sabato 29 settembre 2018

UN MAKE UP COI FIOCCHI


Con il primo di ottobre si ritorna alla piena attività. Riprendono gli incontri ogni due settimane, i turni completi in reparto e anche il servizio Make Up sarà sistematico e migliorato.
Per il terzo anno consecutivo ho ricevuto l'incarico di coordinare le volontarie "esperte". Attualmente operanti a tempo continuato sono Anna Maria, Pina e Michela. Un numero esiguo in verità, che porta a non coprire completamente l'esigenze, infatti le volontarie a volte non sono riuscite a passare per tutte le stanze neppure per un rapido saluto.
Siamo quindi andate alla ricerca di nuove idee e strategie perché fosse chiaro che il servizio, "PIU' BELLE DI PRIMA" è sempre attivo e per i prossimi mesi addirittura incrementato.
Ci siamo allora confrontate, e ognuna ha raccontato il vissuto della propria esperienza in tale ambito, dai timidi tentativi ai progressi, dai sorrisi strappati alle pazienti poco convinte alle proprie emozioni portate a casa come grato bagaglio. Poi è stato il momento delle proposte, tutte ascoltate e accolte con entusiasmo. Tra le tante, una in particolare, nuova ma sulla scia dei noti "fiocchi di tenerezza", intesa a catturare l'attenzione e l'interesse delle pazienti in corso di terapia.
Ogni inizio settimana saranno consegnati in reparto un volantino informativo riguardo il servizio Make Up, accompagnato da un fiocco di tenerezza in due tonalità di rosa con una frase unica, che cambierà di volta in volta. La frase dovrà essere incisiva, stimolante, espressione di fiducia e speranza. Sarà una sorta di "biglietto da visita", la "garanzia" che il GAMA C'E', sempre e soprattutto per il benessere di Chi ha preso in "cura".

LE ATTESE


Durante la malattia impari tanto. Come per un "fermo immagine" sarai costretto a guardare ogni lato o aspetto della cosa, poi secondo il grado di pazienza, il carattere e la forza se calante o crescente, comprenderai il pieno significato di alcuni termini.
Resilienza è la capacità di affrontare e superare l'evento traumatico.
Positività è andare oltre gli schemi negativi di pensiero, e caricarsi di forza, questo sempre per superare il su citato evento traumatico.
Tralasciamo, perché più volte se ne è parlato, le modalità di cura, ovvie per togliere di mezzo ciò che passa per trauma, e risulta invece una subdola e continua minaccia.
Fin qui ci siamo, più o meno. Al termine, "attesa"... casca l'asino. Nessuno comprende più, soprattutto quando si prolunga e si moltiplica, aumentando di numero. Eppure si fa un bel tirocinio da quando tutto comincia.
Attesa... agli sportelli del CUP. Attesa... per ogni esame diagnostico. Attesa... per l'intervento, che se più di uno diventa un'eternità a causa delle liste... di attesa. Attesa... per l'istologico. Attesa... per la chemio. Insomma attese su attesa, arriva il momento che quando tutto è alle spalle, non si vuole aspettare più. Nemmeno di fronte a difficoltà logistiche di cui un vero responsabile non c'è, o è difficile da raggiungere se non dopo altra attesa.
Ma possiamo essere trattati così?
Ha quasi urlato stamattina un paziente in Follow Up in sala d'attesa, cominciando ad attirare l'attenzione degli altri che cercavano in qualche modo di ingannare il tempo. Qualche altra voce si è allineata, qualcuno ridacchiava, altri guardavano con la coda dell'occhio.
Ho cercato di ridimensionare il contagio negativo, rassicurando... ed è verità... che qualcosa sta cambiando. Si tratta solo di aspettare un altro po'. Una breve attesa? Certo, e per favore, risparmiatemi i "però"...

HO BISOGNO DI TE


Un piccolo "accidente" ha fatto sì che oggi non fosse un mercoledì dei Nostri. Ma tanto c'era vento e il primo fronte freddo dal Nord, quindi non è stata una completa delusione, insomma sono rimasta a casa a coccolarmi un po', e non solo, pure a pensare, perché ne avevo di cose...
Pensieri, progetti nuovi e antichi da "rispolverare", idee e strategie per non fermarsi mai. Chi si ferma è perduto... diceva qualcuno... e Noi siamo alla continua ricerca del modo per non farlo.
Intanto mancano pochi giorni al primo incontro dell'anno col gruppo GAMA, riorganizzare il servizio Make Up, preparare altri fiocchi di tenerezza, e poi mantenere sempre attivi i contatti.
Contatti, non è che mi piaccia molto questo termine, è freddo, sa di pubbliche relazioni, io intendo invece... Persone. Sono importanti le Persone, ognuna è un mondo a sé in un contesto universale, con più di qualcosa in comune con le altre. E quando "scelgono" Te come riferimento, ti caricano di grande responsabilità. Non puoi tirarti indietro, perché comprendi in un attimo che non vuoi.
Ho bisogno di Te, mi ha detto una di loro, ed io avrei voluto rispondere... anch'io ho bisogno di Te, di essere accolta... cosa che fai... che Tu mi permetta di esserti d'aiuto... cosa che mi hai chiesto, rendendomi felice perché motivata. Alla fine ho detto solo... io ci sarò, e ho provato un brivido perché era una promessa prima a me stessa.
Bisogna cercare il "da fare", per sentirsi bene e far stare bene. E tutto ritornerà come ricchezza compresi gli interessi.

mercoledì 26 settembre 2018

DA PASSI FALSI A PASSI IN AVANTI


Metafora si e no di un'altra a metà.
Così stasera parlerò di "cadute" e non di "dono", ché la cosa ormai è diventata virale, stucchevole, e a tratti pure irritante. Detesto queste definizioni a tavolino, e se all'inizio nonostante questo qualche volta c'ho marciato pure io, è stato solo perché difettavo di "termini", e allora emulavo... o imitavo? Ora non più, e dico terra terra, e le cose come stanno, e se parlo di caduta, caduta sarà. Quando prendi uno scivolone o inciampi, ti fai male e comprendi tutta la Tua fragilità, e poi ti rialzi da solo o tirato su da una mano che si è offerta. E mentre questo avviene, ti rendi anche conto che hai un'immagine da difendere proprio con Te stesso. La forza ad oltranza, la dignità vestita d'ironia. Per questo scacci gli spilli dagli occhi, improvvisi un sorriso poco convincente, e ripeti a Te stesso... va tutto bene, e dici a Chi è intorno... non è niente.
E invece è successo all'improvviso, proprio quando pensavi di aver raggiunto la tranquillità, perché avevi imparato a seguire i consigli, eri attento e scrupoloso, e invece c'è sempre quel margine di imprevedibile e allora...
Ti senti perso e credi che dopo tutto tanto forte non sei, pure se hai letto da qualche parte che forte non è Chi non cade mai, bensì colui che cade e si rialza, comunque lo fa.
Rileggo ciò che ho scritto, e un po' di confusione mi coglie. Ma di quale caduta sto parlando?!
Ognuno intenda e accolga quel gli che pare meglio. A me non si badi, sono qui e un po' là. Colpa dell'antidolorifico dopo la caduta.

