mercoledì 31 luglio 2019

LE "STRANEZZE" DI CERTE RINASCITE (prima parte)




Le mie "ferie"
La mia è una rinascita in continua evoluzione, prende pause di respiro e poi procede rapidamente, quasi avesse fretta di arrivare, non so dove, come e quando.
È strana, come le stranezze... almeno così sono considerate... che l'accompagnano.
Prendiamone una a caso, diciamo... "stagionale", le mie ferie.
E tu, qualche giorno non te lo prendi? Mi si continua a chiedere un giorno si e l'altro pure, ed io rispondo vagamente e poi archivio, nel senso che dimentico il periodo, le ferie e quelli che in vacanza ci vanno. Francamente io non sento l'esigenza, mi bastano le "rapide fughe del mercoledì" per continuare.
Ma... almeno qualche giorno!?... e con questa domanda in me quasi si insinua un leggero senso di colpa, come facessi torto a qualcuno.
Certo, giusto qualche giorno quando chiudono qui per Ferragosto.
Ah, meno male. Perché bada... non puoi tirare la corda all'infinito. Hai bisogno di ricaricarti. Io francamente non so come fai. 
Quanta premura, mi dico... ma la ripetuta insistenza non sarà dovuta ad incapacità di capire, condita da una punta di invidia? Perché io resisto, resisto davvero e stanchezza non sento.
E va be', vuol dire che il mio cuore è sempre in vacanza. 
Come è possibile in un luogo così?
E' possibile quando si vuole bene a se stessi a tal punto da amare gli Altri incondizionatamente, e ricordare e capirli e confrontare il loro vissuto col proprio, e suggerire le piccole strategie scoperte e messe in pratica un tempo.
Poche parole e fatti concreti. Sarà Chi è di fronte, a voler parlare, raccontare di sé e cosa lo sta aiutando a cambiare, anche se vorrebbe andare più in fretta, arrivare alla conclusione... riprendere in mano la sua vita.
Ma dimmi, per me andrà tutto bene? 
Certo che si, perché non dovrebbe?
E intanto penso, e a tratti mi accorgo che non sono poi così lontana da Te, da ciò che vivi e come lo vivi.
Ancora i ricordi tornano per una tiratina d'orecchi, in nove anni quanto per me è cambiato, lo sono anch'io, migliorata davvero, l'approccio all'Altro è diverso, più pacato e sereno. Merito mio? No, solo dono dell'esperienza viva. E delle ferie, per scelta, in corsia.

martedì 30 luglio 2019

UNA GIRANDOLA DAL PARADISO


La Sensibilità, continuo a non capire bene se sia una qualità o un difetto. Permette di andare in profondità e guardare attraverso, ed allora è un bene, quasi una virtù, però poi quel che si è colto diventa un peso e fa soffrire, e così se non proprio un difetto, la Sensibilità è un limite. Io... sarei tutto questo... dicono, e a seconda di Chi lo afferma, a volte dovrei considerarmi "perfetta", altre "pedante".
Cominciò mia madre a ripeterlo sempre sin da quando ero bambina e poi ragazzina. Sei troppo sensibile... e mi regalava una carezza, poi una volta che fui consapevole, ancora... Sei troppo sensibile però, devi darti una regolata. Ed io cercavo di posizionarmi invano nella modalità giusta, perché sapevo che in fondo aveva ragione se mi vedeva soffrire. Oggi, se pure mi sento diversa per il vissuto ed anche l'età, poco è cambiato e l'essere sensibile oltre il consentito mi procura sofferenza. Se lo paleso poi... apriti cielo! Torno ad essere la "pesante" di un tempo. Eppure vorrei semplicemente essere tenuta in considerazione per "sentimenti" e non sempre per "necessità", me lo dimostra Chi mi conosce appena, dovrebbe essere così anche per parenti e affini... o no?!
Credo davvero dovremmo farlo spesso, dichiararci amore ed affetto senza dare tutto per scontato, non aspettare il vuoto dentro e poi perderci, potremmo aver smarrito la memoria di come si recupera quel che dava senso ad un'esistenza intera. Chissà perché questo "esserci o non esserci" me lo pongo solo io nell'ambito ristretto degli affetti più cari, sarà veramente sintomo di pesantezza.
Vorrei qualche volta essere chiamata con queste parole... ho sentito il bisogno della tua voce, di sapere come stai, invece...
Rammaricata pensavo tutto questo, ero veramente triste, e all'improvviso la girandola sulla mensola in cucina, souvenir di un recente "mercoledì", ha preso a girare per qualche secondo...
Sei ancora e sempre troppo sensibile, ma va bene così... e di tutto il resto non ti curare.

domenica 28 luglio 2019

SOPRAVVIVENZA AD EFFETTI SPECIALI


E proprio oggi sono nove anni da quando cominciai, prima timidamente e poi sempre osando, con il mio "blog".
CONTINUARE A...
Perché non doveva mai finire, come la mia vita, non subito almeno. Avevo ancora un numero indefinito di cose da fare.
Così partendo da note appuntate lì su un diario quasi tentativo di urlare sottovoce, presi quella strada... un blog oltre la sopravvivenza.
E col tempo ha superato le mie stesse aspettative.
É stato terapeutico... aiutandomi nel cambiamento che ha fatto di me una persona nuova attraverso un processo di elaborazione dell'evento.
É stato socializzante... portando ad una "conoscenza" virtuale ma reciproca con molti dei miei "lettori fissi", in un confronto che si è rivelato anche grande ricchezza.
É diventato informazione. Certo grandi pretese non ha mai avuto, non sa di "scienza", non sono io una "luminare" o anche un "semplice medico", e nemmeno un'infermiera. Solo "una paziente", magari un po' sopra le righe, che si guarda dall'esterno e trae le sue conclusioni.
Quando fece la sua comparsa il tumore, ancor prima di esserne certa e avendo intuito ma non accettato la gravità della cosa, mi sentii disperata. Cominciai a cercare ovunque notizie sui sintomi... le terapie... le aspettative di guarigione. Ma più cercavo e trovavo... tanto più piangevo leggendo... fino a rifiutare la realtà, presa com'ero da un vivo senso di nausea. Questo perché l'argomento era trattato in modo freddo, schematico. Cause... sintomi... terapie... effetti collaterali... percentuali di decessi... SOPRAVVIVENZA! Soprattutto questo termine mi sconvolgeva, perché si contrapponeva in modo forte al suo contrario, come fosse concessione.
Così chiudevo tutto, occhi compresi e il cuore con un balzo saliva in gola.
Quando poi cominciai la "mia" avventura nel blog, dietro l'effetto di una forte spinta reattiva, sentii la necessità di parlare della malattia "in toto", sotto ogni aspetto... e siccome già tutti anzi troppi, "forum" compresi, lo facevano in modo "scientifico", io avrei fatto poca "scienza" e tanta "storia". Perché di Storia si tratta quando si parla di sofferenza... e non solo fisica, di anime... che non sono solo spirito, di Vita... che non è lo scorrere senza senso del tempo nell'esistenza umana.
In tono "discorsivo", a tratti "narrativo" avrei raccontato la "mia storia", uguale a tante altre, e il sentir parlare di cancro avrebbe fatto meno paura. Almeno ci speravo ma, sinceramente... in cuor mio ci credevo.
Ora al traguardo dei nove anni, sarò riuscita in qualche parte? Si e no, ma non c'è problema. C'è tempo.
CONTINUARE A... è nato per non morire.

