Terzo incontro del corso sul lavoro di gruppo come potenzialità di cura e in particolare sull'ascolto attivo.
Un rapido cenno sulla differenza tra malattie acute e croniche, e poi un "focus" su quest'ultime, in particolare le oncologiche, che richiedono terapie continue e lunghe anche decenni.Le patologie croniche colpiscono il paziente nella sua globalità fisica, psicologica, affettiva, relazionale. Quindi il trattamento non sarà esclusivamente biomedico.
Il paziente sarà parte attiva al centro della malattia. Ci si prenderà cura della qualità della sua vita, tenendo conto dei bisogni e delle risorse.
Il momento della diagnosi avrà creato una frattura, per cui ci sarà dapprima un rifiuto poi rabbia, negoziazione, depressione, accettazione.
Con l'accettazione si diventa consapevoli di non poter cambiare il destino ma di voler affrontarlo nel modo migliore.
Accettazione non è rassegnazione.
Atteggiamento ed obiettivi sono diversi
(Apertura all'altro, gratitudine...).
E il paziente vorrà parlare o meno importanti saranno le capacità di chi ascolta.
L'Empatia ad esempio, quella capacità di immedesimarsi in un'altra persona fino a coglierne i pensieri e gli stati d'animo, di vedere le cose dal Suo punto di vista e avere una totale attenzione verso i Suoi sentimenti.
Empatia... "sentire in", ma anche essere capaci di uscirne, lucidamente distaccarsi per portare valido aiuto.
Guardare negli occhi, ascoltare con tutti i sensi. Sospendere il giudizio. Tutto questo fa l'ascolto empatico o attivo. E l'amorevolezza.
Pensiamoci, riflettiamo... e cerchiamo di comunicare guardando negli occhi, cogliendo le sfumature.
L'ascolto attivo
L'ascolto attivo implica un'attenzione consapevole e intenzionale per comprendere a fondo il messaggio dell'interlocutore sia a livello verbale che non verbale. Questo comporta oltre l'empatia, l'accettazione, e risposte che dimostrano comprensione e coinvolgimento.
Che cosa fare?
Contatto visivo - Ascoltare il significato totale del messaggio - Rispondere alle emozioni - Mostrare di aver prestato attenzione, magari annuendo - Fare domande di chiarimento - Riformulare.
Per quanto riguarda la comunicazione, esprimere i sentimenti spiacevoli, fare una richiesta in una maniera positiva, esprimere i sentimenti piacevoli.
Non bastano le parole così come sono. Ritmo, tono, timbro, voce e intensità incidono non poco nella comunicazione.
(comunicazione paraverbale). Come pure non è da sottovalutare la comunicazione non verbale, fatta di gesti, sguardi, atteggiamenti, persino postura.
Non dovremmo fermarci alla prima impressione, andare più in profondità e ricordare che ognuno è una storia a sé e come tale va ascoltata se concesso, compresa e pure accettata.
Non esiste testo né manuale per relazionarsi, si tratta di simpatia, sintonia... empatia.
Facciamocene una ragione, critici solo con Noi stessi, e così sia.
Accettazione non è rassegnazione.
Atteggiamento ed obiettivi sono diversi
(Apertura all'altro, gratitudine...).
E il paziente vorrà parlare o meno importanti saranno le capacità di chi ascolta.
L'Empatia ad esempio, quella capacità di immedesimarsi in un'altra persona fino a coglierne i pensieri e gli stati d'animo, di vedere le cose dal Suo punto di vista e avere una totale attenzione verso i Suoi sentimenti.
Empatia... "sentire in", ma anche essere capaci di uscirne, lucidamente distaccarsi per portare valido aiuto.
Guardare negli occhi, ascoltare con tutti i sensi. Sospendere il giudizio. Tutto questo fa l'ascolto empatico o attivo. E l'amorevolezza.
Pensiamoci, riflettiamo... e cerchiamo di comunicare guardando negli occhi, cogliendo le sfumature.
L'ascolto attivo
L'ascolto attivo implica un'attenzione consapevole e intenzionale per comprendere a fondo il messaggio dell'interlocutore sia a livello verbale che non verbale. Questo comporta oltre l'empatia, l'accettazione, e risposte che dimostrano comprensione e coinvolgimento.
Che cosa fare?
Contatto visivo - Ascoltare il significato totale del messaggio - Rispondere alle emozioni - Mostrare di aver prestato attenzione, magari annuendo - Fare domande di chiarimento - Riformulare.
Per quanto riguarda la comunicazione, esprimere i sentimenti spiacevoli, fare una richiesta in una maniera positiva, esprimere i sentimenti piacevoli.
Non bastano le parole così come sono. Ritmo, tono, timbro, voce e intensità incidono non poco nella comunicazione.
(comunicazione paraverbale). Come pure non è da sottovalutare la comunicazione non verbale, fatta di gesti, sguardi, atteggiamenti, persino postura.
Non dovremmo fermarci alla prima impressione, andare più in profondità e ricordare che ognuno è una storia a sé e come tale va ascoltata se concesso, compresa e pure accettata.
Non esiste testo né manuale per relazionarsi, si tratta di simpatia, sintonia... empatia.
Facciamocene una ragione, critici solo con Noi stessi, e così sia.
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