AFFETTI DA LEGAMI NON SCONTATI


Della serie... a volte ritornano.
Si ritorna sulla "scena"... e tornano i ricordi.
Si torna ad ascoltare una storia... e ritorni indietro nel tempo, a quel "momento" e a ciò che fu.
Passano gli anni e il dolore non è lo stesso, non lo sono neppure le sensazioni, il tutto lenito dal fluire del tempo, balsamo insostituibile che cura a vita ma non guarisce.
E quando queste cose tutte insieme ritornano, si scopre il valore di affetti da legame non scontato, di solito nato dalla sofferenza o durante il tempo che l'ha vista evolvere e poi piano piano affievolirsi.
Stamani ho portato la mia cagnolina dalla sua dottoressa per il vaccino annuale. E' la stessa dottoressa di otto anni fa, che curò Betty quando si ammalò con me, la seguì intensamente per quelle due settimane prima che volasse per il "Ponte dell'Arcobaleno". Ero lì, e come ogni volta nell'attesa cercavo di distrarmi rivolgendo attenzione agli altri animali e conversando coi loro padroni. Dopo un po' è arrivata una coppia, chiedendo la cortesia di poter anticipare il proprio turno...
Facciamo in fretta... è solo per una firma...
... e nel parlare Lei ha preso ad avere gli occhi lucidi. Sono entrati, e dopo un po' Lei era in lacrime.
Una scena rivissuta.
Poi è toccato a Noi, e come sempre prima e dopo c'è stato un grande abbraccio. Con la Nostra dottoressa infatti da allora si è instaurato un forte legame che definire d'amicizia è improprio. E' una sorta di "sorellanza", perché per certi versi sa di me, Lei più delle mie sorelle. Mi ha salutato alla fine...
Quanto ti voglio bene, ma tanto proprio... visceralmente.
E da un ricordo che riporta ad una situazione triste, un momento di grande tenerezza. Sentirsi abbracciati dalle parole e dal sorriso. Sono queste le cose che fanno bene.
Come pure essere vicine ad un'Amica delle mie da otto anni, una "survivor" come me che recentemente è rimasta sola...
Mi manca il compagno della vita. Non è che mi fosse di grande compagnia, ma sapevo che c'era comunque, ne sentivo i passi e il respiro, ora c'è solo il rumore del frigorfero. E mi spaventa.
Abbiamo parlato a lungo, Le ho detto delle cose, e nel corso della Nostra conversazione telefonica ad un certo punto sono affiorate le note del carattere di entrambe. La Sua ironia, e il mio assecondare, il Nostro "accomodare" le situazioni.

martedì 25 settembre 2018

GUARIRE


Il primo pensiero dopo lo sgomento, sogno e scopo durante la malattia, un traguardo raggiungibile ma non certo.
La consapevolezza è importante.
Già, perché non solo di guarigione fisica si tratta, più volte riguarda pure altro genere di mali. Situazioni complicate, difficili, come ritrovarsi per faciloneria in labirinti intricati, stanze concentriche da cui è impossibile venire fuori. 
Malattia e male d'anima, entrambi se non curati in modo appropriato portano a sentirsi disperati, a "credere" di aver perso definitivamente la speranza. Ma crederlo non vuol dire sia così.
La consapevolezza è il punto di partenza.
Per analizzare le cause, ricordare i primi "sintomi", realizzare gli effetti. E poi imporsi il "cambiamento" come necessità da "praticare" per guarire.
Ogni tanto ci penso, a quel simpatico signore che una mattina andando via mi augurò... buona guarigione, allora mi limitai ad un sorriso ma se fosse stato oggi avrei risposto, nonostante certi pensieri vaganti ed esperienze varie... sono già guarita, grazie, sono guarita dentro, nel carattere e nello spirito.
Che poi è la vera guarigione, quella che conta, dal momento che si può anche guarire dalla malattia ma non si ottiene certo il privilegio dell'immunità a vita o addirittura dell'immortalità.
Come si fa? Si cerca e si trova la ricetta, la medicina giusta che è una sola... vedere il bicchiere mezzo pieno e cercare nell'altra metà qualcosa che non sia malaccio, il che può riservare davvero grandi soddisfazioni a dispetto di ogni apparenza. E poi fissare e raggiungere piccoli traguardi a breve scadenza, considerarli grandi come fossero unici e definitivi. A questo punto la migliorìa è già evidente.
Così se qualche Amica mi chiama al telefono perché a Suo dire aveva bisogno di sentirmi, a me fa immenso piacere, e quando la cosa si ripete più volte e con persone diverse, mi fa capire che per gran parte della mia esistenza avevo perso tempo. E per questo devo "ringraziare" la malattia che mi ha fatto scoprire un potenziale del tutto sconosciuto di cui solo vagamente sentivo la presenza.
E la consapevolezza di aver fatto passi avanti è ormai traguardo.
Per sentirsi guariti fino a prova contraria, con ferma convinzione occorre continuare a vivere giorno per giorno ciò che la Vita offre, qualunque cosa sia. Fermarsi, riflettere... respirare profondo e continuare.
Il cielo sereno dopo le nuvole, la primavera dopo l'inverno, il sorriso dopo il pianto, quando riconquistata è la speranza che mai si perde... comunque sia, comunque vada.

domenica 23 settembre 2018

VERSO LA NOTTE


Al solito è tardi, e sarà ancora più tardi quando avrò terminato le consuete note che dovrebbero accompagnarmi più o meno consapevole e serena alla notte.
Va tutto bene ma vicende familiari e relativi pensieri ultimamente gravano troppo, faccio uno sforzo immane per restare in piedi, rischio spesso e volentieri di cadere nel vittimismo.
Potrei non impicciarmene!? Sicuramente, però subentrerebbero inquietudine e senso di colpa, ed io non starei bene nemmeno in questo caso.
Per fortuna però anche questo giorno volge al termine, pronto da archiviare, e mai come oggi sento il bisogno pure io di voltare pagina, mettendo da parte la sequela di lamentele, rimpianti e turbamenti.
Occorre essere soli per guardarsi dentro, piegarsi fino alle ginocchia e poi di scatto drizzarsi e dire a se stessi... non me ne importa niente. Cosa non vera ma farne cenno è già qualcosa. E poi serve il silenzio, assoluto e profondo, tale che puoi ascoltare il battito del Cuore.
Sin dall'inizio le mie notti a scrivere sono state avvolte dal silenzio perché ne compresi la grande potenzialità.
Mi piaceva respirarlo.
Ancora evito di accendere la televisione per non romperne l'incanto, e mi sento protetta in uno spazio tutto mio.
Non mi accorgo di essere sola perché mi fanno compagnia i pensieri e il silenzio parla con le voci delle persone che incontro e mi prendono il Cuore, e poi mi conforta il calore dei ricordi che nonostante tutto non voglio cancellare, nessuno escluso.
Quanto ho imparato in questi anni, e il silenzio me lo rammenta.
Ma ogni tanto, senza in realtà volerlo, trascuro questa oasi del mio sentire, troppo occupata a fare sempre di più, e non considero che per questo occorre prendere le distanze da ogni tipo di rumore e "appartarsi" nello spazio che ne è privo. In me stessa.
E' successo oggi, poco prima... forse perché ho avuto da riflettere, forse perché c'è stata una "prima volta", una importante in cui la mia fragilità si è rivelata come forza, capacità di capire e sorvolare. Ci penso ancora, ma domani passerà.
Così tra qualche minuto smorzerò le luci, e chiuderò gli occhi, e la notte sui pensieri miei scenderà.

sabato 22 settembre 2018

E' COSI' BELLO ESSERE PRESENTE NEI PENSIERI DI QUALCUNO...


E' certezza, conforto, è vita che continua.
Chiedono di Te, mentre Tu, rivedendo nella memoria i volti, ti sei chiesto chissà Chi incontrerai stavolta.
Poi per puro caso, senza chiedere ritrovi la persona che Qualcuno ha ritenuto giusta, opportuna proprio quel giorno, in un mutuo scambio di ricarica e forza. Bel gioco di "coincidenze", l'idioma preferito della Vita.
"Poche persone sono come Te...", ascolti ad occhi bassi, e una parte di Te ne gioisce, l'altra razionalizza e pensa che non è così, quante ce ne sono a saperle vedere, poi questo "pensiero dedicato" diventa una responsabilità. Non puoi deludere, ed occupare uno spazio senza meritarlo.
E ascolti storie, e ricordi quelli che in questa dura battaglia per la Vita non ce l'hanno fatta. Ti soffermi a pensare, ingoi a vuoto, sentendoti mancare. Come è logico, reagisci e cominceresti a correre quasi a perdifiato perché l'aria possa ferirti il viso e causarti dolore, un dolore semplice, normale che ti porti fuori dai pensieri altrui. Forse meglio sarebbe dimenticare ed essere dimenticati per sempre.
Ma a che cosa servirebbe non udire né vedere, non conoscere la realtà?
Non pentirti della Tua scelta, anche perché Qualcuno ha scelto per Te, devi accettare quando il Cuore soffre e non si capacita di altra e più grande sofferenza.
Se ti senti quasi in colpa per l'essere stato messo in un angolo dalla malattia, pensa che per Te, almeno al momento è riservato un altro tipo di procedere. Fare un percorso con Altri come sostegno, un esempio di speranza "concreta" che si vede... è di carne ed ossa, e alterna lacrime e sorrisi. E in compenso continuerai ad essere nei pensieri di più d'uno.