SIA "TEMPO" BUONO PER TUTTI




Vivere e condividere, quando condividere è vivere mai soli. E se il momento buio di uno solo diventa un fardello condiviso, la gioia che si respira per un compleanno è contagiosa e benefica.
Si stacca la spina da ogni problema, per qualche ora il Cuore si fa leggero.
Gli anni passano in fretta, e i traguardi importanti acquistano sempre maggior valore. Teniamone conto, non contando più i giorni, i mesi, gli anni. Fermiamo il tempo.
Siamo invitati a vivere ogni giorno come fosse festa, dedicandoci del tempo, finché c'è tempo. Tempo da dedicarsi e dedicare, per sperare ed amare, per accogliere il "dono", tempo per la vita.
Tempo anche per divertirsi e stare con gli Altri in perfetta armonia, magari non trascurando nessuno, con l'attenzione dovuta e il reciproco rispetto. Tempo allora per comprendere ed anche perdonare.
TI AUGURO TEMPO
Non ti auguro un dono qualsiasi,
ti auguro soltanto quello che i più non hanno.
Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere;
se lo impiegherai bene, potrai ricavarne qualcosa.
Ti auguro tempo, per il tuo fare e il tuo pensare,
non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri.
Ti auguro tempo, non per affrettarti e correre,
ma tempo per essere contento.
Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo,
ti auguro tempo perché te ne resti:
tempo per stupirti e tempo per fidarti
e non soltanto per guardarlo sull'orologio.
Ti auguro tempo per contare le stelle
e tempo per crescere, per maturare.
Ti auguro tempo, per sperare nuovamente e per amare.
Non ha più senso rimandare.
Ti auguro tempo per trovare te stesso,
per vivere ogni tuo giorno, ogni tua ora come un dono.
Ti auguro tempo anche per perdonare.
Ti auguro di avere tempo,
tempo per la vita.
- ELLI MICHLER -

venerdì 26 luglio 2019

DALL'ALTRA PARTE... CAREGIVER


Che cosa accade poi, quando ci si trova dall'altra parte non come paziente ma caregiver, della propria madre ad esempio. Medico e caregiver, sa tutto e di più, mentre Lei, la madre può avere reazioni o atteggiamenti diversi. Consapevole ma rassegnata al proprio destino già dall'inizio. Volutamente "ignorante", meglio non sapere, e sarà quel che sarà. Informata dei fatti ma decisa a prendere la cosa con ottimismo e fiducia, della serie... meglio a me che non ad uno dei miei, ché io so come viverla.
Nella famiglia di un malato oncologico c'è sempre un componente che si fa carico più di altri della cura, è il cosiddetto caregiver primario, che spesso paga questo ruolo a caro prezzo, soprattutto a livello emotivo, ancor di più se è "un medico in famiglia". Coinvolto per affetto, non deve comunque difettare in lucidità, sempre pronto ad intervenire quando c'è da prendere decisioni significative. Un piede dentro e l'altro fuori, costretto a non perdere mai l'equilibrio.
Dall'altra parte, caregiver e in questo caso l'inversione del ruolo assume un altro aspetto, non solo "madre/padre della propria madre, compito già difficile, ma pure medico di Chi si ama per natura, dall'inizio della vita, punto fisso di riferimento, che inconsciamente si sente non dover perdere mai. Una sorta di "eternità fittizia", un appoggio tenuto stabile dall'illusione. Arriva quindi la malattia, qualcosa vacilla, e si sente venir meno il terreno, ma la professione impone e non ci si può permettere il dolore né momenti di cedimento. Così... sorriso per evitare un commento di troppo, sguardo intento al giocherellare col ciondolo di un braccialetto, per fingere l'indifferenza che in fondo rassicura e in realtà per non morire dentro.

giovedì 25 luglio 2019

LENTICCHIE E CHICCHI DI RISO


Letta così all'inizio, potrebbe sembrare il nome di una ricetta, riso e lenticchie tra l'altro è un abbinamento ideale. In questo caso sempre di ricetta si tratta, rilassante e salutare, una mattinata... perché al momento di più non si può... trascorsa in un'oasi di pace, a Lago Pescara nei pressi di Biccari, località a 40 km dalla mia città.
Così tra cielo, acqua e terra in una giornata calda e molto afosa, la soluzione perfetta. Ed è curioso come a volte cerchiamo "mare e monti", ci diamo un gran da fare a consultare guide, e trascuriamo il "bello" che abbiamo davanti o a pochi passi.
Il sole era alto eppure il caldo non creava disagio, l'ampia distesa d'acqua non era causa di umidità e quindi afa, tutto probabilmente merito della relativa altezza, 900 m sul livello del mare, e poi... il silenzio, la quiete di cui avevamo bisogno.
Curiosità desta la vegetazione galleggiante sulla superficie del lago, detta lenticchia d'acqua che la copre parzialmente per maggior meraviglia. Tutto intorno un fitto bosco, a doppio percorso, agevolato per i timidi e gli inesperti e "percorso avventura" per Chi si vuole cimentare per le erte e scoscese vie.
Seduti ad una panca nell'aria picnic, abbiamo sostato ad ascoltare le voci del bosco, il gracidare delle rane, il canto diverso di alcuni uccelli acquatici, ed anche il ritmo del Nostro respiro, perfettamente immersi nella natura e tutt'uno con essa. Ripreso il cammino, siamo tornati al punto di partenza, davanti al lago.
Scesi in paese, una passeggiata per i vicoli. Davanti ad un piccolo portone, petali di rose e chicchi di riso a formare un cuore...
Ehhh si... si sono sposati oggi!
Certo. Ma Chi...? Ci siamo chiesti con lo sguardo e senza parlare.
Va be', il cuore e il riso parlavano chiaro. Di certo due giovani e pure innamorati.

