martedì 14 settembre 2010

Dalla finestra senza tapparelle lasciata socchiusa entrava la prima luce dell'alba accompagnata dal suo profumo. Mi colpì gli occhi ancora chiusi, li aprii appena per guardare l'ora alla sveglia che avevo sul comodino (l'avevo portata per avere sempre con me un pezzo di casa mia): erano le cinque e mezzo. Ormai cominciava a far giorno presto, segno che la primavera era alle porte e lo si intuiva anche dal profumo dell'aria, odorosa di erba novella e di rugiada. Misi il braccio fuori dal lenzuolo per sentire il tepore, il palmo aperto della mano si chiuse a pugno per trattenere le sensazioni uniche di quel momento. Avevo dormito tutta la notte senza svegliarmi e questo non capitava da tempo; mi sentivo in effetti più tranquilla, anche se non sapevo che cosa dovevo affrontare in quella giornata. Al momento del ricovero mi avevano fatto l'elettrocardiogramma e nel pomeriggio l'RX toracico, ora mi toccava forse un prelievo per un esame di routine? Chissà! Devo confessare che i prelievi (un tempo!) erano il mio terrore e per questo fino a quel momento ero sempre scappata dagli esami di sangue e dai check up vari, non sapevo che cosa mi sarebbe stato riservato dopo! Giusto contrappasso,devo dire. Dopo un po' mi levai restando seduta sul letto; anche mamma Ripalta era sveglia e mi salutò con un buongiorno e un cenno di mano. Sarà stata la lontananza da casa, un po' d'ansia o chissà cosa che mi alzai di scatto e mi andai a sedere accanto a lei. Scoppiai a piangere senza ritegno e senza ritegno dissi: "Perchè mi doveva capitare tutto ciò? Come farò?" A questo punto mamma Ripalta mi prese la mano e me la strinse forte.

Nessun commento:

Posta un commento