TITANIC


Titolo azzardato che nasce da un confronto che lo è altrettanto, ma è proprio così che ci si sente a volte, una nave al varo che incontra un iceberg all'improvviso. Tutti ci contano e poi restano delusi, e la nave resta su un fianco, aspettando il fondo. Una nave non può altro.
Ma Tu che ricordi il Titanic, sai che è solo un paragone immediato, perché hai in Te ciò che serve a "curare" la falla, metterti dritto e continuare. L'Entusiasmo, la Forza e la Determinazione.
L'Entusiasmo si spegne proprio se vuoi farlo fuori, la Forza viene meno se non prendi respiro e la fiacchi, la Determinazione non può esserci se non credi in ciò che vuoi e fai.
E quando non sei una nave che fa acqua, ti senti un'isola, pensi e credi che nessuno ti consideri se non per necessità.
Così senti, pensi e credi di essere solo con Te stesso.
Bisognoso di conforto con l'ansia di non farcela, anche in seno alla famiglia.
Chi non ha mai provato tutto questo? Almeno una volta nella vita, perchè si vive, perchè si è fragili... come foglie che non sono più al ramo e cercano dimora portate dal vento.
La dimora la trovi comprendendo che se stai bene con Te stesso starai altrettanto con gli Altri che da sempre sono lì a farti compagnia ma pure con quelli che conoscerai nel corso dei Tuoi anni.
Prestare attenzione, porgere l'orecchio... ascoltare con gli occhi.
Stamattina una nuova conoscenza, una giovane donna dell'età di mia figlia alla Sua prima chemio. Un sorriso dagli occhi lucidi, molti timori, comunque una certezza...
No, ce la devo fare. Non ci piove.
Un esordio che è tutta una poesia. Forte nella debolezza, coraggiosa nella paura.
E il raccontare e il raccontarsi, ricordando col sorriso e a tratti con rammarico il tempo che non torna ma che comunque resta...
E in quei momenti come è possibile sentirsi soli?
Nel pomeriggio... un incontro costruttivo, un "programma" dopo aver sciolto qualche nodo nell'animo grazie all'Ascolto.
Ecco, non ci si sente soli, certi di poter contare su qualcuno... o addirittura più di uno a guardarsi bene intorno, a volersi aprire al mondo.

venerdì 21 settembre 2018

E LA STAGIONE DECLINA


Più o meno dolcemente l'estate scivola via, incontro alla prossima stagione ormai alle porte. E' un dato di fatto, un cambiamento cui abituarsi praticando "a piccole dosi" l'idea.
Stamattina era così nuvoloso che c'ha fatto indugiare a letto, e uno dei pochi raggi di sole c'ha visto levati ormai sul tardi, troppo tardi per il Nostro mercoledì fuori porta. Poi qualcosa abbiamo rimediato, con una passeggiata, un acquisto, un "crodino" per me, un caffè per Lui.
Adattarsi a quel che viene, accomodarselo così come conviene. Strategia infallibile per una sana convivenza con gli immancabili cambi di programma.
E come non bastasse nel pomeriggio un violento temporale prima, e a seguire la pioggia per tutta la serata.
Sfaccendavo con la finestra aperta, dall'esterno la voce degli scrosci e il profumo di tronco bagnato.
La pioggia è arrivata quasi all'improvviso, annunciata da lampi e forti tuoni, simili a grancassa.
Non sembra ancora vero che solo qualche giorno fa la situazione era del tutto diversa, sembrava non dovesse finire mai... ma tutto può cambiare, e quella che sembra frase fatta o titolo di un film, diventa prova provata di ciò che si vive per una vita intera e si stenta a credere.
Perché mai disperare, quando sembra il cedimento prossimo, qualcosa muta... magari solo il vento che da avverso diventa favorevole.
E se il sole è da venire, si apre uno squarcio tra le nuvole... e se il caldo opprime e non dà tregua, ecco... la pioggia all'improvviso.
Oggi... nonostante piovesse a scrosci violenti, ho lasciato le finestre aperte e poi... ho sostato a guardare l'argento dal cielo e respirarne a pieni polmoni il suo profumo. Mi sentivo in rinascita. Miracolo di una gioiosa sensazione.
Mi sono goduta il momento come se non dovesse succedere più, volevo coglierlo come un istante unico.
Sono rimasta a casa, ho rallentato il ritmo del mio agire privilegiando quello del Cuore, e mi sono ritrovata presente a me stessa. Quasi un ritorno all'infanzia, quando per la neve non andavo a scuola e restavo dietro i vetri a guardare i lenti fiocchi bianchi volteggiare nell'aria. Il respiro velava la superficie trasparente ed io ci disegnavo cuoricini di tutte le grandezze.
Tra fiocchi e cuori, disegno animato di bambina.
La pioggia come la neve ed ogni fenomeno atmosferico ci ricordano che la natura può ancora dettare ritmi e condizionare sia pure in modo relativo le Nostre reazioni.
Per Chi come me è credente, da Lui presente sempre e assolutamente perfetto, riceviamo il dono del tempo. Restiamo solo Noi e quel che dal Cielo viene.

mercoledì 19 settembre 2018

ESAME DI MATURITA'


L'immagine può contenere: testoSi è soliti dire spesso a proposito delle esperienze forti, che sono opportunità di crescita. E ancora, la Vita fa diventare adulti, quando con questo termine si vuole intendere molto più del significato letterale. Stasera, ripensando alla giornata odierna, sostengo che per Tutti prima o poi c'è un "esame di maturità" da sostenere. Un punto di non ritorno, nel senso che se la prova è affrontata con grinta, consapevolezza ed anche un po' d'incoscienza, e comunque con adeguata preparazione a qualsiasi evenienza, se ne esce fuori dimenticando completamente ciò che era stato fino a quel momento, pronti per un nuovo "cammino", lungo o breve che sia.
Ma ci vuole anche entusiasmo, e la capacità di non incaponirsi indispettiti, vittime convinte e antipatiche alla sorte.
L'entusiasmo lo ammazzi solo se vuoi veramente farlo fuori... che nello specifico vuol dire autocommiserarsi, piangersi addosso, iniziare un ipotetico "conto alla rovescia" per niente sicuro, frutto di un connubio infelice tra un pensiero fisso e un'ossessione assurda.
La Vita è bella, non è frase fatta e non si può dimenticare, e non solo... è tesi da verificare ogni giorno con dimostrazioni concrete, con il sorriso e la gran voglia di continuare a vivere e non "lasciarsi vivere", perché tanto non interessa niente. Cosa non vera, se l'ossessione di un dubbio ritorna monotona e stonata come un ritornello fuori tempo.
Se non si scoppia di salute, che allora sia di "entusiasmo", e non certo per sopravvivere ma perché a giusto titolo, si è considerato il "rovescio della medaglia".
Ah, se si potesse capire sin dall'inizio, quanti dal carattere difficile si darebbero una bella regolata, nelle piccole occasioni vedrebbero il "buono" di questa Vita, e continuerebbero nel giorno in cui questa sembra voltar loro le spalle.
Delusi, indispettiti, arrabbiati... ci sta ma all'inizio della "prova". Poi... più sereni, comprendendo che nonostante tutto si può fare, facile non sarà ma possibile.
E' vero, il cielo di taluni si copre spesso di nubi, ma proprio per questo, quando il sole torna è davvero più luminoso.