QUANDO CI SI TROVA DALL'ALTRA PARTE


Eh già, se siamo Tutti sotto lo stesso cielo... e questa non è ipotesi ma realtà, capita di trovarsi dall'altra parte.
Da infermiera a paziente, quando meno te l'aspetti, magari proprio dopo un corso di aggiornamento... guarda caso. Però dai, vediamola in un certo modo, la Vita manda sempre un preavviso, occorre saper codificare il messaggio, e soprattutto accettarlo. Intanto ci si prepara. Sintomi e avvisaglie, e di seguito, diagnosi, intervento, terapia. Tutto sommato un percorso lineare, lo fanno in tanti, vuoi vedere che ti senti eccezionale, fuori dall'ordinario proprio Tu...?
Tu che hai studiato tanto, ti sei fatta le ossa da tirocinante vedendone tante di ossa non solo sui libri, Tu sei forte perché sai.
Ma siamo sicuri davvero sia bene "sapere"? L'ignoranza non arrogante protegge, perché permette di affidarsi e quindi fidarsi, l'incoscienza aiuta. E poi c'è la Fede che se è presente è "passepartout" per il Cielo, nel senso che si può star certi che lassù Qualcuno ti ama, e quindi sei in una botte di ferro.
Va bene, d'accordo... sai ma per questo ti sgomenti, perché pensi al "tempo". Quanto tempo passerà... perderai del tempo prezioso per Te stessa, la famiglia, il lavoro... e poi alla fine ci sarà abbastanza tempo?
E' strano come dall'altra parte si vivono le domande sentite tante volte, quando sicura pensavi la cosa lontana, improbabile. Ora non solo sotto lo stesso Cielo, ma pure nella stessa barca, tra flutti agitati, aspettando la bonaccia.

mercoledì 24 luglio 2019

"TROVAI I MIEI LIMITI MA NON I MIEI CONFINI" (Taras Mithrandir)




Una citazione come titolo, dal contenuto infinito. Parliamo di limiti che ci appartengono in quanto esseri umani. Quando si riesce, senza presunzione, ad esserne pienamente consapevoli possono essere ridimensionati, e diventare addirittura dei punti di forza.
Come sarà possibile? Non deve mancare la "forza" di essere uomini, conoscere ed ammettere le proprie fragilità, comprenderle e darle un senso, trasformandole in "energia". Incredibile, vero?
Eppure è questo che affida l'uomo coi suoi limiti all' "immortalità", intesa come ricordo che si perpetua.
Oggi cercavo una foto e tra le tante cose mi è capitato un libretto tra le mani. Una raccolta di pensieri, preghiere e testimonianze in memoria di un giovane "poeta speciale" che fece della Sua diversità il mezzo per condividere speranza.
Alessandro comunicava con i segni, aiutato da Dio e da una fede senza pari. Era un ottimista capace di infondere coraggio con un sorriso. Ironico e pieno di vitalità nonostante la grave disabilità. Una paralisi cerebrale infantile, infatti, lo aveva costretto a vivere in sedia a rotelle e gli impediva di parlare. Ma per non restare isolato dal mondo, aveva imparato a usare il codice Bliss, il linguaggio grafico creato tra il 1942 e il 1965 da un ingegnere austriaco per abbattere le barriere linguistiche tra i popoli.
Un'anima grande, prigioniera di un corpo che non corrispondeva, aveva anche imparato a superare le barriere liberando la mente e dedicandosi alla scrittura. Con l'aiuto di alcuni operatori, diventati Suoi grandi amici, e di una tavola dotata di segni pittografici e ideografici, scrisse un libro di poesie "La mia vita è cambiamento". Ogni verso è espressione di purezza d'animo e inesauribile gioia di vivere.
Morto di tumore il 30 aprile del 2018, fu consapevole fin dall'inizio che non sarebbe riuscito a superare la malattia, ma confortato dalla fede, continuò ad essere sereno Attraverso le sue poesie, ha voluto lasciare un messaggio d'amore e di speranza. Aveva un desiderio, destinare i proventi del libro alla realizzazione di una sala multisensoriale per i disabili. Un sogno diventato realtà dopo soli otto mesi dalla Sua morte.
Non si muore mai del tutto se resta un pensiero e uno scritto. Si diventa immortali quando pensiero e scritto sono frutto di un "miracolo" voluto e vissuto superando ogni limite.

martedì 23 luglio 2019

BASILICO E BUCATO E BUONA COMPAGNIA.


La mia domenica odierna? Il ritornello di una nota canzone tormenterebbe così, con un "bestiale" che è tutto un programma. Un giorno di festa che nel mio caso è stato tutt'altro, e comunque in compagnia di Beauty e Bijou, due cagnoline che, superata la fase di accettazione, ora stanno imparando a volersi bene.
E il basilico e il bucato? Il primo sta al secondo, come una domenica estiva sta ad una moglie/mamma mai in ferie, anzi in recupero continuo del lavoro arretrato.
Il basilico col profumo dei ricordi sfronda l'inutile del passato e alleggerisce il presente, appesantito dalle faccende quotidiane.
Tre piantine accanto al cesto delle mollette da bucato fanno da promemoria e strategia di sopravvivenza in questa domenica infuocata.
Qualche foglia nel sugo alle melanzane per una pasta alla Norma, riveduta e corretta in una versione light, tutte le mollette a raccolta per panni stesi che parevano infiniti.
Ma com'è che una domenica d'estate per me deve andare così? Perché probabilmente non è che mi dispiaccia poi tanto, e poi non dimentichiamo che sono da sempre accomodante. Accomodo e medio, mi adopero e rimedio, e purché le relazioni non abbiano troppi buchi e tanti strappi, rammendo e cucio. Se ne sono accorte anche le cagnoline, le due piccole stalker senza sosta, che finalmente hanno deciso di andare d'accordo, annusarsi e scambiarsi qualche bacino. Con buona pace del Cielo e pure Nostra.

lunedì 22 luglio 2019

SUPERFICIALITA' O LEGGEREZZA?




Non sono sinonimi, non lo sono nel caso specifico, un fondo di significato comune però c'è.
Se si vuole restare in superficie per non pensare più del necessario, tanto non serve.
Se ai pensieri si mettono ali perché volino in alto, lontano il più possibile da un "chiodo fisso".
Il punto centrale è il "pensiero", che mal gestito annulla ogni cura, sforzo, tentativo.
Qualche giorno fa conversavo al positivo con una paziente molto giovane, ottimista di suo, così era discorrere amabilmente, scambiarsi solo aspetti diversi della medesima opinione. Nella stessa stanza era presente un'altra, anche giovane ma anziana di terapia. Malattia cronicizzata, accettata, portata "con stile". Ad un certo punto ho percepito un commento a mezza voce con l'infermiera che le ha risposto...
Ma siii, va be'... certo Tu fai bene, però dai sono pure tanti anni...
Mi sono fatta coraggio, e pure se in precedenza e più volte avevo riscontrato ritrosia da parte Sua, mi sono avvicinata e senza chiedere nulla, ho cercato di inserirmi, quasi avallando ciò che stava dicendo... e Lei, sempre rivolta all'infermiera...
Sai come me la sono sempre cavata? Sin dall'inizio ho vissuto la situazione con "superficialità".
Brava, appunto lo dicevo prima... fai bene!
Superficialità...? Bene. Ma sei sicura che sia proprio... superficialità? Sei talmente precisa, intelligente ed anche riflessiva.
A queste mie parole si è fermata, guardandomi qualche secondo, non di più, poi ha ripreso...
Insomma, non ci penso più di tanto. Ho il lavoro che mi salva.
Allora... la vivi con "leggerezza", in modo lieve... come ti toccasse appena.
Certo, proprio così. E ti dirò di più, mandai a quel paese Chi mi tormentava ripetendo... tu prendi la malattia con "superficialità". Io ce l'ho e la vivo come mi pare... hai ragione Tu... con "leggerezza". E per il momento... scusami... non voglio pensarci più.

