Amica, conosciuta nel momento di gran dolore per il marito. A 71 anni colpita dal virus, ha vissuto la paura per sé e lo sgomento per gli altri ricoverati più gravi e meno fortunati. Ieri è stata dimessa, è ancora positiva, deve restare in isolamento ma sta bene. Di nuovo a casa e felice, dice di non aver fretta, che un passo alla volta riprenderà la vita di sempre.
Io credo anche migliore, grazie ad una nuova consapevolezza.
Nessun commento:
Posta un commento