SPERANZA TRASVERSALE


Una gioia profonda, un guizzo d'entusiasmo... quando ci si sente parte di "un tutto", accade. E ciò che appartiene ad uno solo diventa pure tuo.
Sono tra i membri di diversi gruppi che riguardano il tumore al seno, leggo sempre perché non si finisce mai d'imparare, commento quando lo reputo necessario. Stasera mi è capitato sotto gli occhi un post in cui l'Amica in questione annunciava il termine della cura ormonale dietro Sua richiesta all'oncologo, perché desiderava intraprendere una gravidanza. Il medico l'aveva concesso senza remore, e Lei viveva questo giorno come il più bello della Sua vita.
Le parole di quel post risultavano così vive quanto sincere che non si poteva restare indifferenti, anzi erano assai coinvolgenti. Personalmente ho provato un'emozione come la cosa riguardasse proprio me, signora attempata non più in età fertile ma sempre curiosa verso il miracolo della vita. E alla fine c'ho messo pure un commento, una sola parola, un superlativo assoluto.... Bellissimo!!!... con tutto il Cuore. Poi per il resto della serata mi è rimasta un'eccitazione a pelle, quella tipica delle belle novità, cui segue la curiosità di conoscerne le evoluzioni, vederne gli esiti, naturalmente felici.
E' straordinario provare questa cosa alla mia età, dopo un vissuto di malattia che pareva dovesse spegnere per sempre ogni entusiasmo e lasciare al contrario "una paura passo passo", la timidezza nel fare programmi e progetti. Ora ci penso, e l'autostima ne guadagna. Non è illusione ma intento di darsi la vita, e sarà per questo che sentir parlare di gravidanza mi ha toccato fortemente.
Chi vive la malattia e la supera nasce per la seconda volta.
E immediato è il ricordo dell'inizio delle cure, quando la risposta alla mia domanda... vomiterò?... fu... forse si ma pure no, sarà come una gravidanza. E in quel momento pensai che avrei dovuto viverla proprio così, come un periodo relativamente lungo, l'attesa di mettere al mondo una "nuova me stessa".

lunedì 17 settembre 2018

CONCLUSIONI IN DOLCEZZA


Ho un ricordo bello e distinto legato alla mia infanzia. Ogni periodo duro mia madre lo superava e concludeva con un ciambellone bigusto o una torta all'arancia. Eravamo ormai abituati, quando si sentiva il caratteristico profumo di dolci fatti in casa, significava che il peggio c'era stato ma era pure passato. Tra i tanti pensieri di ieri mattina, anche questo ma almeno risolutivo in positività. Preparare un dolce... dei dolci, dei biscotti e mettere un punto fermo a questioni semiaperte o... semichiuse, a seconda di come le si vuol vedere. Vero è che non dipende da me soltanto, ma faccio quel che posso per risollevarmi, fare ricarica, e riprendere da "cuscino antistress", ammortizzatore delle ansie, delusioni e dispiaceri altrui.
Un modo come un altro sarà preparare...
BISCOTTINI ALLO ZENZERO
300 gr. di farina
150 gr. di zucchero di canna
Una bustina di lievito
70 gr. di burro
2 uova intere
40/50 gr. di zenzero fresco grattugiato
La buccia di 1 limone non trattato grattugiata.
Lavorare gli ingredienti come una normale pasta frolla. Mescolare farina, zucchero e lievito con il burro freddo a pezzetti, aggiungere il limone e lo zenzero e infine le uova. Lasciare l'impasto coperto da pellicola in frigorifero circa un'ora, poi stendere la pasta e con le formine ritagliare i biscotti.
Prima di infornare, spennellare con un po' di latte e ricoprire ogni biscotto con zucchero di canna. Infornare a 170° per 20 minuti circa.
Questa è una ricetta sperimentata da una "dolce Persona" e replicata da un "pacato Segretario". Richiede molta pazienza ma è di sicura riuscita. Dolcezza, pacatezza e pazienza, gli ingredienti giusti per concludere un periodo un po' fuori le righe, e ritrovare l'equilibrio per un nuovo inizio.

E POI QUALCUNO BUSSA ALLA PORTA...




... o chiama al citofono, perché è chiaro che ti cerca, e ti stupisci. Non conosci la persona, ma ti rendi conto che è arrivata al momento giusto. E ancora una volta leggi tra le righe, hai imparato a farlo bene, la Vita ti ha insegnato, e sei stata diligente a non perdere una sola "lezione".
Succede che si accavallino questioni e problemi, nulla di grave, ma comunque da risolvere. Forse la stanchezza impedisce di vedere le soluzioni sotto gli occhi, oppure sono difficoltose da accettare perché implicano più passaggi e coinvolgono altre persone, certo è che ti ritrovi impaludata, ferma a cercare il bandolo di una matassa che avresti evitato, anzi l'hai evitata a lungo e poi te l'hanno praticamente scagliata contro.
E poi ancora tanti pensieri... di lui, di lei, di noi... di me, perché alla fine ci sono anch'io. Ce ne vogliamo dimenticare? 
Ci fu un tempo che sognai altro... per lui, per lei, per noi e prima ancora per me. Di arrivare alla vecchiaia con soli acciacchi e senza "malattia", di accompagnare i miei figli all'altare, di vivere con il mio compagno di una vita l'età avanzata come i due vecchietti di una nota marca di cacao, sereni e contenti per una seggiola di legno e una tazza di cioccolata calda. Al momento sono stata smentita per una buona parte, mi manca l'ultima, spero almeno per questa.
Stamane pensavo a tutto ciò, quando il citofono ha squillato...
Signora, mi chiamo Claudia... posso farle una domanda?
Quando si comincia così, di solito immagino il seguito, e rispondo in altro modo, però oggi non so perché ho lasciato continuare...
Secondo Lei, Dio interviene nei Nostri problemi, ci aiuta?
Ho risposto allora semplicemente con tre parole senza pensarci...
Io ci credo.
Grazie, Signora. Quel che dovevo, l'ho detto.

PRIMA DI COMINCIARE...


Diciamo che... prima di cominciare, avrei fatto già ciò che dovevo, e poiché quello che risulta è frutto di empatia e condivisione, diciamo che... alla "meta" arrivo carica per ricominciare.
Ogni volta è così, step by step, un sorriso, un abbraccio e qualche parola, perché è l'Ascolto che serve, è basilare. Ormai è consuetudine, lo so, e per questo nella "busta stile mary poppins" porto anche sempre con me il camice, da tirare fuori al momento opportuno quando il prolungarsi della sosta impone.
Questo avviene solitamente nel corridoio, tutte le volte, prima di cominciare... il mio turno.
Riuscirai a mettere 'sto camice alla fine?... o stai già andando via?
Poi abbassano gli occhi, guardano meglio e notano che il camice è indossato...
Ah, ce l'hai fatta... e quando?
Quando mi è parso fosse il caso, anche se per me non è importante, l'abito non fa il monaco, un camice non fa il volontario. Le "professioni" dell'animo non richiedono divise, ma un "segno" di riconoscimento serve, e non di qualifica, perché per questo serve ben altro.
Durante quella sosta prima di cominciare, mentre gioisco di un bel traguardo con qualcuno, un altro passa dopo la terapia, con un cenno di mano saluto e non basta, segue un sorriso e poi un abbraccio...
Grazie per tutto ciò che fai per me, grazie ché ci sei, grazie perché sei.
Mi commuovo per la bontà di quelle parole, sono davvero troppo per me, dopo tutto non faccio nulla oltre che seguire la voce del Cuore, e ricordare ciò che avrei voluto all'epoca pure io e mi mancò.
Un camice bianco, libero ed indipendente che non mi riportasse alla condizione, una persona che parlasse d'altro e ascoltasse ogni mia paura pazientemente e senza giudicare, un camice si... bianco ma colorato insieme.
Quello che indosso io, tirato fuori dalla magica busta con nonchalance, e al momento appropriato tra un sorriso e una pacata battuta, si colora dell'affetto delle persone che incontro in quel corridoio, passo dopo passo... prima di cominciare