domenica 21 luglio 2019

6... ANCORA QUI... 6... PER ESSERCI


Simpatica come idea, vero? Numeri e lettere, quasi un rebus per un'esistenza che pare sempre la stessa, ma in realtà si rinnova.
66... inverti la cifra, l'esito non cambia. Se guardi in un'ottica diversa, 66 pare la coppia di virgolette per evidenziare un pensiero importante o anche aprire e chiudere un discorso, e invece alla fine sono solo i miei anni, quelli che allora non pensavo avrei raggiunto.
Dodici mesi che trascorsi, vanno in "archivio" ma non per essere dimenticati. Ho fatto tante cose, sono sempre più consapevole e ciò che ho dato e ricevuto oggi, giorno del mio compleanno, me l'ha testimoniato e rammentato.
Ora manca pochissimo e questa giornata terminerà, anzi è già mezz'ora che posso proiettarmi verso un'altra età. Ho tanta fretta di vedere come sarò da grande, perché non si fiisce mai di imparare né di essere.
Così da domani si ricomincia. O continuerò a contare?
I giorni... le ore, i minuti... tutta la Vita che ho davanti.
Oggi è stato il mio compleanno, altri spero ci saranno e nello spazio di 24 ore, come in un film sono passate emozioni e sentimenti controversi per ricordare che non c'è da farsi illusioni, però si fa bene a sperare. La linea che separa illusione e speranza è assai sottile, guai a scantonare e finire nell'illusione, mentre non si esagera mai ad inoltrarsi e passare da speranza in speranza.
Un'occhiata all'orologio... il tempo scorre in fretta... e sono ormai quaranta minuti più o meno che non è più l'OGGI a farla da padrone, e intanto penso a questa giornata, a come è stata.
Stamane di buonora... il telefono squilla più volte, i primi auguri di buon compleanno, gli aggiornamenti di stato, poi frasi che l'occasione richiede. Vorrei sostare, indugiare coi pensieri, mentre i ricordi portano a Chi non è più già da un po' oltre ieri.
Pensare positivo... pensare positivo e... non pensare ad altro.
"TANTI AUGURI" o più o meno così, le frasi augurali si susseguono a strapparmi un sorriso, ringrazio soprattutto Chi pensavo non si ricordasse di me.
Ritorno in cucina a rassettare dopo la colazione... uno sguardo all'orologio. Devo darmi da fare, altrimenti perdo l'autobus e resto a casa, proprio oggi quando mi si ricorda perché ci sto a fare... ancora qui.
E' sempre il mio compleanno!
Riprendo la mia giornata, di corsa... ma perché mi affanno, tanto lo so... sempre a sera ce la farò ad arrivare.
E' così... nella prima parte di un arco di tempo si concentra il "turbamento", il grande "marasma" dei sentimenti e delle azioni, poi la stanchezza ma anche la chiarezza di pensiero permettono di lasciarsi andare.
Ed è notte ormai... devo solo dire GRAZIE. Un anno in più, e tra alti e bassi ci sono ancora.

sabato 20 luglio 2019

PARE UNA FAVOLA...


E' strano come sia assai doloroso oggi per me ricordare quei giorni di dolore per la malattia di Betty, e di angoscia per il dubbio che mi tormentava. Più di quanto sarebbe seguito. Infatti pur tra momenti difficili e sofferenza, venire fuori allo scoperto avrebbe significato liberarsi da una sorta di "camicia di forza" imposta dalla paura, muoversi insomma.
Allora, dicevo... ciò che avevo dentro cominciò a palesarsi all'esterno.
I familiari attribuivano il mio cambiamento alla malattia del cane, le persone che incontravo avevano forse intuito la verità, un profondo stato di tensione come di chi cammina su una fune sospesa nel vuoto.
Volutamente evitavo persino di incontrare lo sguardo delle amiche più care per non tradirmi e poter continuare con la sola compagnia dei miei pensieri.
Intanto le feste volgevano al termine e alla vigilia dell'Epifania si giunse ad un primo epilogo, il più triste. Dopo un inaspettato miglioramento al mattino, a sera Betty peggiorò. La presi in grembo dove visse le sue ultime tre ore in agonia, era notte fonda quando spirò.
Solo chi ha avuto la fortuna di vivere un rapporto "speciale" con un animale domestico può capire ciò che si prova per la perdita, è un filo che si spezza, è come se il cuore battesse a metà.
Continuando a tenerla stretta a me per altre due ore mi balenò un pensiero che tante volte aveva velocemente percorso la mia mente. Che cosa mai le sarebbe successo se a me fosse capitato qualcosa... ne sarebbe certamente morta tanto eravamo legate, così ora era per me. Cominciai ad individuare uno strano disegno del destino, un parallelismo tra la vicenda del mio cane e quello che mi stava capitando, e relizzai con timidezza e timore che forse quel "bozzo" non sarebbe mai scomparso. Al mattino mentre Betty veniva sepolta al cimitero degli animali, nell' animo si riesumava prepotentemente il motivo della mia angoscia. Ormai non avevo piu' alibi.
Il resto della storia, la parte che mi riguarda ormai è nota, e mentre allora pensai che per me non ci fosse speranza, col tempo e per gli esiti felici realizzai che Betty si era sacrificata per me, per lasciarmi libera da ogni pensiero o senso di colpa. Era volata sul Ponte dell'Arcobaleno perché io potessi guardarvi oltre.

