domenica 26 settembre 2010

Nel pomeriggio mi avevano portato da casa un televisore che avevo sistemato sul comodino; ora che tutti erano andati via lo tenevo acceso ma con poca convinzione perchè continuavo a parlare con mamma Ripalta del più e del meno,della nostra giornata in reparto, delle nuove conoscenze tra i ricoverati. Nella stanza eravamo ancora solo noi due e potevamo disporre dello spazio e del tempo come meglio ci piaceva; stavamo molto bene e quasi avevamo dimenticato il motivo per cui eravamo lì, in particolare io riuscivo anche a ridere di gusto come non mi succedeva da tanto tempo: le situazioni non mancavano e anche se in un contesto anomalo  la mente e lo spirito avevano la giusta leggerezza per apprezzare le piccole cose e ridere di esse.
Erano ormai quasi le dieci di sera quando nella "nostra" camera arrivò direttamente dal Pronto Soccorso un  nuovo ricovero ed entrò Rosaria. Istintivamente guardai mamma Ripalta; aveva uno sguardo tra il deluso e il diffidente e serrava le labbra con disappunto,chiaramente quella "intrusione" la seccava non poco e poco faceva per nasconderlo. Dopo che la nuova arrivata si fu sistemata, cominciò a sottoporla a un fuoco di fila di domande, a una specie di terzo grado per vedere se mai poteva esser degna della nostra attenzione. Assistendo a tutto ciò, non so perchè mi divertivo tanto e guardavo entrambe con estrema simpatia e gratitudine perchè mi stavano donando un momento di serenità e spensieratezza. Parlando tra di loro, a poco a poco il clima si distese anche perchè Rosaria era di una mitezza disarmante che in breve tempo riuscì a sciogliere le riserve della forte mamma Ripalta. Appartenevano allo stesso paese, conoscevano le stesse persone, alla fine scoprirono di conoscersi pure loro e Rosaria diventò "l'attendente" di mamma Ripalta.

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