sabato 15 settembre 2018

MODALITA' MISURATA PER ESSERE D'AIUTO SENZA MISURA


Un comportamento accorto in ogni situazione porta a risultati eccelsi. Senza ombra di dubbio.
A volte se non addirittura sempre, si sbaglia non con l'intenzione ma solo ché non si pensa, per inappropriatezza al contesto, per eccesso di cura che ostacola crescita e autonomia.
Insomma si tratta di semplice ma controverso senso della misura.
Il senso della misura in ogni cosa per gestire al meglio se stessi, il proprio agire senza invadere, danneggiandola, la vita altrui. Può capitare tuttavia a volte di smarrirlo, forse per entusiasmo o eccessivo affetto, ma va ritrovato subito per non continuare nell'"errare", farne l'abitudine e convincersi pure di essere nel giusto.
Stasera se ne è parlato in un incontro tra pochi "intimi", quelli che per esperienza e competenze dovrebbero avere una voce in più, e sottolineo... dovrebbero, perché in quanto esseri umani potrebbero lo stesso sia pure raramente cadere nella trappola di se stessi. Poi a casa ho ricordato.
Quasi otto anni fa giunsi alla fine del percorso terapeutico e mi fu detto testualmente... oggi ti licenzio. Fui pervasa da una gioia così grande che mi sembrò potesse essermi concesso tutto, avrei voluto gridare... ho vinto... perchè avevo superato la malattia, e anche se avevo un seno in meno non mi interessava più di tanto. In un'unica parola ero "entusiasta" di questa nuova vita che mi si prospettava e avrei voluto comunicarlo al mondo intero che sentivo di amare per intero e da cui credevo di essere amata così com'ero.
Gioiosa ed allegra, ero instancabile e mi cimentai in ogni impresa tanto da essere considerata credibile ed affidabile. L'impegno ben presto si rivelò importante, ma l'entusiasmo per una vita ritrovata non poteva essere la soluzione unica e giusta per muoversi senza sbagliare, così di errori ne feci tanti... giustificati è vero, ma come a una "bambina troppo a lungo imbrigliata", e mai passati sotto silenzio a scapito di grande sofferenza da parte mia.
Però imparai tanto passando attraverso vari livelli di crescita, e oggi credo di essere molto più misurata pure se sono convinta di non aver finito. C'è ancora da lavorare per "misurare" quegli attimi di entusiasmo, così che io mi fermi in tempo e sbagli il minimo, nei limiti che il senso della misura impone

venerdì 14 settembre 2018

NEL BLU (del mare) DIPINTO DI BLU (dal cielo)




Oggi... mercoledì speciale, un'offerta del caso, due ricorrenze e la consueta uscita fuori porta scacciapensieri. Siamo soliti sottovalutare coincidenze nella normalità dei giorni, e spesso sono doni che la Vita offre gratuitamente, da cogliere al volo, perché l'unicità in quanto tale non si ripete.
Ed oggi eravamo in vena, e siamo stati fuori tutto il giorno, a Polignano a mare (BA), la città che diede i natali a Domenico Modugno, mister Volare.
Una località conosciuta in tutto il mondo, non c'ero mai stata, mi ha completamente conquistata. Qualche difficoltà a parcheggiare, ma una volta che il posto lo trovi, te lo scordi. No... dico veramente, è tale impresa la ricerca che quando scendi dall'auto sei frastornato, prendi la via e... addio! Scordi di prendere punti di riferimento, e pur di allontanarti non guardi indietro né ai lati, solo avanti e ti inoltri. E a Polignano è bello inoltrarsi. La prima cosa che tieni a visitare, termine riduttivo perché è meglio dire senza tema di sbagliare... ammirare, è la famosa caletta, "Lama Monachile". Stupenda, lascia a bocca aperta da qualsiasi punto la guardi. Dall'alto, affacciati da una balconata, direttamente sulla spiaggia senza sabbia, dai larghi e in alcuni punti, aguzzi ciottoli. Tante persone a prendere il sole, altrettante in acqua a fare il bagno. A Polignano l'estate non finisce con l'ultimo ombrellone, e sorge il dubbio non termini per il resto dell'anno almeno come meta turistica. Tanti stranieri da farti sentire turista nella tua terra, davvero una bella sensazione.
Tappa obbligatoria con tradizionale foto souvenir alla statua del Domenico nazionale, e poi diretti al borgo storico il cui accesso è oltre una porta che divide nettamente il moderno dall'antico. Tanto bianco dei muri delle case, spruzzati di fiori dai colori vivaci, quali bounganville, gerani e petunie, e addobbati di mercanzie fuori dalle piccole botteghe... una meraviglia.
Quanto abbiamo camminato, in termini di chilometri non saprei, ma tradotto in ore, diciamo... cinque ci stanno in pieno, e nonostante la veneranda età di entrambi, abbiamo retto.
Ah, dimenticavo... questa cosa la devo dire, perché mi ha molto gratificata. Quando abbiamo sostato ad ammirare il mare nel punto in cui bruscamente il suo colore muta dal blu profondo al verde smeraldo, mi sono trovata seduta su di un masso, ad un certo punto da sola perché il mio compagno da una vita aveva deciso di "scompagnarsi" momentaneamente per qualche scatto più lontano. Avrei voluto alzarmi ma non ci riuscivo, e per giunta "lui" non lo vedevo proprio. Disperazione. Si avvicina allora una ragazza, chiedendo di scattarle una foto insieme con le Sue due amiche...
Volentieri... rispondo... ma non riesco ad alzarmi. Lei sorride con lo sguardo nel vuoto. E' inglese o americana e non capisce.
A posto... penso... ci mancava pure questa. Poi un lampo, una folgorazione, e ritorna qualche vecchia reminiscenza di inglese scolastico...
Do you help me?
Ohhh, yes!
Evviva, ha capito... mi dà una mano e mi levo traballante da quella pietra. Scatto la foto e Lei...Thank you. Felice di essermela cavata egregiamente da una situazione imbarazzante, non mi va di annuire e basta...
Excuse me, I'm an old lady. You are wonderful girls.
Loro sorridono alla mia affermazione e scuotono la testa per smentirla... Oh, no... quindi accennano un saluto con la mano. Contenta, mi volto e ritrovo finalmente il mio noto punto di riferimento.

mercoledì 12 settembre 2018

PER NON FARSI RUBARE I SOGNI


Perché sono tutti qui, nella testa... i sogni. Dall'animo vengono su di notte, li vivi di giorno ad occhi aperti. Questo a qualsiasi età, con intensità diversa ma sempre. Smette di vivere Chi non sogna, a maggior ragione Chi è all'alba della vita non vuole darsi un freno, e sogna sogna in ogni situazione, pure quando il raziocinio altrui impone cauta la speranza.
Meno male che esistono queste "nuvolette rosa", io ci credo fermamente, e grazie a tale convinzione posso non tradirmi, e nascondere un certo turbamento di fronte a Chi vive la malattia nel tempo in cui. da poco lasciate le bambole, dovrebbe pensare a ben altro, magari a realizzare un sogno dopo l'altro, e invece è costretto a fermarsi per un anno almeno... o forse più.
Un viso da bambina, messo ancor più in risalto dal casco refrigerante sulla testa, e un sorriso così ampio molto più simile ad una risata, il modo di essere sempre allegri nell'infanzia. Il nome di battesimo, anch'esso da bambina, di quelli che poi da grande non fanno mai invecchiare, e ogni Sua risposta sempre preceduta da un "si, si" che la palesa assertiva come più non si può.
Ma Tu sei proprio piccolina... le ho detto dandole un bacio sulla guancia.
Si, ho diciannove anni...
Mi è salito su un magone, ed ho ingoiato lentamente a vuoto.
Ho diciannove anni, ma già da due ho a che fare con la malattia. Pareva si fosse risolta, ora si è ripresentata da un'altra parte. Non mi scoraggio però, mi sto curando. Quest'anno ho preso anche il diploma col massimo dei voti, dovrò fermarmi dodici mesi, ma voglio iscrivermi all'università...
Facoltà?... le chiedo.
Architettura.
Hai detto niente, non è di certo "scienze deelle merendine". Brava.
Si si, io sono positiva. Realizzerò ciò che penso.
Prende quindi una caramella e un "fiocco di tenerezza". Apre e legge... Sgombra la mente, Noi alla fine siamo ciò che pensiamo. Manco a farlo apposta, la conclusione giusta al Nostro discorso.
I pensieri come i sogni, tutti lì nella testa con quel casco a renderla più graziosa, a cautelarla mentre inciampa tra le stelle.