venerdì 19 luglio 2019

DA FAVOLA IN FAVOLA


Circondarsi di persone positive, fare pensieri positivi, vedere il lato positivo di ogni cosa. Questo pure quando tutto rema contro. È strategia di sopravvivenza, dovrebbe essere la "regola base" dell'esistenza.
Ed è così che in una storia triste si può trovare sempre motivazione e varco alla Speranza, ed altrettanto sarà in poche ore trascorse con le Persone giuste. Come vivere favole, da favola in favola...
E mentre si aspetta l'epilogo della storia di Betty, apro una breve parentesi per raccontare di Lei, dolce creatura che pare essere per caso qui tra Noi.
Principessa o Angelo?
Forse Angelo sceso sulla terra a testare il mondo, e dovendo farlo in sembianze umane, bene pensò Qualcuno di crearla Principessa.
Principessa sorridente di un regno troppo piccolo per Lei, Angelo in incognito, che pure cerca e trova il bello perché il Bene le appartiene. Ognuno che incontra riceve un dono, accoglie un segno, diventa migliore.
Diffonde gioia, parlando di vita meravigliosa sempre e comunque. Solo per questo meriterebbe la felicità assoluta, invece deve conquistarsi la serenità a piccoli sorsi.
Nelle favole non c'è principessa che non resista ad un drago, Lei lo fa a mani giunte e a mente nuda, libera da ogni negatività. A volte è stanca e il mostro tenta di prevaricare, ma lesta, con un colpo di reni si mette dritta, guarda al futuro, e dipinge il giorno coi colori degli anni.
Voglio prendermi cura di me... dice... anche per un breve periodo.
E poi rivolge lo sguardo verso l'alto, sempre nella stessa direzione, come fanno i girasoli.
Perché Lei sa dov'è la Luce.

mercoledì 17 luglio 2019

PARE UNA FAVOLA...


Già, una favola con tanto di finale lieto, perché io sono ancora qua a raccontarla, e non mi stanco mai di farlo perché tra le righe del suo intreccio mi appare sempre più chiaro un fine.
Dunque... dove eravamo rimasti...? Ah si... intanto la sera giunse come falsa quiete per quella giornata strana, tanto simile al primo tuono lontano che preannuncia un temporale.
Trascorsa una notte non proprio serena, mi levai e in cucina per preparare il caffè notai che il braccio destro restava leggermente sollevato su una parte un po' dolente. Immediatamente fu tutt'uno, toccare e avvertire un tuffo al cuore.
Qualcosa, simile ad un fuso di pollo sdraiato giaceva nel mio seno destro, tranquillo come se fosse lì da sempre. Che assurdità era quella?! Fino alla sera prima non c'era niente ed ora questo impiccio, questo pensiero in più. Sperando fosse solo un "brutto pensiero", guardai. Su quel fuso c'era un grosso livido e sotto un diffuso rossore.
Il pensiero fu allora domanda, e la mia risposta immediata poteva... doveva essere rassicurante perchè era quella che volevo per non pensare oltre. Assolutamente, non in quel momento.
Contrariamente al solito dal veterinario non c'era nessuno ad attendere, strano si e no... era l'antivigilia di Natale ed io, solo io avevo bisogno di risposte che calmassero la mia ansia.
Il veterinario però rilevò nei polmoni la presenza di liquido da eliminare al più presto, perciò le somministrò del diuretico, sperando che la situazione rientrasse e potesse iniziare una terapia adeguata. L'esito non fu quello sperato, anzi tutto sembrò precipitare velocemente, ansia e tristezza stridevano con l'atmosfera gioiosa del periodo natalizio.
Seguirono poi giorni molto brutti, mi dedicavo a Betty e ogni tanto la mano sinistra andava sul fuso, diventato un bozzo più piccolo ma dai contorni meno definiti e dalla consistenza più compatta e callosa. Il livido però era scomparso, quindi tra un po' sarei "guarita", pensai...
Non so perchè, ma ad un certo punto la mente si era creata un'illusoria sequenza logica. Se il "bozzo" fosse scomparso, Betty sarebbe guarita e di rimando se fosse guarita anche il bozzo sarebbe scomparso. Solo ora mi rendo conto quanto fosse assurdo quel circolo vizioso. Intanto la logica assurda metabolizzata dal mio cervello mi aiutò ad andare avanti in quel periodo, a partecipare nonostante tutto ai tradizionali pranzi di famiglia, allo scambio di regali, di auguri e csì via.
Ma era una serenità forzata, evidente ogni volta che mi guardavo allo specchio. Lineamenti sempre più tirati, occhi costantemente lucidi, un'espressione incredula e a tratti terrorizzata. L'ansia per la sorte di Betty era enfatizzata dalla paura per me stessa, e viceversa. Difficile nascondere troppo a lungo il turbamento.
(continua)

martedì 16 luglio 2019

PARE UNA FAVOLA...


... e forse lo è.
Al solito è molto tardi, mentre scrivo Bijou, la cagnolina di mia figlia sta sognando sdraiata sul divanetto che avremmo dovuto rottamare, l'ha eletto "cuccia preferita" e quindi... come non detto... resta lì, per tutte le volte che la pelosetta viene in vacanza da Noi.
Beauty, la mia chihuahua, è di là, dorme anche lei, dopo una giornata intensa, interamente impegnata a tener d'occhio l' "amica per forza", perché come si suol dire, per non perdere la partita l'avversario è meglio farselo amico. Ci fu tra loro un inizio burrascoso, ora si cercano e si tollerano, evitandosi cordialmente.
Insomma, passeranno pure 'ste vacanze e tornerà la normalità, anche se sono certa poi rimpiangerò questi giorni di "stalkeraggio" canino. Perché comunque amo gli animali in generale e adoro i cani, sempre presenti nella mia vita fin da bambina. Hanno segnato le varie tappe di crescita, gioiosa compagnia durante il percorso, dolore profondo al momento del distacco.
Racconterò di una cagnolina in particolare, Betty a me legata in maniera speciale, in sintonia a tal punto da capire ogni mio malessere ancor prima che si manifestasse.
Era l'affetto tutto mio, tanto mi aveva dato nei suoi tredici anni di vita, serenità e infinita dolce tenerezza. Si ammalò lo stesso giorno in cui comparve il mio tumore, un'antivigilia di Natale di un po' di anni fa.
L'età avanza per tutti ed io all'epoca cominciavo a pensarci in maniera insistente, troppo insistente tanto da vivere una sorta di inquietudine.
Anche per Betty il tempo scorreva inesorabile e gli anni la rendevano piu' vulnerabile, soggetta negli ultimi tempi a sempre piu' frequenti episodi di raffreddore e catarro. Ma ne aveva vissute tante di batoste ben piu' gravi e le aveva tutte superate con una tempra d'acciaio, una voglia di vivere quasi incomprensibile per un esserino cosi' piccolo, delicato, fragile come una statuina di vetro soffiato. Tutti dicevano che era il mio amore a tenerla su, a renderla piu' forte, a darle tante motivazioni di vita, e forse era anche vero, ma per me quello che provavo per lei non era mai abbastanza, in confronto al suo amore incondizionato, a quel legame non a pieno comprensibile.
Mancavano tre giorni a Natale, ed era stato piuttosto freddo, per questo non restai tanto impressionata quel mattino nel vedere Betty tremare con gli occhi socchiusi. Non toccò cibo per tutto il giorno... pazienza, avrebbe mangiato la sera, pensai. Ma quella sera Betty cominciò ad ansimare, emettendo un rantolino che non faceva presagire nulla di buono. Preoccupata, pensai che il giorno dopo l'avrei portata dal veterinario che mi avrebbe rassicurata come sempre ed io sarei tornata a casa con la mia gioia tra le braccia. Così pensavo... speravo.
(continua)

