venerdì 11 marzo 2011

Quel sabato mi sarei dedicata a sistemare la casa, il bucato, ad innaffiare le piante e pulire gli acquari: chissà quando avrei potuto farlo di nuovo! Feci tutto con lena e molto serenamente. In quei giorni era piovuto e la temperatura era inaspettatamente calata dopo un caldo esagerato per un inizio di stagione. Sono fortunata, pensai, l'intervento è meno pesante con questa temperatura e mi riprenderò presto. Era questo a cui tenevo maggiormente, non m'interessava perdere la mammella, non più almeno, volevo rimettermi in breve tempo e ritornare alle mie normali attività. Pensavo al mio braccio, per giunta il destro, temevo che si potesse gonfiare... come avrei fatto?! Ma poi non era detto, poteva anche filare tutto liscio, anzi doveva andare proprio così, senza alcun intoppo, dovevo solo crederci. La sera andammo come al solito in pizzeria, di lì ad otto giorni chissà cosa avrei fatto in quel medesimo momento, comunque tutto sarebbe finito ed io avrei potuto riprendere il mio cammino. "Allora, sabato prossimo non veniamo, ci vediamo tra due settimane." Eh sì, mancava proprio poco, meno di trentasei ore al mio ricovero. Uscimmo dal locale e soffiava più che una brezza, rabbrividii, alzai gli occhi al cielo, quella sera senza stelle, forse cercando delle risposte alle tante domande che affollavano la mia mente. Ebbi un momento di panico... ma perchè mi era capitato tutto questo?... poi mi ripresi subito, ma sì... la degenza, l'operazione non erano castighi, ma altre occasioni da sfruttare, come del resto il tumore, prove che testavano la mia forza di carattere e la capacità di riprendere in mano la vita.

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