DAL TUO "ESSERCI" LA FORZA CHE E' IN ME


Eh si, quando ti metti in gioco devi tenere in conto anche l'eventualità di lacrime non previste, non tanto per le situazioni, ché le meriterebbero tutte, ma per l'animo che reputi forte sempre alla stessa maniera e poi ti tradisce, e per la mente che a volte perde punti e ha qualche cedimento.
Essere un "gruppo" aiuta molto, ci si può nascondere nella giornata "no", chiedere aiuto in modo più o meno esplicito, affidarsi. Questo però richiede profonda conoscenza reciproca, e poi nel tempo pure sintonia.
Stasera un'Amica che da poco si ritrova ad affrontare un altro momento non facile, ha riportato una citazione di Lawrence, sintesi perfetta della relazione di aiuto, fondata sul reciproco affetto...
" Tu mi stai a cuore, m'importa tutto di te, m'interessa la tua vita, m'interessa ciò che fai, m'interessa ciò che dici. M'interessa sapere cosa pensi, cosa desideri, cosa cerchi. Mi sta a cuore tutto di te, soprattutto quello che hai nel cuore..."
... ché se nel Cuore hai me, di certo nel mio avrò Te.
Un abbraccio, un sorriso, le parole giuste al momento giusto fanno dimenticare spazio e tempo, trasmettono forza e speranza di potercela fare... riportano equilibrio e serenità. E poi c'è la gratitudine che può manifestarsi all'improvviso, persino sotto le mentite spoglie di uno sfogo senza rabbia né pretese. Uno "tsunami" d'Amore. Come è successo stasera, quando impossibile è stato non commuoversi, ma tant'è che siamo sicuri domani di svegliarci migliori, perché è così, la notte non solo porta ma prende consiglio dagli eventi, tutti anche quelli che sembrano di ordinaria quotidianità, peraltro speciale.
Quando a casa mi chiedono... ma com'è che torni dall'ospedale e sei più serena di quando sei uscita? Semplice... vorrei rispondere però non lo faccio perché potrei essere non capita... semplice, perché ogni volta imparo e prendo il meglio del dolore. Una storia cominciata otto anni fa, e per me mai conclusa.

martedì 11 settembre 2018

IMMAGINA...


Una volta mi fu detto... nel relazionarti hai i "tempi teatrali". Nell'immediato, non lo nascondo, restai perplessa quasi mi avesse tacciato di ipocrisia o falsità, poi riflettendo... e passò del tempo... compresi il senso.
Ascoltare... replica pacata... battuta pronta, appropriata e rassicurante. Alcuna voglia di mettersi in mostra come Chi ce la fa in tutto per proprio merito, ma palesare serenità di Chi ha imparato bene a memoria quel "copione" specifico, uno dei tanti che la Vita impone.
Immagina... di essere sul "palco" da quel dì che cominciasti a ragionare, e poi di seguito vestendo dopo vari tentativi, il "ruolo" giusto, naturale e mai artefatto per piacere ad ogni costo, ché tanto è cosa che non potrebbe mai essere, e del resto è meglio pure sia così. Ed ecco che si diventa "attori" del quotidiano, perfezionisti dei propri giorni con vuoti di memoria ogni tanto.
Tutti volenterosi "interpreti" di se stessi.
Ognuno a cogliere il momento in quel giorno per giorno quasi senza fine. Eppure si è consapevoli che il "sipario" calerà, e questo sembra potenziare la carica interpretativa, vivendo emozioni tali da trasmetterle a Chi capita di fronte volta per volta.
Vivi e assapori il gusto di calcare le "scene" della Vita, con gli "sfondi" e le "comparse" che cambiano ad ogni atto seguendo una "trama", che ti piaccia o no, e a volte per caso recitando pure "a soggetto".
Vivere un po' senza programmi ma con la certezza che ce n'è uno apposta per Te... una specie di "progetto", la crescita nel vero Sé, in quello che è la Tua natura profonda, il Tuo scopo.
Così ogni momento che appare doloroso può essere vissuto come grande opportunità.
Alla fine Tutti riusciranno a stare su quel grande palco che è la Vita, se non si faranno prendere dal panico al primo "vuoto", e se pur inciampando sapranno ritrovare l'equilibrio, e se pur cadendo rialzarsi.
E quando il sipario scenderà, resta un segno di tenacia, aver voluto arrivare in piedi fino all'ultimo atto comunque, persino non facendo da "spalla" al contrario che si appoggia o "comparsa" invisibile, bensì come "protagonista".

domenica 9 settembre 2018

VIVERE IL PREGIUDIZIO CON SANO GIUDIZIO


Non è un gioco di parole. Giuro.
Non l'ho "rubato" da nessuna parte. Assolutamente.
E' pensiero conclusivo di una riflessione "a puntate", iniziata a caldo... pensa un po' e guarda caso... ben otto anni fa.
Il "pregiudizio" si può immaginare quale sia, il "sano giudizio" è il consiglio pratico di sicura riuscita, a patto che la decisione sia mossa da piena convinzione.
Ché se non ci credi prima Tu... e infatti io fui talmente convinta da sbandierare malattia e parrucca ai quattro venti. E non mi limitai ad una comunicazione ufficiale all'indomani della prima chemio, continuai anche nei mesi seguenti, informando dei vari appuntamenti terapeutici, effetti collaterali e strategie, non nascosi neppure epistassi e relativa causa quando mi capitò tale episodio all'improvviso per strada. Diventai insomma, un bollettino medico su due gambe, una sorta di "omino michelin" con le gomme sgonfie.
E mai provai vergogna della malattia e delle temporanee e permanenti conseguenze. Affrontai a "petto in fuori"... è il caso di dirlo... il pregiudizio di certe persone che avrebbero voluto leggere la disperazione nei miei occhi, valutare dimagrimento e pallore per fare pronostici sfavorevoli. E pettegolare. Mai. Non l'avrei mai permesso.
Della malattia si ha una gran paura, ma una volta che c'è, è un dato di fatto, la paura deve diventare il punto di forza maggiore, e trasformarsi in qualcosa che è tra il vanto, la sfrontatezza e l'orgoglio. Perché se è così che ti mostri, potrai vedere l'incredulità negli occhi altrui, valutare quanta paura c'è in Chi fa domande inutili, si presta a dare consigli che lo sono altrettanto, e si convince che con un "tanto tu sei forte" ha dato il miglior aiuto e il meglio del coraggio.
Sano giudizio, Amici miei... la malattia non si compra né si vende, ma si offre a Chi mai la vorrebbe, con ironia, garbato senso dell'humor, e finta indifferenza. Ci vuole maestria, questo è vero, perché è importante essere credibili, però si impara in fretta e per questo si può e si deve fare.

NON SI VINCE DA SOLI


E' una guerra senza esclusione di colpi, richiede forza ad oltranza, pazienza e coraggio. Risorse insite in ognuno, ma perché emergano in tutta efficacia, non si può essere da soli. E non si tratta di unica e semplice compagnia fisica di qualcuno, è di più, certezza di appoggio, sostegno, conforto. E poi ancora motivazione, che non si esaurisce col pensiero ma ha bisogno di rinnovarsi ogni giorno, in un rituale quasi sacro, come segnarsi con la croce o inginocchiarsi con la fronte fino a terra all'ora stabilita dal Corano. Credere insomma, che poi è sperare qualcosa cambi in meglio e tutto torni come prima, anzi meglio alla luce di un evento che sconvolge l'esistenza.
Ma come si può fare... che cosa in concreto motiva per andare avanti?
C'è Chi stringe denti e pugni e lo fa per la Vita in sè, perché è sempre bella in qualsiasi situazione persino. E' reale, è fatta di colori e profumi, di sentimenti ed emozioni.
Poi c'è Chi si commuove fino alle lacrime pensando alla famiglia... ai figli. Dice che vuole vivere per loro, ché non soffrano e pure perché come farebbero altrimenti...? E tutto si racchiude in quel sentirsi indispensabili oltre misura, visto che ognuno può bastare a se stesso e quando possibile non è, sempre qualcuno ci sarà a provvedere.
Provvedere... e immediatamente richiama un altro termine assai simile, "Provvidenza", e a questo punto non si può evitare il tema, "Fede". Credere allora, ma con qualcosa in più, la forza. Aggrapparsi e diventa anche la Fede, motivazione e spinta propulsiva per continuare a vivere.
Si chiedeva quale posto occupasse la "religione" nel percorso di malattia, prima o dopo l'amore per se stessi, e la famiglia. Come si potesse fare una graduatoria. La religione in sé non è un valore, un affetto, non può essere motivazione, è mero aspetto esteriore, manifestazione di una fede che può esserci o meno. Liturgia, importante si, ma solo quando rispecchia ciò che nel profondo è. Spiritualità è il termine che meglio esprime la Fede, anche se non necessariamente con essa si identifica.

