Con l'Epifania si chiudono le feste, gli addobbi ritornano nel ripostiglio, i "fiocchi di tenerezza" tornano a colori, preziosi per se stessi.

Un tempo non ci pensavo tanto, devo ammetterlo, e forse perciò ogni anno ero sempre più inquieta, irritabile, non vedevo l'ora che passasse tutto e facesse pure in fretta.
Ho cominciato a comprendere dieci anni fa, quando la serenità a disposizione mi scivolava via come sabbia tra le dita. E non pensavo ad alcun regalo, ma ad un "surplus" di affetto e presenze. Ciò che in fondo serve davvero per sentirsi appagati, basti pensare che un sorriso può cambiare il corso di una giornata, e un abbraccio addirittura il metabolismo.
A che cosa serve una grande apparenza senza una consistente sostanza?
Prendersi cura delle Persone richiede di forze e Cuore un grande impegno, distribuito nel tempo e non "rovesciato" addosso in un solo giorno per dovere o perché così si fa per evitare critiche e rogne.
E perciò... metaforicamente... posso anche spegnere le luci ma il presepe lo tengo tutto l'anno.
Si, avete letto bene... 12 mesi su 12, è sistemato in un angolo o poco più del mobile in soggiorno e Chi viene a farci visita nemmeno se ne accorge. O meglio se ne accorge Chi ha Natale nel Cuore sempre, e non solo due settimane.
Il memoriale dell'evento che ha cambiato la storia, col presepe in un angolo mi ricorda che sono ancora qua, perché ci sono e che speranza ci sarà finché la rinnovo, con Fede e tacitamente.
Così in piedi o seduta, non importa... guardo il Bambinello appena nato, rifletto... e prego.
Promemoria di Amore a lento rilascio.
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