DEFINIZIONI




Inizialmente non avrei scommesso un centesimo sulla mia sorte, ma fu giusto per qualche giorno, dopo decisi che fosse durata quanto doveva, sarebbe stata comunque una bella testimonianza, di me un buon ricordo.
E' passato il tempo che si sa, e sono ancora qui a raccontare e ad invitare di fare altrettanto perché certe ricchezze non vanno tenute solo per sé. Comunque si definisca il periodo che vuole il mondo guardato con occhi nuovi, cosa certa è che va apprezzato e condiviso perché Altri possano sperare e trarne stimolo.
"Seconda opportunità" è l'espressione che sentii ripetere da subito, riferita a me quando le cose sembrarono mettersi al meglio.
"Avviso di garanzia", sostenevo e sostengo ancora io... convinta. Quel che capita a molti di Noi è anche questo. All'inizio temiamo, a volte proviamo dei sensi di colpa, poi ce la mettiamo tutta per dimostrare che con il "momento" c'entriamo poco, anzi niente, e capitati per caso in una "parentesi" ci concediamo il tempo per riflettere su ciò che è bene recuperare.
Seconda opportunità o Avviso di garanzia, sempre è da considerare una gran "Fortuna", e valutarla come merita, non dimenticando tanto in fretta l'esito positivo a vantaggio della tristezza per la sofferenza vissuta. Alla fine questa andrà archiviata, e ciò che resta è solo il beneficio al presente, un alternarsi di euforia e gioia, col tempo stabile serenità.
Dopo la paura, il dolore, ricevere in dono la buona "dote" della Fortuna diventa una grande responsabilità per se stessi e gli Altri. E' come vincere alla lotteria e non spendere un euro per non rendere nota la vincita. E' invece capitale da investire. Ripetersi... sono stato fortunato, non serve, porta ad assuefarsi all'idea e il pensiero stesso perde di valore, e con il tempo pure questo non basterà più, diventando erroneamente scontato.

domenica 14 luglio 2019

MESSAGGI


Tutto cominciò con un pensiero, di quelli che mi prendono all'improvviso, estemporanei e particolarmente ispirati, ero in reparto e lo condivisi a voce ad un'Amica che subito mi chiese...
Me lo mandi?
Dove... e come?
Su WhatsApp, non ce l'hai?
Ed io che WhatsApp non avevo, decisi in quel momento che l'avrei avuto, non fosse altro per quel pensiero, di lì a poco "promosso" a "messaggio".
Poi fu come "progressione geometrica", da 1 a 4, da 4 a 8, da 8 a 12... e così via, oggi non li conto più, sono diventati tanti ogni mattina. Pensati, differenziati, alcuni persino personalizzati, e tutti speciali. Speciali non perché arrivano da parte mia, bensì perché uniche sono le Persone cui sono destinati.
Sono immagini il più possibile rasserenanti, accompagnate da parole che intendono essere lo stesso. Semplici parole, che in "tempo normale" meritano l'attenzione che trova e il valore di un istante, però nell'ambito di una "parentesi di vita" acquistano la "specialità" del dono, per cui sembrano scritte pensando alla persona e a questa dedicate, una per una, senza trascurare per importanza neppure una virgola.
Al mattino va via del tempo, ma lo reputo ben speso pensando a Chi leggerà con un sorriso, o con gli occhi lucidi, col Cuore comunque rivolto alla Speranza, anche quando questa pare del tutto persa.
I miei messaggi non aspettano replica, perché sono segno d'affetto da parte mia, ed anche una sorta di "monitoraggio silenzioso". Finché le due spunte saranno blu, tutto procede per il meglio, ed io posso continuare a vigilare da lontano, serena.

RIFLESSIONE A META' DELLA VIA


Sono a quella fase della vita quando riflettere a che punto sei diventa obbligo scontato.
Ad alcuni atteggiamenti, un po' di mancanze e parole dette tanto per dire e senza convinzione, pare si faccia l'abitudine, invece è assuefazione, un po' alla volta per non soffrire.
Tante madri si ritroveranno in quel che segue, ed anche qualche padre che fece di necessità virtù, diventando la "madre migliore" che quel figlio potesse avere...
"Quando una madre dice che è stanca
non ditele che anche voi oggi avete fatto un sacco di cose
Quando una madre dice che ha bisogno di dormire non ditele che anche voi non avete dormito per il caldo
Quando una madre chiede un aiuto non datele solo il minimo richiesto
Quando una madre dice che è stanca vuol dire che lo è già oltre ad ogni suo limite, chissà da quanto tempo
Quando una madre dice che ha bisogno di dormire vuol dire che non dorme da mesi, a volte anni tanto che forse non è più capace di dormire
Quando una madre chiede aiuto vuol dire che ha già fatto tutto il possibile e anche di più, vuol dire che ha bisogno di mangiare, di bere, di lavarsi, vuol dire che ha già annullato se stessa per troppo tempo.
Quando una madre CHIEDE ha già fatto uno sforzo che non dovrebbe fare.
Le madri dovrebbero sentirsi dire Io ci sono, ti vedo, ti apprezzo, so quello che fai. Vieni che ti abbraccio".
(Ve Gayatri)
Quasi una poesia, vibrante di verità ed emozione, appena letta mi ci sono ritrovata in pieno. Io, figlia di altri tempi ho ripercorso il passato vissuto con mia madre. Lei manca ormai da 14 anni, dopo 36 di diabete scompensato e decine di accidenti vari affrontati sempre con una forza d'animo straordinaria. Fu per me di esempio ed io l'adoravo. Ogni volta che andavo a trovarla... quasi ogni giorno... le portavo un piccolo dono.
Un giorno mi disse con gli occhi lucidi...
Ma perché, non ce n'è bisogno.
Le risposi...
Io ho bisogno di farlo, perché desidero strapparti un sorriso.
Oggi le cose sono cambiate, ed io potrei essere abituata o assuefatta, sempre più spesso mi chiedo che cosa sia successo .
Figli sempre lamentosi e stanchi, inappagati... siamo ancora Noi a raccogliere sfoghi ed esternazioni di rancori, dolori, malori, timori. E mi fermo qui, sperando arrivi presto per tutti il momento per sentirsi accolti, compresi, protetti. Perché si può essere anche forte, ma in realtà nessuno mai può bastare a se stesso.

sabato 13 luglio 2019

POSSO DIRTI UNA COSA...?