AMOR PROPRIO MORTIFICATO


Non si comprende perché per alcuni che non sono neppure pochi, sia radicata convinzione che certe cose siano lecite, concesse o addirittura diritto solo di persone giovani o fino ad una certa età. Non mi riferisco a nulla di licenzioso, resto sempre nell'"argomento", penso ad una persona incontrata stamattina. Una delicata e pure graziosa... come Lei si è definita... "zitella" dalle 74 primavere. Faceva la Sua terapia, pochi capelli sulla testa trattenuti da un paio di occhiali, pareva indifferente di fronte all'aspetto estetico, tranquilla e serena. Dopo averle dato su esplicita richiesta l'ultima caramella allo zenzero nel cestino, abbiamo preso a conversare, e tra le righe ad un certo punto è venuta fuori la comune esperienza. Mastectomia al seno destro.
Nel Suo caso, operata un anno fa, nessuno le propose la ricostruzione...
No, non ho voluto farla, non c'ho pensato, ma d'altra parte non me lo hanno chiesto.
Hai la protesi esterna, allora... va bene uguale.
No, neppure quella, fisso con dei punti al reggiseno un'imbottitura sostenuta, piuttosto leggera.
E non si sposta, e per il peso come fai, visto che è leggera? E' importante che non ci sia squilibrio ponderale tra una mammella e l'altra... è per la postura.
Non lo sapeva, e perciò è rimasta perplessa. E' vero, non le interessa l'aspetto estetico, tanto indossa sempre camicioni larghi, però di diventare curva da un lato non è che le andasse...
Dici che devo fare qualcosa...?
Beh, direi proprio di si.
Forse hai ragione. Già mi sono trasformata a tal punto da non riconoscermi più allo specchio. Dimagrita, quasi senza capelli, stanno ricrescendo ma sono così radi e brutti...
Forse perché non li hai mai rasati.
No, mai.
Meglio farlo, e poi cresceranno molto più folti e belli. E' importante mantenere la propria femminilità anche e nonostante questa condizione.
Sarà... tanto non devo piacere a nessuno, sono una vecchia zitella.
Come... a nessuno?! Devi piacere a te stessa, la persona più importante per Te. Perché mortificarsi così, piegarsi all'evento, subirlo, e non cercare invece di alzare la testa, magari dopo aver indossato un bel foulard colorato o anche una parrucca? Lo specchio deve diventare l'amico fedele che ricorda è solo un momento questo che vivi, da aggiustare, accomodare, forse l'opportunità unica della tua vita per vederti diversa, piacerti e preparare la Tua futura nuova "immagine completa", bella fuori e dentro. Finalmente da splendida zitella.

venerdì 7 settembre 2018

L'AFFETTO SPONTANEO


L'affetto spontaneo è quello che non ti aspetti, ti chiama per nome e ti sorride. Si ricorda di Te pure quando mostri un vuoto di memoria. Perché a detta di qualcuno, doni molto, perciò...
Ma del bene che si fa non è che si può o si deve tenere il conto, quindi...
Io mi scordo di quante persone mi vogliono bene, così che quando qualcuno mi chiama per nome, e poi mi sorride, e prende la mia mano e la stringe, resto sorpresa come per un dono fuori la festa. Faccio mente locale, a volte ricordo a volte no, e poi mi commuovo presa da infinita tenerezza. E sono contenta di molti sentimenti insieme e di emozioni che mi fanno ricca. Non è affatto scontato che io riceva tanto, nemmeno per gratitudine poiché è naturale ciò che faccio e "vivo".
Mi commuove il fatto che non appena mi avvicino mi si comunica l'"ultima disavventura clinica", come fossi una parente stretta, un'amica cara o il medico di famiglia. Ufficialmente non sono nessuna di queste figure, ma alla fine mi comporto come lo fossi, astenendomi ovviamente dalla competenza medica che non ho, e accogliendo confidenze, timori e speranze...
Sai, ieri sono caduta...
Ho appena fatto la paracentesi...
Oggi le vene... uhh, quanti capricci...
Quasi a chiedere una carezza, un abbraccio per conforto, qualcosa comunque che colmi la solitudine di quel momento. Nello specifico una doppia solitudine, anche la mia perché in quello spazio e per quei minuti siamo in due ad essere soli. Io resto lì, con la mente, il corpo e l'anima, e per tutto il tempo fuori non c'è niente. Sento la responsabilità di tale stato che considero di grazia, e forte il dovere di colmare le Nostre solitudini.

GIORNO PER GIORNO... PASSO DOPO PASSO




Ovvero, assaporare il gusto di Vivere, esserci e prendere il meglio che ogni giornata presenta.
E' il senso dei "Nostri Mercoledì", trascorsi fuori porta col sole ma pure con le nuvole, e se piove ci sarà sempre un riparo.
Oggi, primo mercoledì settembrino a Candela, distante non molti chilometri, comune in collina, raggiungibile in quaranta minuti. Andando incontro ad un cielo spruzzato di nuvole, coi profumi e i colori tipici del declino di questa stagione, ed una temperatura gradevolissima, abbiamo cercato di inoltrarci nel borgo storico. Impresa ardua, poiché avendo scelto il lato più ostico la strada era tutta in salita. Persino le scale, sempre presenti in località collinari, risultavano faticose. Ogni tanto però sostavo a guardarmi intorno, a respirare profondo, e la stanchezza spariva. Sono questi i momenti in cui apprezzo maggiormente il "privilegio" di esserci ancora.
All'ingresso dell'antico borgo, la strada più stretta d'Italia, "La Trasonna", un vicolo strettissimo con una larghezza media di 40 cm (38 nella parte centrale), oggi portata all'attenzione dei visitatori dopo gli interventi di riqualificazione terminati nell'agosto del 2015.
Su un'altura, sempre all'ingresso, una grande croce bianca, forse croce viaria, sicuramente simbolo di speranza poiché posta al termine di una scalinata.
Nella centralità del borgo, la Cattedrale e il Palazzo Ripandelli (sec XVII), sede ogni anno della "Casa di Babbo Natale", poi case in pietra e vicoli e belvedere che affacciano sulla valle dai colori cangianti, dal verde sottobosco alla terra di siena.
Anche a Candela scorazzano liberi, tranquilli gli animali, e senza diffidenza persino i gatti, pronti a fare le fusa e a mettersi a pancia in su di fronte ad estranei.
Tutto questo sarà pure insieme di cose normali, irrilevanti o di poco conto, ma danno l'esatta idea di come dovrebbe essere la dimensione umana. Libera, contestuale all'ambiente, serena.

mercoledì 5 settembre 2018

LE CICATRICI


Stasera trovo l'incipit in uno dei miei pensieri più recenti. Nell'ulimo scritto riferendomi al compagno della mia vita, l'ho definito "fortemente" coinvolto nel momento di praticarmi i fori ai lobi. Non tollerava l'idea di procurarmi dolore o meglio, indirettamente senza volontà, cicatrici.
Non capisco che bisogno c'è di vedere uno "spillo" attraversare la carne... diceva.
Ma è cartilagine... replicavo io, ma Lui niente, continuava a sostenere fosse autentica barbarie. Eppure fare i fori alle orecchie, diciamo così, faceva parte del Suo mestiere. Solo ci teneva alle mie, ché non avessero cicatrici.
Poi, al momento che insieme per la prima volta guardammo allo specchio l'esito della mastectomia, mi stupì, anzi ci stupimmo reciprocamente perché entrambi in quella larga cicatrice che percorreva l'abbozzo di una mammella, trovammo uno "smile", un sorriso. Fu una cosa simultanea, io volli vederlo per accettare e sopravvivere, Lui forse per non perdermi. Ci abbracciammo e finì lì. In seguito l'accarezzò quel sorriso più volte, dicendo che era tanto dolce da farlo innamorare di nuovo. Verità o pietosa bugia, comunque segno di un legame che va oltre la fisicità, prova di una grande stima.
Perché condivido questo particolare della mia vita intima? Credo si possa dedurre quanta importanza in senso positivo anche una cicatrice, esito indelebile nel tempo, assuma. Non si può cancellare, che si rivaluti allora la funzione. Alla fine si dovrebbe dimenticare o almeno accantonare il motivo della sua presenza, che sia perciò solo un promemoria di quanto invece e in compenso si è acquistato.
Prova di coraggio e forza, sicurezza in sé e stima... forse o sicuramente... da Chi è accanto.

