venerdì 17 settembre 2010

Indossai la mia vestaglia "trendy" e andai da mio padre per il buongiorno. Entrambi stavamo meglio quella mattina, più sveglio e cosciente lui, più serena e consapevole della situazione io. Ero ad un'altra tappa della mia crescita interiore, ma ancora lontana dal superamento di tutti gli ostacoli che mi avrebbero portato alla vittoria sul cancro e alla conquista di me stessa. Sapevo sicuramente di voler offrire un'immagine di me che non fosse quella riflessa dallo specchio della malattia, non sofferente perchè in effetti non soffrivo, non disperata perchè comunque, piano piano e anche per merito delle persone che avevo intorno, la speranza in me cresceva come una fiammella alimentata dall'ossigeno. Nei momenti critici sono fondamentali sia i rapporti familiari , sia gli incontri con altre persone, questi ultimi in particolare danno luogo a delle coincidenze quasi magiche che convincono dell'esistenza di una possibilità in più. Bisogna solo essere attenti all'ascolto e umili nell'accettare i doni che vengono offerti, perchè tutti possono donare e tutti possono ricevere.
Ero ancora nella stanza di mio padre quando passò il carrello della colazione; a distribuirla c'era Biagia. L'avevo conosciuta già il giorno prima, quando mi aveva accompagnato giù per fare la radiografia al torace. Così solare ed allegra faceva venire il buonumore solo a guardarla, così gentile e disponibile metteva a proprio agio la persona più difficile. La colazione servita da lei, quindi diventava un servizio da hotel a cinque stelle: grazie, gioiosa Biagia! Un dono anche da parte tua.
La mattinata trascorse così, tra due chiacchere in stanza, quattro passi in corridoio, decine di pensieri per la testa. All'ora di visita venne Valeria, ai miei occhi piccola figlia di botto chiamata ad essere grande donna. Arrivò con la lista della spesa per il giorno dopo, per farmela controllare,e l'elfo delle coccole, un piccolo gnomo che mi aveva regalato qualche tempo prima e che io tenevo su una mensolina in cucina.

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