Posso dirti una cosa? Non vorrei te la prendessi però...
E un nodo alla gola quasi mozza il respiro. Chissà cosa vuole dirmi, se mi guarda così.
Dimmi pure, non preoccuparti.
Tu non sei mai stata così "bella"... non vorrei dire (e intanto gira e rigira, dice e non dice)... ma la chemio a te fa proprio bene.
Parole forzate, gratuite che arrivano proprio quando ti senti al massimo dello "schifo", con un gatto morto in testa e la linea di matita sotto gli occhi che va sciogliendosi a causa della lacrimazione...
Ah, si... me lo dicono tutti...
Certo, tutti quelli che non sanno che cosa dire, e parlano a vanvera... non lo nego... pure a fin di bene, ma sempre "riferiscono" di questa cosa che non sanno, non possono sapere, non capiscono. Che prima non fossi stata così bella come adesso, risulta perciò l'espressione più falsa, banale ed ipocrita che si potesse dire.
Le persone care, amiche con la loro presenza e il loro incoraggiamento, possono aiutare a convivere con la malattia, nell’attesa e nella speranza di conseguire la guarigione. Tuttavia, per assurdo, anche essere oggetto dell'osservazione attenta e relative considerazioni può avere aspetti negativi. Pur animati dalle migliori intenzioni, si possono fare e dire cose che invece di incoraggiare, rinfrancare e confortare, risultano controproducenti. Soprattutto certe frasi potrebbero essere percepite in modo negativo, urtare la sensibilità o apparire appunto, ipocrite.
Dirò forse una cosa scontata, soprattutto per coloro che come me ci sono passati. Non Tutti possono capire, occorre un udito speciale per saper ascoltare, cogliere tra i singhiozzi richieste celate di aiuto, accogliere i muti silenzi colmi di gratitudine. Non Tutti sono in grado, e con una punta di saccenteria però verificata da certe constatazioni, dico... nemmeno da qualcuno che ha vissuto una vicenda del genere. Serve sensibilità, grande saggezza nell'andare oltre la malattia, guardare nel profondo di Chi si ha di fronte. Diffidiamo quindi di Chi annuisce senza espressione, fa domande per curiosità, insulse e vuote, oppure per sdrammatizzare banalizza usando le famose frasi fatte. Significa che il suo interesse all' "argomento" è nullo.
Per superare l'imbarazzo del momento, la paura della proiezione di sé nell'eventualità che... meglio non dire né fare. Parliamo di bollette da pagare... vi va? E poi un sorriso nel darsi appuntamento.
" Ho imparato che puoi parlare con estrema naturalezza solo a poche persone. Che non tutti capirebbero ciò che vuoi dire loro, non per mancanza di perspicacia ma per un semplice e reale disinteresse. Ho imparato che molti faranno finta di ascoltarti limitandosi a cenni con la testa accompagnati da sguardi persi nel vuoto. E allora, solo allora, capirai quanto è importante scegliere con parsimonia quelle rare persone a cui aprire il proprio cuore"
- Limerence -

venerdì 12 luglio 2019

DAL NEGATIVO... IL POSITIVO


E se al piccolo cestino coi fiocchi speranzosi e colorati accostassimo il nuovo bauletto? Alcuna sostituzione, solo in aggiunta, magari con pensieri non proprio positivi, negativi si e no, diciamo pure... con possibilità di qualche aggiustamento in positivo.
Una volta una paziente, prima di accettare uno dei fiocchi di tenerezza, ebbe un attimo di esitazione...
Non è che ci sta scritto qualcosa di brutto?
Ma ti pare io possa portare proprio qui qualcosa di brutto?
E con un sorriso di scuse ne prese uno col nastrino blu e lo mise sotto il cuscino...
Lo leggo dopo, ti dispiace?
Sono convinta le fosse rimasto qualche dubbio. Questa "nota" tra le righe consuete è rimasta nel tempo come asterisco di richiamo, poi oggi un'Amica riferendosi al nuovo bauletto, mi dice...
E se lo si usasse per contenere pensieri negativi???
Addirittura con tre punti interrogativi. Sul momento sono rimasta perplessa, ho pensato alla nota suddetta... ma perché pensare al negativo, o meglio... me la sentirei di presentare l'oscurità di un'emozione, anche la semplice realtà di un momento buio?
Così ho riflettuto su due termini, oscurità e buio, in pratica due sinonimi, e immediatamente sono balenati i loro contrari, luce e chiaro... la piena positività.
Quindi si potrebbe pure riempire quel nuovo cestino con fiocchi sempre colorati ma dai "pensieri trasformisti", perché fossero da stimolo per Chi li scegliesse a formularne l'esatto contrario. Nel senso... prova a togliere il "non" e il "non possibile" diventa "possibile". Strategia un po' più complessa, forse non proponibile a Tutti ma efficace perché comporterebbe un'azione fattiva.
Devo studiarci su...

mercoledì 10 luglio 2019

TEMA: IL VIAGGIO




I pensieri di stasera prima di andare sono l'esito odierno di ascolto e confronto, un tentativo empatico.
Perché... "Tema"? Una "traccia" può essere interpretata in vario modo, e a libera scelta corrisponderà uno "svolgimento" diverso.
C'è Chi sogna di viaggiare e non si stanca mai, pure se parte e torna e poi riparte.
C'è Chi fa della vita un sogno da realizzare, e con la fantasia è un continuo andirivieni, un viaggio ideale.
C'è Chi vive la vita come un viaggio, una data di partenza ed una meta che è pure un traguardo, questo uguale per Tutti. E quelli che incontra diventano compagni di viaggio con cui condividere esperienze, sentimenti ed emozioni. Si parte con un bagaglio a mano molto leggero, si giunge in prossimità della meta con un "sacco senza fondo", carico di ricchezze. Stazione dopo stazione, per niente stanchi perché mai soli.
Nel corso della vita tante cose possono non andare per il verso giusto. Eventi, difficoltà, scelte sbagliate sono gli intoppi, causa di ritardi o cambio di programma. A questo punto si tratta di "accomodare" questo viaggio... "adattandosi" ai disagi, a compagni scomodi, prepotenti ed antipatici, cercando comunque di cavare il meglio da ogni cosa, scegliendo tra le opzioni che l'esistenza sempre prospetta... la "meno peggio".
Ne vale la pena, in altri termini... conviene.
Il "viaggio" per quanto scomodo, per salite erte e vie dimenticate, sarà lungo ma quello da sempre desiderato, programmato un tempo e più volte rimandato, quasi "infinito" ma consapevolmente vissuto.

FEDELTÀ. ALTRO CHE ANELLO AL DITO.