martedì 4 settembre 2018

I MIEI ORECCHINI


Tra le mie cose preziose più per valore affettivo che effettivo, ci sono un po' di collane, qualche braccialetto e molti orecchini. Indosso le prime a volte si e a volte no, quasi mai i braccialetti perché al polso ho sempre lo stesso, tre cerchi uniti da un ciondolo lanterna, che mi ha seguito ovunque, persino nelle varie visite e ricoveri ospedalieri. Cambio invece ogni giorno e talvolta più volte al giorno, paio di orecchini. Mi tirano su il morale, mi guardo allo specchio e si raddrizza la giornata più storta.
E' storia antica nella mia vita. Non avevo i fori alle orecchie ma sempre una grande fornitura di orecchini a clip. E resistevo oltre lo sfinimento quando mi capitava la clip ammazza lobo, per me il gioco valeva sempre la candela. Poi a farmi i fori costrinsi mio marito, che sentendosi "fortemente" coinvolto, sbagliò e così mi ritrovai con uno più alto dell'altro. A completare l'opera ci pensò poi mio figlio, che per sentirsi più sicuro quando era in braccio, aveva scambiato il mio orecchio per una maniglia d'autobus, e un giorno mi ritrovai un taglio al posto del foro. Ma agli orecchini tenevo troppo, e rifeci il foro al lobo sinistro danneggiato. Da allora in poi, tutto a posto, e alcun ripensamento. Gli orecchini non mi hanno mai stancato.
I miei orecchini... più ci penso... già, come avrei fatto senza quando persi i capelli. Allora osai persino il modello lungo, da me sempre detestato, ma in quell'occasione c'era bisogno di "esperienze estreme", forti e non esitai. I "punto luce" illuminavano il viso stanco e spento, le "perle" lo ingentilivano, i "coralli" ne smorzavano il pallore.
I miei orecchini... rendevano "giuste" le giornate fin dal primo mattino. Alleati insostituibili nelle battaglie di un quotidiano anomalo.
Anche oggi però, proprio stamattina hanno fatto la loro buona azione. Io, ipertesa stranamente avevo la pressione bassa, mi sentivo stanca ed affaticata, assai svogliata. Sono andata al solito comò che vide e ne portò delle belle, e dalla scatolina ho tirato fuori un paio di orecchini a caso, li ho indossati, e poi mi sono guardata allo specchio. La magia non è cambiata. Oggi come un tempo ha funzionato, e sono stata meglio. Non tira su soltanto il morale ma anche la pressione quando è il caso.

domenica 2 settembre 2018

DOPO... ED E' GIA' SETTEMBRE


Tutte le settimane è così. Aspetto il sabato per sfaccendare e riordinare le idee, delineare progetti e comunicare. Poi finisce sempre allo stesso modo, faccio poco in casa e penso molto. Pensieri sempre diversi, scaturiti dalle esperienze recenti, perciò qualche pensiero preoccupato e altri gioiosi, alcuni speranzosi e per fortuna pochi disperati.
Ogni sabato mio alla fine risulta come una pagina di bilancio. Voci in attivo e passivo, in perdita e in guadagno. Qualcosa sfugge e molto mi resta. E dopo? Si volta pagina per ricominciare, avendo imparato a non disperare mai, perché si può rinunciare alla perfezione ma non al tentativo di rasserenare il Cielo di qualcuno.
Ed intanto il tempo passa, e la Vita va avanti sempre e comunque. Mi converrà darle una mano per non restare semplice spettatrice ma partecipe con tutta la gioia che serve. Perché la gioia c'è, magari solo percepita, e aspetta un cenno piccolo e poi generosamente arriva.
E un'altra stagione già si appresta. E dopo?
Non ho grandi pretese, ho una mente che basta a se stessa, per cui il "mio dopo" è immediatamente dietro l'angolo di un giorno trascorso. Impiegherò massimo tre minuti. Un minuto per pensare, il secondo per decidere, e l'ultimo per essere contenta. Non serve altro, perché ho fatto quel che sentivo non per il paradiso, ma per un sorriso che mi fa sentire in Paradiso.

sabato 1 settembre 2018

SINTONIA O CORTESIA?


Posso offrire una caramella?
Se me la volete dare...!? Non si rifiuta niente a nessuno.
Approccio pressocché a distanza di sicurezza, comprendo di dover adeguarmi, restando qualche passo indietro con le parole...
Che gusto?
Non so, quello che c'è. Fa lo stesso.
Come dire... con quello che mi passa per la testa, questo o quello per me pari sono...
Alla frutta va bene?
Si...
La butto lì, giusto per non andare via in modo freddo e scortese...
E' la prima volta? Non c'eravamo mai viste prima.
No, è la quarta.
Ah, forse è stato sempre altro giorno della settimana.
No, tutte le volte di venerdì, e da me non è mai passato nessuno. E anche l'ora è stata sempre questa.
Chiedo venia allora, è mia la mancanza.
A questo punto si affaccia il primo debole sorriso. Azzardo...
Mi dispiace tanto perché credo di capire che ti avrebbe fatto piacere. Oh, scusate... ma possiamo darci del "tu" se non dispiace.
Certo, perché no?
E siamo passate ai nomi di battesimo, tra l'altro molto simili, e poi di lì a parlare di quelle relazioni che nascono nella sofferenza...
E' sintonia. E' a pelle, la scopri subito e se non è non lo sarà mai più.
Drastica affermazione, però mi trova d'accordo...
Hai ragione, ma nel Nostro caso, può essere almeno cortesia. Un saluto non si nega a nessuno.
Già... penso... come la caramella, si accetta anche se non ti va. Lei è come se mi leggesse nel pensiero...
E' diverso da un atto di cortesia. Il saluto non si rifiuta, ma resta un atto sospeso, in superficie, potrebbe non ripetersi più. Qui, in questa situazione, c'è bisogno di altro, di essere ascoltati e compresi, perciò la sintonia la vuoi, la cerchi e speri che sia, e poi desideri diventi armonia.
Tacita richiesta d'aiuto, si... mi trova d'accordo.
Ci poniamo così entrambe in ascolto. Due storie a confronto. La Sua, e la mia ché le sia di conforto.

IL SALUTO DELLE STELLE


Il ritorno dalle vacanze ancora una volta sotto le stelle. Benevole, sornione e silenziose stanno a guardare come diceva il titolo di un noto romanzo, e Noi ci sentiamo come sempre serenamente accolti.
Stasera qualcuno in più, non c'è stato bisogno di contare, non ci piace farlo anche a scopo scaramantico, e poi perché sono sempre presenti Tutti, anche quelli che non ci sono. E' una questione di principio vitale d'Amore, quello che non dimentica né si fa dimenticare.
Al solito la bella serata di sempre, cena ricca e Cuori contenti, entusiasmo e progetti e date fissate, per ricominciare. Grandi eventi in cantiere, spazi da riorganizzare, altri tutti nuovi da promuovere. Si va avanti perché nulla resta uguale, si cresce e si diventa "grandi", almeno così si spera.
Non si perde di vista il fine, perché la fine non sia mai e sempre sia solo un nuovo inizio, e poi... tanta tanta serenità.
Bentornati a Noi, quindi e pronti per un altro anno insieme, grande lavoro e tante sorprese. Mentre le stelle ci salutano con l'augurio di sogni d'oro per la notte che viene e quelle che saranno.