Mentre la luce declina verso la nuova stagione.
Sdraiata sul letto a riposare, caviglia dolente...
Penso che è ancora caldo abbastanza da non risparmiarci sudore.
Mi dico... passerà, tutto passa, trascorre una vita, che vuoi sia una stagione, tre mesi di dodici, un'infinitesima particella di eternità.
Chiudo gli occhi, e come un film accelerato passano davanti i fotogrammi della mia vita.
Non dall'inizio, in pratica quella dai figli in poi.
Non capisco... come tutto, nel bene e nel male abbia origine da lì.
Le aspettative della giovinezza, la strada che si apre dinanzi lunga ed interminabile, poca cosa e del resto meglio così, poile gioie della maternità, un traguardo.
Trascorso il tempo dell'inquietudine,
l'ostacolo all'improvviso e il vicolo cieco... stop!
Tornare indietro, sfoltendo le foglie del superfluo e i rami della sofferenza, di buono resta più di qualcosa, anche se ci sono giorni a fine corsa che ci si sente fuori luogo e tempo, come non aver fatto niente, come non aver vissuto.
Che pensieri, una domenica di fine estate, quando ormai il sole è tramontato, la brezza non è più tale, il domani è dietro la porta socchiusa.
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