La celebrazione al termine di una vita generalmente pare panegirico dalle espressioni scontate. Una uguale all'altra, intessuta di lodi a virtù passate. Tutta brava gente che finisce di soffrire, e lascia in eredità esempio e memoria di ciò che è stata.
Eppure c'è qualcosa che ogni tanto fa la differenza, ed è il riferimento alla "quotidianità", alla vita normale, ad una relazione d'amore che sfiora l'eternità.
Ricaricarsi e ogni volta tornare a camminare Insieme. Lui qualche passo avanti, Lei indietro giusto per non esagerare e far valere, a torto o a ragione, quasi un "privilegio" a tratti arrogante per finta. Lui finalmente capisce, tace e non avvizzisce perché si congratula con se stesso per essere dei due il più paziente e comprensivo. Lei glielo fa credere... e va bene così.
Poi all'improvviso tutto cambia, e la pazienza e la comprensione non bastano per fronteggiare, accompagnare, assistere Chi non ricorda né riconosce neppure il padre dei Suoi figli, i figli stessi.
E qui si rinnova il patto di fedeltà, che non è solo non tradire ma vicinanza, presenza costante e vigile.
Guardarsi negli occhi e riconoscere anche per Lei, vivere di ricordi per due.
Lui riflette su ciò che vede, e nota quanto sia bello e ricco andare oltre.

lunedì 8 luglio 2019

UNA SCENA PER VOLTA...


Mancava allora poco e sarebbero stati 31, e pensavo davvero si concludesse tutto giù di lì, e invece fu solo l'inizio per poter apprezzare la varietà di gusto di un'unione intesa a collaudarsi all'infinito.
È come rivedere in un vecchio filmato la storia di Altri da Noi, il vissuto fa da filtro... si sa,
e le "immagini" ritornano con un delicato e rassicurante effetto flou. 
In quanto ai "suoni", non ci sono più, ma solo perché tante sono le note per un'unica melodia.
Qualcuna un po' stonata ma subito accomodata, altre sempre in linea sul solito pentagramma, che si fa ricco anno dopo anno.
Quanto aiuta la fantasia nel tratteggiare i lineamenti di un matrimonio coi suoi anni...
Ad esempio mi piace pensare alla coppia di bimbi nati il 7 Luglio 1979...
La bimba oggi avrebbe 40 anni.
È una giovane donna, forse ha famiglia, riesce a far tutto a volte tra mille affanni.
Seria ma pure scherzosa cerca di colorarsi la Vita. Ogni tanto si ferma a pensare al tempo che passa, e a quello che ha lasciato andare via senza gioire abbastanza.
Una Vita, un Matrimonio... come una tela su cui "impazzare". È consapevole quanto convenga ingegnarsi da artisti, ed indispensabile darsi all'astratto.
Il bimbo, stessa età, è un giovane uomo, serio e a volte scherzoso...
ma che ogni tanto si ferma a pensare al tempo che passa, e a quello che ha lasciato andare via senza gioire abbastanza.
Strano, con la fantasia si trovano sempre pensieri in comune, e pur tra alti e bassi, la motivazione per continuare. Proprio come Noi, che siamo Qui e Ora, dopo 40 anni, insieme ancora.
Tanto diversi ma resistenti, e resilienti pure, ognuno a modo proprio ma puntuali ad approdare sempre nei pressi del medesimo scoglio.
Una lunga storia di reciproca sopportazione, serenità e amore, che ne ha viste tante ma non ha vissuto di monologhi su una scena sola.
Si ha presente quel trenino alla festa di Capodanno?
Si comincia in due, e poi quattro o più.
Mentre conduci, si aggregano quelli che non pensi e perdi Chi speravi potesse per sempre restare.
E alla fine si va avanti uguale, perché la vita è così, la "festa" deve continuare.

domenica 7 luglio 2019

IL "CONTAGIO" DEL CESTINO


Circondarsi di persone positive, lasciare andar via Chi si lamenta per abitudine di tutto e niente.
Le prime coinvolgono e addirittura trascinano con l'entusiasmo, insegnano "favole" per la vita, quelle che è bene raccontarsi, hanno un fondo di verità e si arricchiscono di speranza ogni volta.
Le persone lamentose e mai contente... no comment, sono talmente ripetitive che sembrano farlo apposta per farsi compatire, scaricarsi di responsabilità e mantenere la posizione privilegiata di "ombelico del mondo".
Tutti contagiano Tutti, e gli esiti sono visibili nella quotidianità, bonaccia o tempesta dopo l'alta marea.
È solo di qualche giorno fa, la sorpresa da parte di un'infermiera che ha sempre guardato con aria di sufficienza i miei "fiocchi di tenerezza". È una Persona di fondo buona e molto genuina ma pure assai pratica, della serie... fatti e non parole, così ogni volta che vedeva scegliere fiocco rosso, verde, fuxia o blu, le spuntava un risolino sornione che diventava quasi una risata, contenuta solo per educazione. Ma risolino oggi e risata domani, dopo un certo tempo l'abbiamo vista intenerita, e poi sorridere con compiacimento.
E l'altro giorno...
Ti devo dare una cosa...
E in mano aveva un cestino a forma di bauletto, completo di chiusura...
Me lo sono trovato, a me non serve. Tu ci puoi mettere le Tue "cose belle".
Sono rimasta quasi senza parole. Dagli oggi, dagli domani la tenerezza dei miei fiocchi l'aveva contagiata.

IL "CORREDO" GIUSTO




Quante volte ho pensato non essere proprio giusta, idonea a quel che faccio. Poi, forse per consolarmi, affondo nei ricordi e trovo in verità questa cosa antica, talmente vecchia che risale ai tempi della scuola, per cui mi ritrovai in seguito con un diploma, una "bozza" (leggi: aspirazione) di laurea, e un bel po' di rimpianti.
Bastava un intoppo, una difficoltà e mi attribuivo inadeguatezza e poca grinta, me ne convincevo e gettavo la spugna.
Oggi molto è cambiato, la malattia mi ha forgiato e permesso che restassi in campo, ché mettessi a frutto ogni momento di disagio e sofferenza per trasformarlo in un lungo periodo di serenità per me e di rimando per Altri. 
In linea generale questo avviene, ma ogni tanto capita il "giorno no", magari solo perché indosso l'abito sbagliato o almeno così credo, e focalizzandomi sul "non problema" perdo di vista "privilegio" (mio) e "dono" ad Altri che in me generosamente ripongono la speranzosa aspettativa.
Ovviamente non si tratta solo di abbigliamento, ci sono pure questioni irrisolte che riemergono dal passato, un profumo, una melodia, una propria immagine mai accettata e solo sopita. Senza dubbio non il giusto corredo per approcciare al dolore e cercare di alleggerirne un momento. Converrà riporre quell'abito per altre occasioni e fare "tabula rasa" di tutto il resto per non pentirsi poi di aver esitato, per non soffrire e non veder soffrire, alla fine ugualmente svuotata.